Vuvere, non tirare a campare! - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Vivere, non tirare a campare!
1° Domenica di Avvento anno C
(Ger. 33,14-16; sal. 24; 1Ts. 3,12-4,2; Lc. 21,25-28.34-36)

Ma è davvero meraviglioso Dio nostro Padre, anzi il nostro ‘Papà’, (come lo chiamava Gesù, abba!) che non si stanca mai di amarci. Fin dagli inizi della storia umana, da quando  Adamo ed Eva  hanno preferito se stessi e le proprie voglie al grande Bene che è Dio, Lui continua a cercare i suoi figli, donne e uomini di ogni tempo e di ogni luogo, con un amore ..“testardo”: che non conosce soste, cattiverie, tradimenti, debolezze e limiti delle persone. È proprio quando si rinnega, si rifiuta, si respinge, quasi uscendo di casa sbattendo la porta, che Colui che ci ha dato la vita, ci cerca maggiormente, cerca tutti, uno ad uno, come solo un padre sa fare verso i suoi figli. “Uomo dove sei?”; “Mi sono nascosto perché sono nudo”, risponderà Adamo.(Gen.3,9) Due righe di una storia che non cessa di ripetersi in ogni tempo ed in ogni persona. Dio è davvero un ‘papà’ fedele al suo amore, qualunque sia la nostra risposta. Bussa alla nostra porta, continua a farsi trovare, dà segni che Lui ci cerca, come se i nostri atteggiamenti, tante volte negativi, non intaccassero minimamente la sua fedeltà. Noi siamo suoi figli e ai figli non si rinuncia mai! Da qui la ragione del tempo santo, che oggi iniziamo a vivere, che ha un nome che è davvero un programma: ‘Avvento’, ossia tempo di attesa di Chi sta per venire. “In quei giorni, oracolo del Signore - avverte il profeta Geremia - io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo, farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla. Così sarà chiamato: ‘Signore-nostra giustizia”’ (Ger. 53, 14-16). C’è oggi, nell’aria, come un grido del cuore di tanti: voglia di giustizia, di serenità, di pace. Davvero si avverte  la stanchezza  di vivere una vita bombardata da notizie che mostrano cosa produca vivere senza  amore.  Vorremmo conoscere giorni di pace. Ormai ne siamo tutti convinti: se continuiamo a farci la guerra, a ucciderci reciprocamente, a conservare invidie e rancori, a passare il tempo coltivando l’effimero e ciò che non dà senso alla vita; se continuiamo a nuotare dentro una cultura di facili guadagni a danno dei più poveri, di ingiusta giustizia, di sesso senza regole, di vuoto di valori; se non abbiamo un sussulto di dignità personale rispettando il mondo che Dio  ci ha donato, se continuiamo a camminare nel fango senza  risollevare il capo  verso Dio-nostra liberazione,(Lc.21,28) rischiamo che noi, oggi pieni di desideri e di voglie, non saremo domani più capaci di desiderare nulla, perché sommersi dagli affanni della vita e dalle angosce, e il giorno del Signore, quello che metterà fine a questa nostra sconclusionata esistenza, ci piomberà addosso all’improvviso, come un laccio.(Lc.21,35) Non prendetevela per la severità di queste parole: non sono quelle del vostro parroco, né più né meno sono quelle del vangelo di oggi, che con molto realismo richiama tutti noi ad una vita più vera, più umana; a non buttare ai porci i giorni che il Signore ci dona, perché sono perle preziose; a vegliare perché il nostro cuore non si appesantisca con legami inutili o peggio dannosi; compromettendo il vivere da persone libere; a pregare per chiedere a Dio il dono di essere sempre uniti a Lui e alla sua Grazia, e riempire il tempo che ci è dato di opere di bene, mentre ogni giorno, con pazienza e perseveranza, aggiungiamo un mattone in più  nel cammino della nostra crescita di persone e di credenti. La prima domanda che ci dobbiamo fare all’inizio del tempo di avvento è la medesima che Dio pose ad Adamo: “uomo dove sei?” Dove sta la tua vita, sei consapevole della tua dignità?  Che cosa desideri veramente? Cosa attendi? In chi poni le tue speranze?  Forse anche tu hai paura di te stesso, pieno di angosce e di paure, perché sei nudo, vuoto, inconsistente, vivi come “battendo l’aria” senza una meta?(1Cor.9,26)  “Vegliate e pregate”:  sono le indicazioni che Gesù stesso ci dà per questo tempo di Avvento.(Lc.21,36) Questo ‘vegliare e pregare’, a volte, noi lo sperimentiamo quando attendiamo e si fa vicino un grande evento, o ancora meglio nell’attesa di una persona cara, più cara della propria vita. Si vive ogni momento pregustando la gioia dell’incontro.Ma il grande problema che mi pongo e pongo a voi è questo: Che Dio torni a noi, per farci gustare la bellezza che provavano Adamo ed Eva nell’Eden, quando Dio passeggiava con loro, a noi interessa? C’è in noi quel grande desiderio di vedere questo Cielo che ci sta sopra, eliminando le troppe nubi che creiamo, fino a nascondere la sua bellezza e dubitare che esista? È l’eterna domanda che gli uomini tutti e sempre si pongono: Dio è davvero la sola felicità, il Bene di cui abbiamo bisogno? O amiamo, senza volerlo, la nostra ‘nudità’, che è la peggiore solitudine che si possa sperimentare?


Don Roberto Zambolin


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