LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Pasqua
Dal «Commento sulla prima lettera di Pietro» di san Beda Venerabile, sacerdote
(Cap. 2; PL 93, 50-51)
Stirpe eletta, sacerdozio regale
Stirpe eletta, sacerdozio regale
«Voi
siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale» (1 Pt 2, 9). Questa
testimonianza di lode una volta fu data all'antico popolo di Dio per
mezzo di Mosè. Ora ben a ragione l'apostolo Pietro la dà ai pagani
perché hanno creduto in Cristo, il quale come pietra angolare ha accolto
le genti in quella salvezza che Israele aveva avuto per sé.
Chiama
i cristiani «stirpe eletta» per la fede, per distinguerli da coloro che
col rigettare la pietra viva, sono diventati rèprobi.
Poi
«sacerdozio regale» perché sono uniti al corpo di colui che è re sommo e
vero sacerdote, il quale, in quanto re, dona ai suoi il regno e, in
quanto pontefice, purifica i loro peccati col sacrificio del suo sangue.
Li chiama «sacerdozio regale» perché si ricordino di sperare un regno
senza fine e di offrire sempre a Dio i sacrifici di una condotta senza
macchia.
Sono chiamati anche «gente santa e popolo, che Dio si è
acquistato» secondo quello che dice l'apostolo Paolo, esponendo il detto
del profeta: Il mio giusto poi vive di fede; se invece indietreggia,
non si compiace di lui l'anima mia; ma noi, dice, non siamo di quelli
che si sottraggono per loro perdizione, ma gente che sta salda nella
fede per salvare l'anima propria (cfr. Eb 10, 38). E negli Atti degli
Apostoli: «Lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa
di Dio che, egli si è acquistata con il suo sangue» (At 20, 28).
Perciò
siamo diventati «popolo che Dio si è acquistato» (1 Pt 2, 9) con il
sangue del nostro Redentore, cosa che era una volta il popolo di Israele
redento dal sangue dell'agnello in Egitto.
Perciò nel versetto
seguente, dopo di avere ricordato misticamente l'antica storia, insegna
che questa deve essere compiuta anche in senso spirituale dal nuovo
popolo di Dio dicendo: Perché abbiate ad annunziare i suoi prodigi (cfr.
1 Pt 2, 9). Come infatti coloro che da Mosè furono liberati dalla
schiavitù egizia intonarono un canto trionfale al Signore, dopo il
passaggio del Mar Rosso e l'annegamento dell'esercito del faraone, così
bisogna che anche noi, dopo aver ricevuto la remissione dei peccati nel
battesimo, ringraziamo degnamente per i benefici celesti.
Infatti
gli Egizi, che angariavano il popolo di Dio, e che significano anche
«tenebre» e «tribolazione» simboleggiano bene i peccati che ci
perseguitano, ma che sono stati distrutti nel battesimo.
Anche la
liberazione dei figli di Israele e il loro arrivo alla terra da tempo
promessa, ben si addice al mistero della nostra redenzione, per mezzo
della quale aspiriamo alla luce della celeste dimora, sotto
l'illuminazione e la guida della grazia di Cristo; la luce di questa
grazia la dimostrò anche quella nube e colonna di fuoco che per tutto
quel viaggio li difese dall'oscurità della notte e, attraverso un
cammino pieno di indescrivibili peripezie, li condusse alla promessa
patria definitiva.