Un Dio dal volto di sposo - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

UN DIO DAL VOLTO DI SPOSO
SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
( Is.62,1-5;sal.95;1Cor.12,4-11;Gv.2,1-12)

Il Vangelo di oggi non ci offre soltanto il racconto di un prodigio, il primo, compiuto da Gesù, quello dell’acqua cambiata in vino, ma intende aprirci uno squarcio stupendo attorno al Mistero di Gesù Cristo: in Lui Dio unisce a sé l’umanità come sua sposa, in un rapporto nuziale indissolubile. L’ “ora” di Gesù, della quale parla l’evangelista Giovanni al termine del brano evangelico di oggi, ma che di fatto attraversa tutto il quarto vangelo, è “l’ora della Pasqua”, l’ora della morte e risurrezione di Cristo ( Gv.13,1;17,1), l’ora del dono d’amore per eccellenza, l’ora in cui Dio, nella croce e risurrezione del suo Figlio, ha consumato in un abbraccio d’amore, che è per sempre, il rapporto coniugale con la sua sposa che è l’intera umanità. Segno universale e visibile, di questo rapporto coniugale tra Dio e il mondo avvenuto in Cristo è la Chiesa, sposa di Cristo, nella quale ogni persona è chiamata ad entrare per vivere nella lode, nella gioia, nella festa, queste nozze con il suo Dio. Pertanto il sacramento del matrimonio è molto più di una semplice unione naturale tra un uomo e una donna perché diventa, attraverso l’amore di coppia, un segno della perenne fedeltà di Dio verso ogni persona, nonostante le sue debolezze, le sue fragilità, le sue infedeltà, i suoi peccati. Dal profeta Osea, in poi, spesso nella Bibbia, l’alleanza fra Dio e gli uomini viene presentata come una unione sponsale. Infatti nella prima lettura di oggi, Gerusalemme ( e perciò tutto il popolo di Israele) viene “cantata” come la sposa di Dio: non più “ abbandonata”, non più “devastata”, ma è detta da Dio “ mio compiacimento”, “sposata”. “Come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te”(Is.62,5) Dio, anche quando è tradito, è pronto al perdono, è pronto a riaccogliere la sposa infedele, riannodando vincoli gioiosi di amore, come nei primi tempi. Non è allora un caso che Gesù inauguri il suo ministero nel corso di un banchetto matrimoniale e che a questo banchetto siano presenti i discepoli nei quali siamo rappresentati, in qualche modo, tutti noi; non è un caso che sia presente Maria, donna fedele dell’antico Israele, ma anche colei che ha portato in sé “il Nuovo”; ella, pertanto, esprime l’ansia, il bisogno di salvezza, l’esigenza di vita nuova, di una gioia frutto di vero amore, tante volte proclamato dai profeti, ma mai realizzato pienamente. “Non hanno più vino” (Gv.2,3) Infatti la legge di Dio scritta su tavole di pietra, e ben espressa in quelle “sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei”(Gv.2,6) ormai secche, era ormai svuotata del suo significato profondo, perché ridotta a pura esteriorità, a puro rito, a semplice dovere religioso. Con Gesù è arrivato il tempo in cui la legge di Dio viene scritta non su pietra, ma nel cuore della persona,( Ger.31,33) in cui l’amore è il frutto di un dono prezioso quale è sangue del Cristo (1Cor.6,20;7,23) Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue… Per questo il vino del banchetto di nozze diventa vino nuovo, vino eccellente. Porta, infatti, nel cuore dei credenti la gioia e il gusto di una fede vissuta con amore e per amore. Dio non è più l’inafferrabile, l’indicibile, il lontano, né, tanto meno, il Dio terribile e temibile, un Dio che castiga e che incute paura, ma è il Dio dell’amore, che ha il volto dello Sposo, dell’Amato. Dio, in Gesù Cristo è Colui che mi ama, che mi ricopre di tenerezza. L’amore di un vescovo, lo sposo della sua chiesa locale, di un parroco sposo della sua comunità parrocchiale, di una persona battezzata membro di una “comunità sposa”, trovano la loro radice in quella nuzialità feconda d’amore che è “l’amore di Cristo sposo per la chiesa sposa”(Ef.5,25-32) E’ significativo, al riguardo, che il libro della Sacra Scrittura inizi con un riferimento alla comunione coniugale ( Gen.2,24) e termini con il riferimento alle nozze eterne (Ap.22,17). Ciò vuol dire che il cammino spirituale di un credente è essenzialmente un cammino nuziale. Come sarebbe bello se il nostro itinerario di fede fosse accompagnato più dai mistici che dai moralisti e/o dalle fredde norme del diritto! Il pericolo di ridurre il cristianesimo ad una morale è sempre presente e prende piede quando si dimentica l’immagine sponsale. Nel momento in cui due sposi pensano agli obblighi, a che cosa la legge loro impone, hanno terminato il loro cammino, il loro matrimonio è finito. Due sposi nel momento che esperimentano la bellezza, la tenerezza, la profondità del loro amore, si accolgono reciprocamente, anche nei semplici gesti della vita quotidiana, dentro l’amore di Dio. Tutto ciò che fanno per amore, per tenerezza, viene assunto nel sacramento del matrimonio, compreso pure un buon piatto di lasagne al forno fatto in casa.


Don Roberto Zambolin


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