Tutti bisognosi di misericordia - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Tutti bisognosi di misericordia
XI Domenica del Tempo Ordinario anno C
(2Sam.12,7-10,13 sal. 31;Gal.2,16.19-21;Lc. 7,36-8,3)

La Parola di Dio, oggi, ci tocca davvero nell’intimo, perché ci mostra quanto sia grande il Cuore di Dio, soprattutto quando Gli giriamo le spalle. Dio, il Padre, non conosce quello spirito di vendetta, di odio, che tante volte ci prende la mano, quando subiamo un’offesa e che spesso aggiunge lite a lite, divisione a divisione fino a generare un solco incolmabile tra due persone. È davvero forte, in noi, la voglia di ricambiare male al male, da riuscire a cancellare ogni luce di perdono. Se c’è una cosa che non si riesce, per esempio, a capire e sopportare, è quando i mass media, soprattutto le TV, di fronte a violenze o torti, che ci toccano sul vivo e tentano di spegnere l’amore, creando divisioni e moltiplicando odi, interpellano i parenti delle vittime, dopo qualche omicidio o altro, chiedendo ‘a caldo’ se sono disposti a perdonare. Questo è il tempo in cui possiamo solo stare vicini a chi soffre e riflettere: perché nella voglia di vendetta, si distrugge una persona  o nel desiderio che, a chi ha fatto del male, accada del male? Il perdono, vera Grazia di Dio, ha bisogno di un cammino, un tempo cioè di silenzio, di riflessione, di accettazione del dolore, per ritrovare, proprio alla luce della Parola di Dio, impregnata di accoglienza e di misericordia, di amore umano instabile e incoerente e di amore divino sempre rinnovato e accogliente nonostante ogni ripetuto peccato,  la ‘forza’ del perdono. Ripeto è una vera Grazia quella di riuscire a sgomberare il cielo da ogni ombra di odio, per fare posto alla misericordia. Tutti conosciamo la nostra debolezza e tutti possiamo farci del male a volte, senza sapere che il male fatto è sempre una ferita alla vita di chi lo riceve. E abbiamo bisogno di chi ci comprenda e ci aiuti a ritrovare la via della riconciliazione. Ho ricevuto giorni fa una e-mail di un ex detenuto, che non si dà pace e ancora sente tutto il peso del male fatto. Mi scrive: “Non mi è pesato tanto il carcere; è cosa di poco conto di fronte al dolore arrecato. Mi pesa di più il dolore che ho portato in tante famiglie. Per questo le chiedo di farsi voce presso questa famiglia del mio profondo senso di dolore che ancora brucia in me, e dica che chiedo perdono di cuore. Non pretendo di essere perdonato, ma che almeno sappiano che di cuore sono pentito e chiedo perdono”. E aggiunge: “Per farmi perdonare nella sincerità, sto spendendo la mia l’esistenza nel servizio. Ora considero la vita un dono da donare per pagare il danno”. E’ il caso di dire: o felix culpa…Il perdono fa bene a chi lo dà e a chi lo riceve. Ma non dimentichiamoci che il perdono vero non chiede per nessun motivo sconti di pena, ma prontezza a riparare! La giustizia evangelica, nasce solo dall’amore, non tanto da una legge spesso frutto di compromessi. E, come questo giovane, ne ho conosciuto altri, che non riescono a portare il peso delle colpe ed offese arrecate a tanti. Alcuni, dopo tanto male, si ritengono incapaci di cambiare. Qui il dono di una abbondante misericordia suggellata anche dal sacramento della Riconciliazione e unita alla preghiera e anche ad un accompagnamento umano e spirituale,  può dare ottimi frutti di conversione e di pacificazione. Mi è anche capitato di ascoltare l’amarezza di tante persone, che negli anni del terrorismo, delle brigate rosse, avevano dato ascolto a quelli che ora loro stessi chiamano ‘i cattivi maestri’, che li avevano convinti che un vero cambiamento della nostra società poteva solo avvenire tramite la violenza, “la rivoluzione”, togliendo loro la pace e un futuro sereno.  Un invito a considerarli per quello che veramente erano, ossia, non eroi della rivoluzione, ma criminali, venne dall’appello di Paolo VI, in occasione del rapimento dello statista Moro, e poi dalla famosa sua preghiera che sconvolse tutti: “Signore, non ci hai ascoltati...” Parole che mandarono in profonda crisi. Finché, con l’omicidio del Prof. Bachelet, il figlio, durante i funerali, pronunciò la parola: “Perdono”. E fu il momento in cui si fece strada la speranza: la vita poteva avere ancora uno spiraglio di luce. Gesù nel Vangelo  di oggi, racconta la conversione della “peccatrice” avvenuto durante un pranzo organizzato da Simone il fariseo in cui era stato invitato anche Gesù.. “Ed ecco, una donna, una peccatrice, di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vassoio di olio profumato e, stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato”. Incredibile il coraggio di questa donna, da tutti conosciuta ‘come donna di strada’ e, quindi, di pochi scrupoli, ma che Dio solo sa quale cammino abbia fatto per uscire dal buio di quella vita ed entrare nella luce; una donna che non ha paura di farsi largo, tra gente che si considerava ‘perbene’. Insensibile ai loro commenti, va diritta ai piedi di Gesù. Una meravigliosa icona di quanti di noi si sentono come schiacciati dal peso del peccato e vorrebbero conoscere la luce, che viene solo dalla Misericordia. Noi uomini, tutti peccatori, in diversi modi, amiamo tenere nascosto agli sguardi degli altri ciò che veramente siamo, per apparire ‘giusti’, ben sapendo che non lo siamo; ma ci scandalizziamo se qualcuno si converte anzi a volte nemmeno crediamo che un peccatore possa convertirsi: tanto l’abbiamo già classificato.Ma noi, chi siamo dentro veramente?   Amiamo più ‘apparire giusti’ che ‘essere giusti’. È un’ipocrisia che fa male...anche a noi!  Tutti abbiamo bisogno della Sua Misericordia!


Don Roberto Zambolin


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