UNA CHIESA POVERA MA NECESSARIA
SOLENNITA’ DELLA SS. MA TRINITA’
(Dt .4,32-34.39-40; sal. 32;Rm. 8,14-17; Mt. 28,16-20)
Nella festa della Trinità, la Chiesa ci fa celebrare il Mistero del Dio Amore, squarciandone il velo, rompendo il silenzio sulla sua vita (la parola greca “mysterion” significa appunto “tacere”). Le Scritture sottolineano in ogni pagina l’inconoscibilità del mistero di Dio. Egli abita in una luce invalicabile che l’uomo non può vedere continuando a restare in vita, (Es. 33,20) e l’apostolo Giovanni afferma che “Dio nessuno l’ha mai visto” (1Gv 4, 2). Dio stesso, però, rompe il silenzio - e solo Lui poteva farlo, solo Lui poteva prendere l’iniziativa - per rivelarsi agli uomini manifestandosi all’interno della storia “con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso”( Dt.4,34) E non basta. “Dio, dopo aver parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb.1, 1-2), aggiungerà l’autore della Lettera agli Ebrei. E nel giorno di Pentecoste, dal cielo, il Signore Iddio ha riversato sui discepoli lo Spirito santo perché fosse lui - come aveva detto lo stesso Gesù - a guidarli verso la verità tutta intera (Gv. 16,13), questa: Dio è relazione d’Amore, verso tutte le sue creature, particolarmente verso “l’uomo”(maschio e femmina) che ha creato a sua immagine e somiglianza e che ha reso suo figlio nel Figlio suo Gesù Cristo .(Rm. 8,14-17) Il mondo è buono perché Dio ne ha fatto il suo habitat, il suo giardino, luogo della sua presenza, in cui chiama e dialoga. Il Figlio amato dal Padre, entrando nel mondo e assumendo la carne di ogni donna e di ogni uomo, morendo e risorgendo per amore, ha sigillato per sempre la presenza della Bellezza di Dio nel nostro mondo, nella nostra storia; Bellezza che nulla potrà cancellare, neppure le brutture dell’uomo, né le varie forme di lotta e di egoismo ancora presenti nel mondo. Lo Spirito Santo di Dio, poi, è sempre all’opera nel mondo, per riconciliare la creatura con la bellezza del suo Creatore e Padre; è presente come fiume d’acqua viva (Gv. 7,38) che lava a fondo i cuori; come vento che soffia (Gv. 3,8; Atti 2,2) per animare e rianimare la vita e le ossa aride e stanche, (Ez. 37,9); come fuoco che trasforma le persone in una realtà nuova (Mt. 3,11), facendole passare dalla morte alla vita, dall’essere schiavi del male, a persone libere e adulte in Cristo, convertite pienamente a Lui.(Rm. 8,1-12) La Chiesa, inviata nel mondo nel nome della Trinità, ha come Missione quella di introdurre i popoli in questo mistero d’Amore e di comunione trinitaria. La Trinità è pertanto, origine e termine della Chiesa. La Chiesa non nasce dal “basso”, non è il risultato della convergenza degli interessi delle persone che la compongono, non è il frutto dell’impegno o dello slancio di cuori generosi, non è la somma di tanti individui che decidono di stare assieme, non è l’associazione di persone di buona volontà per realizzare uno scopo nobile. La Chiesa viene dall’alto, dal cielo, da Dio. E, ancor più precisamente, da un Dio che è “comunione” di tre persone. Per questo la Chiesa è anzitutto e soprattutto “mistero”, mistero da contemplare, da accogliere, da rispettare, da custodire, da amare. Pertanto chi ascolta il Vangelo con il cuore e accoglie il dono di “entrare nella Chiesa”, in una comunità parrocchiale, non è solo accolto in una comunità ben organizzata e strutturata, ma è accolto nel mistero trinitario, nella comunione con Dio. La bella consuetudine del segno della croce, che siamo invitati a fare all’inizio e alla fine di ogni convocazione, liturgica soprattutto, ci ricorda appunto questo mistero nel quale siamo inseriti. La Chiesa investita di questo mandato, è e sarà sempre una povera chiesa. E’ interessante: Matteo presenta non i dodici, ma gli Undici (Mt. 28,16): è una comunità monca, che ha conosciuto l’infedeltà, il tradimento, l’abbandono e la sorte tragica (Mt. 27,5) di Giuda. Inoltre è una comunità di credenti che però anche dubitano. Il passo di Mt. 28,17, può essere tradotto: “Vedendolo si prostravano, però dubitavano” La contemporaneità del gesto della “prostrazione” e del dubbio che abita il cuore è eloquente. La fede si accompagna alla non fede. Gli “evangelizzatori”, pertanto, sono chiamati a lasciarsi evangelizzare dalla Parola che proclamano, nutrendo la propria fede, per poterla donare con coraggio, autenticità e umiltà, ben consapevoli che anche in loro è “poca “ e “incerta”. La Chiesa che nasce a Pentecoste, infine, non è neutra; essa ha inscritto nel suo “DNA”, nella stessa sua costituzione, una vocazione: quella del servizio dell’unità e della comunione. Mentre il mondo in cui viviamo sembra stregato dagli egoismi di singoli, di gruppi, di categorie, di nazioni che non sanno (spesso non vogliono) alzare lo sguardo oltre il proprio particolare, oltre i propri interessi cosiddetti nazionali, la Chiesa della Pentecoste, nata dalla Trinità, ha il compito di ricreare la carne lacerata del mondo, di ritessere la comunione tra i popoli. Perché ogni singola persona e l’umanità stessa non saranno se stesse al di fuori di relazioni di comunione e solo all’interno della comunione potranno salvarsi.