Fiumi d'acqua viva...
Un Amore tutto...Suo
27° Domenica del Tempo Ordinario anno B
(Gen.2,18-24;sal.127;Eb.2,9-11;Mc.10,2-16)
27° Domenica del Tempo Ordinario anno B
(Gen.2,18-24;sal.127;Eb.2,9-11;Mc.10,2-16)
“Non è bene che l’uomo sia solo”.(Gn.2,18) Queste parole pronunciate da Dio fin dagli inizi, sono state scritte così fortemente da Lui nel cuore di ogni uomo e di ogni donna, da costituirne il senso della propria felicità o della propria tristezza; la condizione essenziale per una vita pienamente umana, pienamente riuscita. La persona, infatti, non è fatta per la solitudine, ma per la relazione, è fatta per entrare in rapporto con gli altri, è fatta per l’incontro. Senza relazioni, amicizie, amore, l’essere umano muore. Quanti danni, infatti, di natura psichica e morale provoca la solitudine nella vita e nel cuore di tanta gente! L’amore è la comune vocazione di ogni donna e di ogni uomo. In questo senso profondo, il libro della Genesi scrive che “l’uomo (inteso come uomo /donna) è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio” (Gen.1, 26-27). Si potrebbe dire: come Dio non vive da solo, così l’uomo e la donna non possono vivere da soli. Ovviamente, si tratta di una dimensione ampia che abbraccia numerosissime forme di comunione, le quali tutte culmineranno in quella comunione che vedremo (e, soprattutto, vivremo) pienamente attuata alla fine dei tempi, quando “Dio sarà tutto in tutti”(1 Cor 15, 28). Il Vangelo di oggi ci porta a riflettere sulla quella particolare e fondamentale forma di relazione, che è il matrimonio. L’occasione è data dalla domanda che alcuni farisei pongono a Gesù sul divorzio: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie?”(Mc. 10,2). Il giovane profeta di Nazareth non risponde direttamente al quesito postogli e rimanda alla disposizione data da Mosè, secondo cui si permetteva all’uomo di divorziare dalla moglie qualora “avesse trovato in lei qualcosa di vergognoso” (Dt 24,1). Su cosa poi fosse “vergognoso” si erano accese, nel corso degli anni, non poche polemiche: c’era chi considerava vergognoso l’adulterio e chi invece riteneva riprovevole qualsiasi altra cosa che non facesse piacere al marito (nella scuola di Hillel bastava, ad esempio, che la donna avesse lasciato bruciare il cibo perché il marito potesse pretendere il libello di ripudio). Gesù replica ponendosi su un diverso piano. Richiama, innanzitutto le origini della creazione, ossia le radici stesse della vita dell’uomo e della donna. E ripropone esplicitamente la prima pagina della Genesi (1, 27 e 2, 24) da cui deduce che Dio ha legato alla creazione delle creature umane anche il comando, per i coniugi, di formare una unità indissolubile. L’uomo e la donna lasciano le rispettive famiglie (tali legami, nell’antica concezione, avevano un peso molto maggiore di quello che hanno oggi), per appartenersi l’un l’altro in maniera inseparabile, “nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. I due coniugi – dice Gesù – formano “una sola carne”. L’accento, nel testo, cade sulle due parole “una sola” prima che sul termine “carne” (in ebraico il termine “carne” significa la persona nella sua totalità). Il sentimento di gioia di Adamo nel vedere Eva, esprime questa vocazione all’amore; non certo al dominio dell’uomo sulla donna, o viceversa. L’uomo e la donna sono stati creati per amarsi; per un amore che è ad uno stesso tempo fatto di libertà, che li ponga uno di fronte all’altro,(Gn. 2,18); ognuna/o con sua identità e la ricchezza delle proprie personalità (e i propri limiti) ma fatto anche di accoglienza, di responsabilità, di impegno e di custodia reciproca. Non solo dunque uno con l’altro, ma soprattutto uno per l’altro. Il loro è, infatti, un amore – dono. Con finezza, il testo della Genesi dice che Dio stesso conduce,accompagna, dona, affida la donna all’uomo, perché si amino.(Gn. 2,26) E’ un amore che appartiene al Signore, quello dei coniugi, che maggiormente lo dice, lo rappresenta.. La relazione amorosa uomo/ donna vissuta come chiamata di Dio, è la primissima, essenziale catechesi su che cosa sia il sentimento d’amore, sulla forza che ha dentro di noi, sulla bellezza dell’amare e dell’amarsi, sulla origine stessa dell’amore, sul senso dell’amore umano e divino. Quella nuziale è una manifestazione così alta di amore da venir presentata nella S. Scrittura come l’ immagine più adeguata e più vera dello stesso amore di Dio con il suo popolo, con tutti noi. Pur con tutte le sue difficoltà e i suoi problemi ( ma quale relazione non ne ha) e nonostante una cultura attuale che rema contro, il sacramento del matrimonio rappresenta per un credente la più alta realizzazione del rapporto uomo /donna, perché in esso sono racchiuse tutte le molteplici ricchezze di un Mistero che ci supera, quelle del Dio Amore. Solo due innamorati in Cristo possono in qualche modo esplorarle più di altri. L’amore nuziale è infatti, un amore…tutto Suo!
Don Roberto Zambolin