Vigilare sulla mediocrità - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...
Vigilare sulla mediocrità
1° Domenica di Avvento anno B
(Is. 63, 16b-17.19b; 64, 1c-7; sal. 79; 1Cor. , 3-9; Mc.13,33-37)

Il tempo di Avvento è tempo di attesa, di vigilanza, di speranza, di gaudio. Se volessimo trovare un riferimento nella natura a questo tempo liturgico, potremmo individuarlo nella primavera. Avvento è invito al risveglio, a scorgere le novità e i germogli di bene che vi sono in noi e nel mondo; è un invito a guardare avanti, con fiducia e coraggio, verso il futuro, perché il Signore, da sempre nostro Padre, viene a salvarci (Is.63,16). Avvento è ricominciare,(inizia del resto, anche il nuovo anno liturgico), è vigilare per ritrovare con rinnovato entusiasmo il senso della propria vita davanti a se stessi e a Dio, riscoprendo il nostro essere figli di un Padre che sommamente ci ama, purificandoci e liberandoci da quegli ostacoli che ci possono bloccare. Un forte appello al senso di responsabilità, viene, dunque, dalle letture di oggi. Solo vigilando nella libertà e nella responsabilità sarà primavera nella nostra vita, solo così spunteranno in noi, qua e là, germogli di perché solo un animo puro e trasparente può riconoscere Dio che lo viene a salvare.(Is.63,16) La nostra responsabilità sta proprio in questo: nel vigilare su ciò che noi siamo di fronte a Dio, su ciò che Dio già sta facendo per noi, nello stesso tempo, su ciò che durante gli anni della nostra vita siamo chiamati a diventare, assieme a Lui, come persone e come credenti.Quando Lui tornerà, e potrebbe essere anche un ritorno improvviso, da noi non previsto, (Mt. 13,35-36) che cosa gli presenteremo? “Con quale faccia” staremo davanti a Lui? cosa ne sarà stato del dono della vita? Come abbiamo custodito la casa fatta di tante belle e preziose stanze che si chiamano cuore, corpo, fede, vocazione, per citarne qualcuna, che Lui sapiente architetto ci ha fatto abitare ? Come abbiamo custodita e arricchita questa sua casa? Troverà la stanza del cuore piena di cianfrusaglie, quella del corpo piena di panni maleodoranti, quella della fede trascurata e priva di tinteggiatura, quella della vocazione con i mobili tutti sottosopra perché non abbiamo saputo metterli con il giusto orientamento? Con la medesima cura e la stessa attenzione, con le quali un portiere vigila sulle case degli inquilini di un palazzo a lui affidato (Mc. 13,34), così anche noi, tutti noi, dobbiamo vigilare sulla nostra vita, attendendo continuamente ad essa senza addormentarci. “ Quello che dico a voi lo dico a tutti: vegliate!” (Mc. 13,37) Se c’è un nemico, subdolo e temibile di fronte al quale dobbiamo tutti vigilare, è quello della mediocrità. E’ subdolo perché entra dentro di noi in maniera strisciante, senza che ce ne accorgiamo: sono i piccoli cedimenti al bene che lo fanno entrare, che generalmente chiamiamo “i peccati veniali”; le piccole mancanze alle quali acconsentiamo senza farci troppi problemi; le svogliatezze nei nostri doveri, le insensibilità verso il prossimo senza farci molta i cedimenti quotidiani alla mentalità comoda e borghese, i piccoli imbrogli dei quali con troppa facilità ci giustifichiamo; la scusante che tante volte adduciamo: “ Tanto fanno tutti così”. Nemico temibile perché la mediocrità, dopo aver corroso come un tarlo, senza che tu te ne accorga, il tuo substrato di bene, improvvisamente ti fa crollare quella mentalità di fede che devi esercitare sempre quando guardi la tua vita o decidi le scelte da fare, specie se sono importanti e cariche di futuro. Va preso, dunque, seriamente quanto dice Isaia: “ Siamo diventati tutti come cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a te.” (Is. 64,5-6): perchè tutto questo? Perché molti cristiani sono arrivati ad una sorta di pigrizia spirituale per cui non pregano più, non sentono più il richiamo del Vangelo, non avvertono una maggiore esigenza di formazione soprattutto biblica? Perché la nostra vita familiare vive un amore ormai scontato che nulla ha a che fare con il sacramento del matrimonio, nel quale deve essere ben visibile, attraverso la di coppia, l’amore appassionato e fedele di Cristo per la sua Chiesa? Perché molti di noi partecipano stancamente e quasi per forza alla liturgia domenicale? Perché notiamo nella nostra vita spirituale una profonda incoerenza tra fede e vita morale, tra partecipazione alla vita sacramentale evita fraterna ? Non sarà forse perché la mediocrità è entrata nel nostro cuore e ci impedisce di dare a Dio il meglio di noi stessi? Avvento è ripresa, è tempo di guardare in alto. Per tutti.
Don Roberto Zambolin

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