State attenti, vegliate - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...
State attenti, vegliate!
1° Domenica di Avvento anno B
(Is. 63,16b-17.19b; 64,2-7; sal.79; 1Cor.1.3-9;Mc.13,33-37)

Da dove veniamo? Dove andiamo? Che senso ha la vita e, dopo la morte che cosa c’è? Abbiamo uno scopo in questa vita? E se abbiamo uno scopo chi lo ha stabilito? E’ tutto per caso o è il caos che tutto genera e in qualche modo ordina? Come risponde Gesù a queste domande, dietro le quali si nasconde molto spesso la nostra esperienza tribolata, complessa, fatta di avvenimenti misteriosi, imprevisti e la nostra ansia di capire quello che ci attende? Risponde così:“Guardate, vegliate, perché non sapete quando è il momento (gr. Cairòs)” ( Mc. 13,33) Ogni momento è buono perché c’è Lui; il momento non è solo parte del tempo che passa, ma è l’occasione preziosa di un incontro provvidenziale con Dio che ci rivela qualche cosa di Sè, di noi, del mondo, della storia. Certo il momento più importante è quello dell’incontro finale con il Signore, con il successivo bilancio della nostra vita, quando ci chiederà di tirare fuochi dal sacco tutto quello che abbiamo messo dentro. (opere buone e opere non buone), ma sono tanti, numerosi, gli incontri con il Signore che noi abbiamo anche qui su questa terra. Vi è l’incontro con Lui nella Parola e, dunque, in definiva,. con il Cristo suo Figlio, al quale possiamo chiuderci o aprirci per una migliore comprensione e interpretazione della nostra vita; Lo incontriamo, anche, nelle relazioni interpersonali, nel lavoro, nel tempo libero, camminando per la strada, quando andiamo a fare la spesa o quando studiamo con i colleghi… Ogni circostanza, ogni avvenimento, è il “Cairòs” di Dio: momento di incontro con Lui. Si tratta allora di vivere la vita nel senso più pieno della parola: di vivere come “guardando dentro” di essa, vivere come un “leggere dentro”, ciò che viviamo; è un vero e proprio intus-legere: vivere l’intelligenza dei fatti, degli avvenimenti, degli incontri. Tutto nasconde un senso, un significato che è più profondo di quello che cogliamo immediatamente. Chissà allora quanto di ciò che abbiamo già vissuto, non abbiamo ancora adeguatamente o sufficientemente letto, approfondito, valutato! Forse vi è ancora qualche significato da attribuire o qualche vicenda da discernere più attentamente. Forse urge farlo, se non vogliamo portarci dietro qualche ferita, qualche percorso interrotto, qualche ambizione frustrata, qualche desiderio mortificato… Ecco allora il senso del vegliare: riconoscere il Dio-Amore che ci viene incontro, per non tirare a campare, per non vivere a rimorchio di persone, di istinti, di impulsi immediati, per non consumare avvenimenti senza assaporarli, rimanendo delusi o, peggio, umiliati. Talora, il nostro, è un vegliare “nella notte” della non conoscenza di noi stessi, per poter discernere i movimenti intimi del nostro cuore, quelli che, a lungo andare, possono generare gioia, gusto di vivere oppure stanchezza e pesantezza di cuore. Vegliare sul proprio cuore: che compito, che lavoro, che fatica! Una vigilanza mai finita, ma sempre necessaria, non solo per evitare sorprese, (lo si sa che il cuore è pazzerello) ma per amare con realismo e in pienezza, soprattutto perché dietro ogni palpito del nostro cuore, si riveli il volto di Dio e non quello del nostro “io” possessivo ed egoista. Vegliate, state attenti: nella realtà della vita, sembra dirci il Signore, c’è già tutto ciò che noi vogliamo sapere, vi è la risposta ai nostri interrogativi più profondi, perché Dio attraversa la storia dell’uomo.” Tu, Signore, sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro Redentore”(Is.63,16b) Non vi è nulla nella vita che non parli di Lui. Persino la morte porta i segni della sua salvezza, della redenzione.
Vegliate: saper leggere la realtà è la prima e la più alta forma di sapienza e intelligenza possibile. Se non ci fermiamo a capire, se non vediamo la vita come una serie di momenti in cui il Signore ci viene incontro e ci parla, allora tutto diventa vago, confuso, incerto, instabile; soprattutto si rischia che cantino a squarciagola per noi e dentro di noi maghi e ciarlatani o profeti di sventure. Se non andiamo in profondità e non raggiungiamo l’Eterno che ci ha creati e redenti, guardando le scena del nostro mondo, con quanto oggi succede, potremmo persino avere l’impressione che parli in piazza la pazzia, la follia di un essere umano che ha perso se stesso, la ragione, il cuore; se non scorgiamo tra le spine della vita il filo rosso dell’amore di Dio che l’attraversa nelle sue infinite croci per portarle e, così trasformarle con la sua pazienza e la sua misericordia, la realtà rischia di diventare paurosa e muta a noi, e noi di diventare sordi anche a noi stessi, incapaci di guardare avanti e di sperare l’insperato. Con il rischio che il nostro cuore, forse per paura o forse per difesa, si indurisca, fino a far spegnere l’amore Sarebbe la morte prima della nostra morte...Vegliamo dunque, e preghiamo!
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Don Roberto Zambolin
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