Fiumi d'acqua viva...
Vivere o tirare a campare
1° Domenica di Avvento anno A
Is. 2,1-5; sal. 121; Rm. 13,11-14; Mt. 24, 37-44
Lo sappiamo bene: quello che sta a cuore a nostro Signore e anche a noi, è la qualità della vita, più che il vivere in qualche modo. Vivere non è solo mangiare, bere, sposarsi, lavorare come si faceva ai tempi di Noè e come si fa anche oggi. . Ma vivere è attendere, desiderare, prepararsi ad accogliere una persona, coltivare dei sogni, gustare la fatica di realizzare qualche cosa, scoprire che siamo cresciuti con il passare degli anni e non solo fisicamente, ma anche psicologicamente e spiritualmente. Vivere è soprattutto amare e lasciarsi amare. Dirà Gesù a proposito della sua venuta nel mondo: “ Io sono venuto perchè voi abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza” (Gv. 10.10). Non si vive se ci si accontenta di tirare a campare, gurno dopo giorno, così come capita, quasi subendo !a vita, abbandonandosi al flusso del tempo e degli avvenimenti. Per vivere bisogna avere delle motivazioni degli scopi; in altre parole è necessario dare un senso a ciò che si è e a ciò che si fa. E più alta è la meta a cui si mira, più si valorizza la vita anche con le sue complessità, i suoi sacrifici, isuoi rischi e le cadute. Il tempo liturgico di Avvento, per noi credenti, non è solo tempo legato al Nata!e, è innanzitutto tempo legato alla motivazione più vera dei nostro vivere in questa storia che passa, che avanza: l’incontro con il Signore. Vivere è attendere questo incontro, prepararsi ad esso, desiderarlo. A questo incontro sono invitati tutti gli uomini: `Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe” (Is. 2,2-3. In quel tempio si imparano le parole di verità e le parole di pace. Ma in quel Tempio, segno dell’alleanza fra 0o e il suo popolo, si celebra soprattutto un incontro d'amore, espresso con l'immagine di un meraviglioso e ricco banchetto “ Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini raffinati, un banchetto di cibi succulenti (Is. 25,6) I banchetti natalizi, sono niente al riguardo! E' la festa dell'amore eterno, della gioia eterna che nasce dal vivere l'amore perenne di Dio, un amore che finalmente non conosce né lacrime, né separazioni, né guerre, né lutti. (Is.25,8) Per noi, quel Tempio che ci permette di incontrare il Signore, è Gesù Cristo. Lui è il nuovo tempio di Dio, in Lui si realizza l'incontro d'amore con il Padre e l'incontro di nozze con noi, sua hiesa. Per far nascere in noi il desiderio e quasi la passione di questo incontro, vivendo bene il tempo dell'attesa, cioè il tempo presente, la liturgia nelle quattro settimane di Avvento che precedono il Natale, vuole ricordarci che Lui già si è incontrato con noi a Betlemme. Nel suo figlio Gesù Cristo Dio già ci ha detto quanto ci ama e quanto attenda di incontrarsi con noi per sempre. Gesù, infatti, sarà chiamato l'Emmanuele, il Dio con noi. Tra il tempo della memoria del primo incontro e quello dell'attesa dell'ultimo incontro siamo chiamati a vegliare: i! Signore viene anche ora, adesso, nella nostra storia, nella nostra vita, nelle mille situazioni di ogni giorno. Famiglia, scuola, lavoro. rapporti affettivi, tempo libero: tutto questo tempo non è solo il tempo dell'uomo, ma è anche il tempo di Dio. Se non siamo vigilanti e ci abbandoniamo "alle gozzoviglie e alle ubriachezze, alle impurità e alle licenziosità, alle contese e alle gelosie (Rm 13,13) il suo arrivo sarà come quello di un ladro: verrà all'improvviso e quanto avevamo pensato di costruire, verrà spazzato via, come al tempo dei diluvio di Noè, In questo tempo presente, dobbiamo fare discernimento e saper distirnguere l'essenziale da ciò che rion lo è, il provvisorio dall'eterno, l'amore dall’egoismo, ciò che dà vita da ciò che da morte. Non tutte le cose sono importanti allo stesso modo,ma solo quelle che ci aiutano a crescere nell’amore di Dio e dei fratelli. Se il monte che si eleva al di sopra di tutti gli altri e sul quale è collocato il Tempio del Signore è l9mmagine della nostra meta, dell’incontro definitivo con Lui, il “salire verso il monte” (Is 2,3) è l’immagine del nostro camminare, del tempo nel quale viviamo. Vegliare, significa anche purificarsi da tutto ciò che ostacola l'incontro, da ciò che potrebb offuscarne la gioia, la bellezza. Se vogliamo salire in montagna, dobbiamo portare con noi lo stretto necessario e liberarci da cose ingombranti, superfue. Pertanto !'avvento è tempo di austerità, per liberare il nostro cuore da pesi ingombranti, pesanti, o che ostacolano il cammino verso la comunione con Dio. Sono gli idoli che popolano le nostra vita e che spesso ci inducono a comportamenti e a scelte antievangeliche. Pertanto via la superficialità, l'indifferenza, il tirare a campare, il vivere centrati solo su noi stessi e le nostre attese. Nel cantico delle creature frate Francesco, a proposito di quest'ultimo Avvento del Signore si esprime casi: "Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali. Beati quelli che troverà ne le tue santissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà male"
Don Roberto Zambolin