Un Regno che non è di parte - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Un Regno che non è di parte
34° Domenica del Tempo Ordinario anno B
(Dn. 7,13-14; Sal.92; Ap.1,5-8.18; Gv. 18, 33b-37)

Con questa domenica si chiude l'anno liturgico. Tra sette giorni la Liturgia della Chiesa inviterà i credenti ad iniziare un nuovo tempo di preghiera e di memorie sante. Non si tratta semplicemente di un ciclo temporale che si aggiunge ad altri calendari (scolastico, solare, giudiziario, amministrativo, e così via). Il tempo liturgico è altro da quello ordinario o da quelli stabiliti dagli uomini. E', infatti, un tempo nel quale non siamo noi, o le vicende di questo mondo, a decidere le scadenze e a segnare i ritmi e gli obiettivi, come sempre accade. Nel tempo liturgico siamo noi ad essere guidati: veniamo, infatti, come sottratti alla normalità delle nostre abitudini e delle nostre preoccupazioni per essere inseriti in un altro ritmo temporale: quello di Gesù. Sono le pagine del Vangelo a scandire il tempo dell'anno liturgico perché i credenti, strappati dal tempo dei propri affari, siano trasportati dentro la storia stessa di Gesù, divenendo così suoi contemporanei. Da Natale a Pasqua sino a Pentecoste siamo chiamati a stare accanto a Gesù che nasce, che cresce, che predica e che guarisce percorrendo le strade e le piazze della sua terra, che soffre e che muore sulla croce, che però risorge, che ascende al cielo e che manda lo Spirito santo sulla Chiesa inviandola sino agli estremi confini della terra. L'anno liturgico, insomma, è Cristo stesso  che ci viene donato dal Padre perché anche noi percorriamo nel tempo della nostra vita, la medesima strada del Figlio. E quest’ ultima domenica dell'anno liturgico fa celebrare ai credenti la festa di Gesù Cristo, Re dell'universo. E' la festa che ci ricorda che Cristo sta all’inizio e alla fine di tutto ciò che esiste (Ap. 21,6); in particolare le persone, devono essere come orientate a Lui; tutto deve essere rinnovato e risplendere della stessa gloria di Cristo   perché Lui  è l’immagine più vera dell’amore di Dio.(Col.1,15) Ogni donna e ogni uomo, deve avere Lui come re, come riferimento della propria vita e della propria storia, del proprio crescere e del proprio agire, del proprio vivere e del proprio morire. E’ Lui la roccia sulla quale deve essere costruita la casa della nostra esistenza.(Mt.7,24-29) Ma il paradosso di questa festa sta nel fatto che mentre vediamo Cristo, come Re dell'universo, come il centro di tutto e la conclusione gloriosa in Lui di tutto ciò che esiste, il Vangelo ce lo presenta umiliato, ridicolizzato, sconfitto. Questo stridente contrasto porta a chiederci: ma che re è il nostro? Che regalità è la sua? E che regno è quello su cui governa? E’ credibile per noi? E’ lo scetticismo di Pilato di fronte all'affermazione di coloro che glielo avevano condotto perché lo condannasse. Infatti, chiede incuriosito: "Tu sei il re dei giudei?" L'aspetto arrendevole e modesto di Gesù, era ben lontano da quello di un sobillatore capace di mettersi alla testa di una banda armata. Eppure, Gesù non nega l'affermazione fatta da Pilato: "Tu lo dici, io sono re!" Ma, per chiarire il senso di questa affermazione, aggiunge immediatamente: "Il mio regno non è di questo mondo". Ma di quale mondo è re nostro Signore Gesù Cristo? E’ re di un mondo purtroppo ancora sconosciuto da noi; di un mondo che nonostante tanti buoni germogli, ancora fatica e stenta a farsi strada; un mondo ancora pieno di ostacoli e di insidie perché tante persone vogliono prevaricare su altre sorelle e fratelli, come Caino su Abele. Gesù è re del mondo dell’amore, di quel mondo che ha origine in Alto e che Cristo desidera tanto possa realizzarsi già qui…(Lc.12,49) Il regno di Gesù non segue le logiche di questo mondo perché non si basa sulla prepotenza, sull'invidia e sulla gelosia; sull'avidità e sulla vanità. Si fonda piuttosto sul servire, come ha fatto lui, servo del Padre. Il  regno di Gesù è umile, come è umile Dio Padre che fa piovere e splendere il sole sui buoni e sui cattivi; sui riconoscenti e sui distratti; sugli amanti e sui ribelli. Sui credenti e sugli atei. Nessuno è escluso dal Suo Amore provvidente. Il regno di Cristo non è di questo mondo, perché non è circoscrivibile a piccoli steccati ideologici o di "partito", ma ha l'orizzonte della Carità e supera i confini dell'Universo stesso. La croce dalla quale Gesù regna come suo trono, ci ricorda che il Vangelo non è addomesticabile a correnti di potere mondano, ai capricci dell'uomo e alle sue piccinerie. Il Regno di Cristo non è orientato  né a destra né a sinistra perché è aperto a tutti. Innalza i cuori, forgia i coraggiosi, i missionari, i profeti, i mistici, i pastori, gli amanti, i martiri . Il mio Regno innalza lo sguardo e non ti curva su te stesso, sembra dire Gesù. A chi si distacca dal "mondo" e a chi ridimensiona tutte le proprie appartenenze, per appartenere nei pensieri e nelle opere solo a Lui, avrà come dono una grande libertà interiore che gli permette di essere sovrano su ogni cosa   Per questo diciamo: Maranathà, Vieni Signore Gesù, Re glorioso, a prendere il tuo trono qui nel nostro cuore e in mezzo a noi. Non tardare. Maranathà, Signore Gesù.


Don Roberto Zambolin


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