Uomo, dove sei? - Il Mondo di Aquila e Priscilla

Vai ai contenuti
Fiumi d'acqua viva...

Uomo, dove sei?
1° Domenica di Quaresima anno C
(Dt.26,4-10;Sal.90;Rm.10,8-13;Lc.4,1-13)

Ad Assisi, l’anno scorso, ho assistito ad uno spettacolo gustosissimo di un gruppo di adolescenti, dal titolo: “ Dio esiste, ma non sei tu. Rilassati!” A volte in qualche momento di sconforto, di abbattimento, di scoraggiamento diciamo “ Mi sento un nulla, quasi un verme! Non ho combinato nulla di buono” E’ l’esperienza dell’essere cenere e povere, fango senza vita, non raramente conseguenza di una eccessiva considerazione di se stessi, o di  forme più o meno accentuate di perfezionismo. Quando un credente, vede crollare attorno a sé ogni certezza sa, al contrario, che non tutto è finito; anzi tutto può ricominciare e questa volta partendo con il piede giusto: ripartendo da Dio e dalla sua Parola. Anche per questo i peccati….possono essere importanti, perché richiamano una grande verità: che Dio è Dio e noi non siamo Dio. Dice il salmo: “Ecco, malvagio sono nato, peccatore mi ha concepito mia madre” (sal 50,7) Ma non è semplice togliersi la maschera. Gesù, prima di iniziare la sua missione tra di noi, ci ha dato l’esempio di come è possibile entrare nella verità di se stessi, di ciò che siamo, di fronte a Dio. Diceva S. Agostino: “Signore che io mi conosca, Signore che io Ti conosca”;  affrontando “a viso aperto il Male”, le asperità della vita, le tentazioni che ci vorrebbero sempre al centro dell’attenzione, con il cibo nutriente della “Parola di Dio”,(Lc.4,4.8.12) da mangiare “nel deserto”; in una “solitudine costruttiva”, espressione anche dell’intimità della nostra persona, per deciderci a intraprendere “un itinerario  di purificazione” che ci liberi dal vivere solo sotto la spinta dei nostri bisogni e dei nostri istinti. Questi iniziano con il mostrarsi come  realtà necessarie e dunque buone, da soddisfare: come il mangiare, il vivere la vita fuori da ogni regola che non sia quella del mio “io”,  spendere i soldi come meglio credo,  gestire la sessualità come piacere fine a se stesso, o farmi giustizia, da solo… (sono esempi presi dalla vita di tutti i giorni); Comportamenti istintuali che, alla fine, si trasformano in vere e proprie schiavitù dalle quali non è facile liberarci e che non raramente creano qualche problema in più per il dopo.. Il Vangelo di questa domenica ci dice che la tentazione non si presenta sotto forma di peccato, ma con l’apparenza del bene. La tentazione è la simulazione del bene, è l’inganno per cui il male assume la maschera del bene. L’uomo moderno si adatta ad ogni cosa: è capace di fare l’avvocato delle cose cattive pur di sostenere la libertà di ciò che maggiormente lo soddisfa, e che tutto può e deve manifestarsi senza alcuna preclusione nei confronti del male: una libertà indiscriminata anche verso ciò che non è né meglio, né giusto fare. Pensiamo alle numerose forme di corruzione, piccole e grandi, delle quali leggiamo sui giornali in questi giorni, ai molti scambi di favori, allo spreco di soldi pubblici, e a tanti modi di pensare e di atteggiarci che anche noi teniamo, giustificandoci sempre e giustificando tutto. Si finisce così per entrare in un modo di vivere senza regole etiche e soprattutto senza avvertire alcun richiamo della propria coscienza che è stata come addormentata; per cui l’istinto prende il sopravvento sulla ragione, l’interesse sul dovere, il vantaggio personale sul benessere comune. L’egoismo diviene perciò sovrano della vita dell’individuo e di quella sociale. Non si riconosce più alla legge di Dio capacità di discernimento fra ciò che è bene e ciò che non lo è. La creatura si è sostituita in tutto al Creatore. E le conseguenze, sono sotto gli occhi di tutti. Tanti malanni nostri sono procurati dalle nostre stesse mani, dalla sciocca cattiveria, ostinata nel ricercare non quello che giova, ma quello che più ci piace. In conseguenza, allorché il male si presenta attraente, lusinghiero, seducente, utile, facile, piacevole, noi dobbiamo dimostrare tanta energia e sapienza, da dire recisamente e risolutamente: no. Occorre molta umiltà, molta pazienza unita però a determinatezza, chiedendo anche l’aiuto di qualcuno che ci accompagni in questo itinerario di liberazione da noi stessi, dalle nostre maschere. “Uomo dove sei?” chiede Dio ad Adamo. La risposta la dice lunga, ieri, oggi, sempre: “Mi sono nascosto perché sono nudo”.(Gen.3,9) Il male ci spoglia della bellezza, della dignità,della maturità di vita, della capacità di amare. Ci denuda come persone. Un giorno, a Roma, uscendo dalla Chiesa di S. Carlo al Corso, posta di fronte ad un Hotel, vidi uscire dall’albergo un uomo che si trascinava a stento, con il volto solcato da rughe: mostrava una vecchiaia precoce. Chi era con me mi disse il nome di quell’uomo disfatto: un grande artista della TV. Lo rividi alla sera condurre la sua trasmissione, famosa. Era letteralmente ringiovanito... per opera del cerone! Ma l’uomo vero era quello incontrato nel pomeriggio, alla luce del sole. Quante volte anche noi, per le tante ‘creme’ che ci mettiamo sul volto dell’anima, appariamo ciò che non siamo. “Uomo, dove sei?” Vieni fuori!


Don Roberto Zambolin


Stampa Ritorna

Copyright © Il Mondo di Aquila e Priscilla By Salvo Massa
Torna ai contenuti