Vieni, Spirito Santo!
(Atti 2,1-11; salmo 103; 1 Cor. 12,3b – 7.12-13;Gv. 20,19-23)
Solennità di Pentecoste
Chi è lo Spirito Santo? Quale rapporto ha con il Padre e il Figlio? E poi: solo i credenti possono avere il dono dello Spirito? E infine: lo Spirito Santo è presente solo nella storia della Chiesa o agisce, anche, nella storia del mondo, della società, nelle vicende di tutti i giorni? E da dove si riconosce la presenza dello Spirito, da quali frutti? Lo Spirito Santo viene paragonato, nell’Antico Testamento, al respiro di Dio che fa vivere Adamo (Gen. 2,7). Dio, soffiando nell’uomo, fatto di polvere, il suo respiro, gli dà ciò che di più personale, di più intimo, di più profondo possieda: l’Amore. (1Gv. 4,8) Di quale Amore si tratta? Dello stesso Amore che intercorre tra il Padre e il Figlio: Amore dato e Amore accolto. Si tratta della circolarità dell’amore, per sua natura fecondo; non amore di sé, narcisista, portato a contemplare se stesso, ma che si riversa sul mondo, sulla storia, operando la salvezza. Solo l’Amore può far vivere l’uomo. (1Gv.3,34) E’ per amore che Dio crea, è per amore che Dio manda il figlio Gesù Cristo, è per amore dell’umanità che, nel sacrificio della croce, Dio sposa, nello Spirito del suo Figlio, l’umanità intera. “ E Gesù, reclinato il capo emise lo Spirito”(Gv. 19,28) L’amore di Dio per l’umanità, culminato nel mistero pasquale di Cristo, continua oggi nella Chiesa perché i credenti, attraverso il perdono e la riconciliazione reciproca, sappiano testimoniare la grande misericordia di Dio; ma continua oggi nel mondo anche in quanti operano per la costruzione di una società umana che sia sempre più secondo il progetto di Dio: fatta di relazioni giuste nella pace e nella verità. Solo così, come capitò agli Apostoli chiusi nel Cenacolo per paura dei Giudei, la gioia scaccia il timore, la paura, essendo venuto meno ciò che li provoca: la divisione, le porte sbarrate. Per compiere la sua opera, lo Spirito Santo non utilizza i mezzi che gli uomini di oggi usano per affermarsi o per comunicare: i mass- media, internet, le varie forme di pubblicità o di propaganda; nulla di tutto questo. Lo Spirito entra, con umiltà e senza far rumore nella quotidianità, nella vita di tutti i giorni. Il termine greco “pneuma” significa infatti soffio, vento leggero. Il soffio è una realtà sottile sottile, invisibile, non la si può afferrare con le mani. Eppure ha una vitalità importante, perché senza soffio non si vive, essendo il respiro necessario alla vita .Di che cosa l’uomo di oggi ha bisogno per vivere, per respirare? Che cosa permette alle persone di tutti i luoghi e di tutti i tempi di vivere relazioni pacificate e impregnate d’amore? Dice Paolo nella lettera ai Galati: “ Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. Ora quelli che sono di Cristo Gesù, hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri”(Gal5,23-24) Lo Spirito Santo, in particolare viene posto da Dio nel cuore dell’uomo per convertirlo dall’egoismo alla carità, dalla durezza alla tenerezza: “ Porrò il mio Spirito dentro di voi ,toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”(Ez. 36,26); viene posto nelle profondità della persona come spirito di riconciliazione, come ricomposizione dell’uomo diviso in se stesso, disperso, inaridito, privo di vita; “Figlio dell’uomo, soffia su queste ossa inaridite, perché rivivano” (Ez. 37,9); infine, perché lo Spirito possa scrutare, dall’interno, ogni cosa, anche le profondità di Dio ( 1Cor.2,10). Vale a dire lo Spirito Santo è spirito di discernimento, di comprensione, che ci fa distinguere il bene dal male, ciò che è secondo la volontà di Dio da ciò che non lo è, ciò che è fedele alla Parola del Signore, da ciò che segue altre strade, altri orientamenti. Infine la festa della Pentecoste è la festa dei figli di Dio dispersi, la festa dell’anti-babele. A babele l’uomo ha espresso il suo orgoglio e la sua supremazia sugli altri nella costruzione di una torre la cui cima tocchi il cielo.(Gn.11) E la conseguenza fu la confusione dei linguaggi e la divisione fra i popoli. La concorrenza e l’orgoglio non pagano e indebolisce tutti. Pentecoste è la festa dell’amore che ricostruisce la comunione e l’unità, nella consapevolezza che nessuno è autosufficiente, ma tutti siamo al servizio gli uni degli altri, allo stesso modo in cui le membra del nostro corpo, servono al benessere e alla vita dell’intero organismo umano. La diversità deve poter sussistere senza annullare l’unità e l’unità deve affermarsi senza sopprimere la molteplicità. Lo Spirito di Dio, oggi come allora, impegna la Chiesa a creare vie e inventare modi per fare dell’alterità non un motivo di conflitto e di inimicizia, ma di comunione. In questa maniera, la Chiesa può rendere più chiaro in che cosa consista il Regno di Dio che deve venire, ma che già è iniziato: vivere insieme come figli di uno stesso Padre, non nonostante le diversità, ma proprio attraverso di esse. I cristiani di oggi, facciano attenzione al modo in cui lo Spirito sta conducendo la vita del mondo e della Chiesa. E’ finito il tempo in cui ogni nazione, ogni singola chiesa, ogni realtà particolare basta a se stessa, quasi ripiegandosi in sé in maniera compiaciuta e autosufficiente. Un cristiano che voglia vivere secondo lo Spirito, non può non acuire la propria sensibilità e la propria attenzione per l’ecumenismo e il dialogo con le altre religioni. La coscienza delle radici ebraiche della fede cristiana, della perenne ebraicità di Gesù, della destinazione universale del sacrificio di Cristo morto e risorto per noi e per tutti, della pluralità delle genti e delle culture in cui è chiamato a incarnarsi il Vangelo, dovrebbe far parte del corredo di ogni cristiano maturo. La divisione tra cristiani è uno scandalo, ma il voler coltivare le radici di questa divisione è uno scandalo ancora più grave e una chiusura allo Spirito del risorto che continua ancora a dire oggi: “Pace a voi”: rimanete nel mio amore!