Fiumi d'acqua viva...
Vivere una fede non scontata
3° Domenica di Avvento anno A
(Is. 35, 1-6.8.10; salmo 145; Giac. 5,7-10; Mt. 11,2-11)
Oggi veniamo interrogati dalla Parola del Signore sulla cura che noi diamo alla nostra fe-de: fede scontata o fede pensata? Fede annun-ciata semplicemente o fede prima interiorizzata? Quale rapporto esiste, in noi, tra avveni-menti della vita e riflessione di fede? E ancora: quale travaso della nostra fede nella vita, per-ché la fede in Cristo morto e risorto ci possa guarire, risanare, far camminare spiritualmente,(Mt. 11,4-5) soprattutto perché ci faccia essere come “i piccoli” dei quali ci parla il Vangelo odierno: totalmente abbandonati alla miseri-cordia di Dio e pieni di speranza, di vigilanza, di amore,di sopportazio-ne? (Gc.5,9) La prima parte del Vangelo ci presenta un Giovanni Batti-sta nella prigione di Macheronte, una località ad est del mar morto, ad opera di Erode. In quelle condizioni di isolamento, di prevalenza del male sul bene, di apparente inefficacia della sua predicazione, egli si in-terroga sulla figura di Gesù:“ Sei Tu colui che deve venire oppure dobbiamo aspettarne un altro”?(Mt. 11,3) Giovanni il Battista era stato protagonista al Giordano del battesimo di Cristo e della investitura solenne della missione del Messia; aveva visto i frutti della sua predicazione: “molte persone accorrevano a lui per farsi battezzare e riconoscevano i propri peccati”; tra queste lo stesso Figlio di Dio, per condividere in tutto la realtà dei peccatori; il Battista riceve grandi elogi dallo stesso Gesù: “è più di un profeta” (Mt. 11,9) e “ tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Gio-vanni il Battista”(Mt. 11,11) Eppure egli si trova isolato, in catene, taglia-to fuori dai suoi discepoli, perseguitato proprio per quello che aveva fatto e annunciato. Questo sembra farlo dubitare della sua opera e si chiede: ma se io annuncio la liberazione ad opera del Messia, la conver-sione dei cuori, l’ascolto della Parola come forza per il cambiamento delle persone perché allora sono qui? Gesù è veramente il “Veniente”, colui che Dio manda per mettere ordine, pace giustizia oppure io mi sono sbagliato? Giovanni Battista si sta interogrando. E’la stessa Parola che predica che in lui si fa dubbio, domanda, riflessione, ricerca. E’ l’esperienza che sta vivendo, che gli fa chiedere: ma chi è Dio e che cosa è venuto a fare il suo Figlio Gesù Cristo? Domanda che ci poniamo anche noi, oggi: dopo anni e anni dalla venuta di Cristo e dalla sua predicazione, è cambiato in meglio il mondo degli uomini? C’è più pace, più giustizia, più amore nelle relazioni re-ciproche o coloro che si adoperano per tutto questo ( gli attuali profeti) sono i-solati, emarginati, incarcerati? Gesù risponde dicendo che sono le opere che danno testimonianza di Lui, (Mt. 11,4-6) le opere della salvezza e sembra ricor-darci che solamente entrando in esse noi possiamo cambiare, trasformarci, di-ventare nuovi. In altre parole dobbiamo anche noi “udire e vedere” come i disce-poli di Giovanni il Battista. Se ad uno sguardo panoramico sembra che tutto sia rimasto uguale dai tempi di Gesù ad oggi e per molti versi, per quel che ri-guarda lo scenario internazionale e le relazioni fra le persone molte cose siano peggiorate, noi non dobbiamo avere occhi così pessimisti: l’uomo, ogni uomo e donna viene da Dio e Dio ha messo in loro una profonda nostalgia di sé. La meraviglia e lo stupore vengono quando incontriamo persone che totalmente si sono abbandonate a Gesù Cristo, che si sono lasciate afferrare da Lui, che han-no superato la distinzione fra bene e male, la cui etica non si riduce al lecito o al non lecito, ma all’amore o non amore. Molti hanno ridotto il cristianesimo ad una sorta di leggi spesso senza anima, la propria vita morale ad una serie di comandamenti da osservare (magari facendosi degli sconti) ma non hanno sta-bilito un vero e sincero incontro con il Signore. Un commentatore del brano e-vangelico di oggi, scrive così: “ Emerge nel brano evangelico di oggi la diffe-renza tra la concezione del Messia che ha Giovanni il Battista e quella in cui si autocomprende Gesù. Se il Battista, annuncia l’avvento del regno di Dio come un giudizio imminente e implacabile, che avrebbe eliminato tutti i peccatori, Gesù incarna e annuncia un Regno di misericordia e di consolazione per i “pic-coli”, cioè per quanti aderiscono al Signore in un atteggiamento di totale affi-damento e dipendenza. Il Battista diventa qui uno splendido esempio di chi sa mettere in discussione la propria idea di Dio, uscendo da un sistema consolida-to di aspettative e di scelte, lasciandosi spodestare da una posizione acquisita, convertendosi da “docente”a “discente”. Come asseriscono paradossalmente vari mistici: la più grande conversione sta nel “lasciare che Dio ci liberi da dio” Se aspettiamo il Signore, il Veniente allora lasciamolo venire nella nostra vita e nella nostra fede. Egli viene sempre come un fuoco divorante che ci purifica e ci trasforma. Cambia il nostro modo di pensare Dio e di pensare se stessi.
Don Roberto Zambolin