1. PADRE, PERDONA LORO PERCHE' NON SANNO QUELLO CHE FANNO (Lc 23,34)
Oggi qualcosa ci ha portati al Calvario. Il cammino quaresimale, la nostra storia o semplicemente la curiosità ci hanno condotti sul Golgotha, dove sono in corso avvenimenti sconvolgenti e drammatici, che mettono sottosopra una presunta fede che ricerca il quieto vivere. Qualcosa, qualcuno ci ha chiamati e non abbiamo saputo resistere a questo invito. Siamo entrati, da strade e tempi diversi, nella tremenda realtà del venerdì santo. Dove si spengono le luci di questo mondo e di ogni umana ragionevolezza, dove tutto sembra alla deriva, anche, o soprattutto, il bene e lo stesso Dio. Dove tutto può veramente accadere o di tutto è veramente accaduto. Il venerdì santo è il giorno degli uomini, come la Pasqua è il giorno di Dio. Che orrore l'uno che meraviglia l'altro. Nel venerdì santo l'uomo uccide Dio, nella Pasqua Dio risuscita Gesù Cristo e ogni uomo. Quale tremenda responsabilità hanno i protagonisti di questo tribunale in cui sono di fronte il creatore e la creatura, l'uomo e Dio, il vero giudice e il sicuro responsabile. Ma siamo noi uomini che abbiamo trascinato Dio in tribunale, siamo noi peccatori che stiamo per accusare il santo, anzi il tre volte santo, l'infinitamente santo. E' l'uomo di turno che punta il dito contro di Dio-. se ne prende gioco, lo accusa, lo condanna, ne chiede la morte, lo giustizia fuori della città con una morte infame sulla croce. Da tanti rivoli come in un mare sulla croce e sul Cristo confluisce il dolore dei mondo, l'odio, il peccato, l'ingiustizia, il tradimento. In questo mare dove nessuno e nessuna cosa può vivere, Dio fa fiorire il perdono. In questo scenario meschino fatto di inganno e menzogna, dove sembrerebbe non esserci altro spazio che per la vendetta, mio Signore, tu crei una cosa nuova, compi un gesto mirabile, ci scusi davanti al Padre. Sulla croce Dio ha fatto vincere l'amore, si è lasciato vincere dall'amore. Un amore così grande che ha vinto il peccato, che ha vinto l'ingiustizia e la stessa giustizia. Sulla croce, mio Dio, affermi e mostri che al di sopra di tutto c'è la carità. Quelle parole sono soltanto la punta di un iceberg di un dialogo infinito di amore, senza fondo e senza fine. Sono l'espressione dell'amore dato sempre e nonostante tutto. Sono l'affermazione dell'amore contro tutto ciò che sembra smentirlo. Dio sulla croce ci insegna come dare l'ultima parola, se vogliamo, all'amore. Qui Dio-amore si gioca la partita della sua vita e la perde, si gioca la partita per la nostra vita e la vince. Infatti col suo amore e la sua morte egli ha sconfitto finalmente anche la morte ed ha permesso alla vita di vincere definitivamente.
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