LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dalle «Lettere» di sant'Ambrogio, vescovo
(Lett. 35, 4-6. 13; PL 16, 1078-1079. 1081)
Siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo
Come
dice l'Apostolo, colui che per mezzo dello Spirito fa morire le opere
del corpo, vivrà. Nessuna meraviglia che viva, perché chi ha lo Spirito
di Dio diventa figlio di Dio. È figlio di Dio, e conseguentemente non
riceve uno spirito da schiavi, ma uno spirito da figli adottivi. Per
questo lo Spirito Santo attesta al nostro spirito che siamo figli di
Dio. E la testimonianza dello Spirito Santo consiste nel fatto che è
proprio lui che grida nei nostri cuori: «Abbà, Padre!», come è scritto
nella lettera ai Galati (Gal 4, 6). Quella testimonianza, poi, che siamo
figli di Dio è veramente grande: perché siamo «eredi di Dio e coeredi
di Cristo» (Rm 8, 17). Coerede di Cristo è colui che partecipa alla sua
gloria; ma partecipa alla sua gloria solo chi, soffrendo per lui,
partecipa alle sue pene.
Per esortarci alla sofferenza, aggiunge
che tutto quello che soffriamo è inferiore e non paragonabile al premio
riservato a chi sopporta tali pene. Grande infatti sarà la mercede di
beni futuri che si rivelerà in noi, quando, riformati sull'immagine di
Dio, meriteremo di contemplare la sua gloria faccia a faccia.
Per
esaltare, poi, la grandezza della rivelazione futura, afferma che anche
la creazione, ora sottomessa alla caducità non per suo volere, ma nella
speranza di essere liberata, attende con impazienza la liberazione dei
figli di Dio. Essa spera da Cristo la grazia che spetta alla sua
funzione. Anch'essa sarà liberata dalla corruzione e ammessa alla
libertà della gloria dei figli di Dio. Ci sarà un'unica libertà, quella
della creazione e quella dei figli di Dio, allorquando sarà manifestata
la loro gloria. Frattanto, mentre tale manifestazione viene
procrastinata, tutta la creazione geme nell'attesa della gloria della
nostra adozione e della nostra redenzione. Sospira fin d'ora di dare
alla luce quello spirito di salvezza e brama di essere liberata dalla
schiavitù della caducità. Il concetto è chiaro. I fedeli, che possiedono
le primizie dello Spirito, gemono interiormente aspettando l'adozione a
figli. L'adozione a figli è la redenzione di tutto il corpo mistico. Si
verificherà quando esso vedrà Dio, sommo ed eterno bene, quasi fosse
tutto suo figlio adottivo. L'adozione a figli si ha però già ora nella
Chiesa del Signore poiché già ora lo Spirito grida: «Abbà, Padre!», come
si legge nella lettera ai Galati (Gal 4, 6). Ma essa sarà perfetta
solamente quando tutti quelli che meriteranno di vedere il volto di Dio
risorgeranno incorruttibili, splendidi e gloriosi. Allora la creatura
umana potrà dirsi davvero liberata. Perciò l'Apostolo si gloria dicendo:
«Nella speranza noi siamo stati salvati» (Rm 8, 24). Ci salva, infatti
la speranza, così come ci salva la fede, della quale è detto: «La tua
fede ti ha salvato» (Lc 18, 42).