LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Pasqua
Dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo
(Disc. 108; PL 52, 499-500)
Sii sacrificio e sacerdote di Dio
Sii sacrificio e sacerdote di Dio
Vi
prego per la misericordia di Dio (cfr. Rm 12, 1). È Paolo che chiede,
anzi è Dio per mezzo di Paolo che chiede, perché vuole essere più amato
che temuto. Dio chiede perché vuol essere non tanto Signore, quanto
Padre. Il Signore chiede per misericordia, per non punire nel rigore.
Ascolta
il Signore che chiede: vedete, vedete in me il vostro corpo, le vostre
membra, il vostro cuore, le vostre ossa, il vostro sangue. E se temete
ciò che è di Dio, perché non amate almeno ciò che è vostro? Se rifuggite
dal padrone, perché non ricorrete al congiunto?
Ma forse vi
copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non
abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la
morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più
profondamente in me l'amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno
gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo
disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per
accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto
per voi.
Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia
tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con
l'amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.
Ma
ascoltiamo adesso l'Apostolo: «Vi esorto», dice, «ad offrire i vostri
corpi» (Rm 12, 1). L'Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla
dignità sacerdotale per offrire i propri corpi come sacrificio vivente.
O
immensa dignità del sacerdozio cristiano! L'uomo è divenuto vittima e
sacerdote per se stesso. L'uomo non cerca fuori di sé ciò che deve
immolare a Dio, ma porta con sé e in sé ciò che sacrifica a Dio per sé.
La vittima permane, senza mutarsi, e rimane uguale a se stesso il
sacerdote, poiché la vittima viene immolata ma vive, e il sacerdote non
può dare la morte a chi compie il sacrificio.
Mirabile
sacrificio, quello dove si offre il corpo senza ferimento del corpo e il
sangue senza versamento di sangue. «Vi esorto per la misericordia di
Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente».
Fratelli,
questo sacrificio è modellato su quello di Cristo e risponde al disegno
che egli si prefisse, perché, per dare vita al mondo, egli immolò e
rese vivo il suo corpo; e davvero egli fece il suo corpo ostia viva
perché, ucciso, esso vive. In questa vittima, dunque, è corrisposto alla
morte il suo prezzo. Ma la vittima rimane, la vittima vive e la morte è
punita. Da qui viene che i martiri nascono quando muoiono, cominciano a
vivere con la fine, vivono quando sono uccisi, brillano nel cielo essi
che sulla terra erano creduti estinti.
Vi prego, dice, fratelli,
per la misericordia di Dio, di offrire i vostri corpi come sacrificio
vivente, santo (cfr. Rm 12, 1). Questo è quanto il profeta ha predetto:
Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (cfr. Sal
39, 7 volg.). Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio; non
perdere ciò che la divina volontà ti ha dato e concesso. Rivesti la
stola della santità. Cingi la fascia della castità. Cristo sia la
protezione del tuo capo. La croce permanga a difesa della tua fronte.
Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fa' salire
sempre l'incenso della preghiera come odore soave. Afferra la spada
dello spirito, fa' del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma
fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio.
Dio cerca la fede, non
la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato
dalla volontà, non dalla morte.