Sentirsi cercati - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Sentirsi cercati
4° Domenica di Pasqua anno C
(At.13,14.43-52;sal.99;Ap.7,9.14b-17; Gv.10,27-30)

Ciascuno oggi può sentirsi pieno di gioia e di esultanza pasquale perché, al di là delle situazioni più tristi e sconcertanti dell’esistenza terrena, sa che la bontà di Dio si rivolge personalmente ad ognuno e a tutti, senza distinzione e senza limiti. Gesù ci rivela un Padre che si prende cura di noi,di tutti: di coloro che lo riconoscono come Padre e di coloro che non lo riconoscono; di quanti hanno coscienza della sua paternità e per questo lo lodano, lo ringraziano, lo benedicono e si affidano a Lui in tutte le situazioni della vita, ma anche di coloro che vivono senza rendersi conto del suo Amore e della sua misericordia. Egli è Padre anche degli ingrati, di chi lo rifiuta e di chi se ne va dal suo ovile, perché ha scelto di appartenere al “mondo” e alle sue concupiscenze, alle sue malvagità e vive al modo dei pagani, adorando se stesso. Ed è il Padre anche di quanti hanno incontrato sulla loro strada pessimi maestri e testimoni: o perché hanno utilizzato le proprie competenze per asservire a se stessi e alle proprie voglie il gregge del Signore: più mercenari che pastori; oppure perché, pur chiamati a pascere il gregge loro affidato, lo hanno allontanato da Dio disperso con il loro cattivo esempio e con una condotta di vita non retta, come bene ricorda il profeta Ezechiele ai cattivi pastori di Israele.(cfr. Ez.34) E’ anche quanto viene annunciato dal raccontò degli Atti degli Apostoli: poiché la comunità si dimostra chiusa e incapace di accogliere la «novità» del Vangelo, la Parola di vita si diffonde per altre vie, superando barriere razziali e nazionalistiche; i pagani l’accolgono e diventano così partecipi della vita eterna. Hanno ascoltato la voce del Pastore e lo hanno seguito, perciò sono pieni di gioia e di Spirito Santo (At. 13,48.52).Cristo risorto è il nostro capo, pastore e guida; Egli ci ha preceduto donando la sua vita per tutti: per questo è un pastore buono e bello. Bello perché ci dice la bellezza di una vita spesa, immolata per tante nostre sorelle e fratelli soli, sbandati, senza una direzione significativa per cui esistere. Una vita nella quale non vi è nessuno da amare veramente dando, nella gioia e nella libertà, tutta la ricchezza interiore che possediamo, mettendo così a buon frutto i talenti dei quali il buon Dio ci ha dotato, può sembrare anche una vita più spensierata, senza tante grane e problemi relazionali, ma poi con il tempo si rivela una vita monotona, senza significato e soprattutto piena di pericolosa solitudine. L’uomo ha bisogno di amare, non tanto per averne un vantaggio ma solo per il gusto, il piacere, la gioia di donarsi, di “sentirsi vivo” amando. Lo sappiamo bene: impariamo a cercare il nostro prossimo per dare il calore del nostro amore, solo se a nostra volta siamo stati noi a sperimentare,per primi, di essere stati cercati da qualcun altro. Ognuno di noi, allora deve coltivare questa bella certezza: vi è Qualcuno che lo cerca. A volte noi siamo affamati di amore e lo andiamo a cercare a destra e a sinistra senza pensare che noi già siamo amati da Qualcuno, che Qualcuno da sempre ci sta cercando per dirci che ci ama come la cosa più preziosa di questo mondo. Dobbiamo solo lasciarci afferrare da Lui! Sentirsi cercati: è l’esperienza che sta alla base di ogni vero rapporto d’amore: da piccoli e da grandi. Ecco perchè Dio che va a cercare l’uomo è il filo conduttore di tutta la Scrittura, della storia della salvezza. Si narra che un bambino arrivò a casa in lacrime. Il nonno gli corse incontro e lo strinse tra le braccia. Il bambino continuò a singhiozzare. Il nonno lo accarezzò, cercando di calmarlo. "Ti hanno picchiato?" gli chiese. Il bambino negò scuotendo la testa. "Ti hanno rubato qualcosa?". "No" singhiozzò il bambino. "Ma che ti è successo, allora?" fece il nonno, preoccupato. Il bambino tirò su con il naso, poi raccontò: "Giocavamo a nascondino, ed io mi ero nascosto proprio bene. Ero là che aspettavo, ma il tempo passava... Ad un certo punto sono uscito fuori e... mi sono accorto che avevano finito di giocare ed erano andati tutti a casa e nessuno era venuto a cercarmi". I singulti gli scuotevano il piccolo petto. "Capisci? Nessuno è venuto a cercarmi". E’ davvero brutto percepire che non contiamo nulla, perchè nessuno ci cerca. Ma se Dio continuamente è alla ricerca di noi stessi, allora noi contiamo molto per Lui. Una ricerca sempre continua e che si fa accompagnamento, cura, orientamento di vita attraverso la sua Parola, comunione intima con Lui nel dono del suo Corpo e del suo Sangue. Lo stesso amore di ricerca e di cura che caratterizza Gesù buon pastore nel Vangelo, deve essere circolare con spirito di reciprocità fra tutti coloro — pastori e fedeli — che compongono le nostre comunità. Si tratta di prendersi cura gli uni degli altri, cura e premura, e anche di cercare insieme il modo più adeguato per mettersi al servizio del Vangelo mostrando accoglienza, simpatia e misericordia verso le persone che incrociamo nella vita di tutti i giorni.


Don Roberto Zambolin


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