Scrutare il cielo - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Scrutare il cielo
Epifania del Signore anno C
(Is. 60,1-6; sal. 71; Ef. 3 ,2-3.5-6;Mt. 2,1-12)

“Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio”.(Is.60,4)Queste parole del profeta aprono la festa dell’Epifania: la aprono con gioia, con stupore per le meraviglie che Dio compie, ma anche con trepidazione. C’è come un’ansia di universalità e assieme di urgenza che percorre questo giorno: è il desiderio profondo della Chiesa che i popoli e le nazioni della terra non debbano aspettare ancora troppo tempo per incontrare Gesù. Egli è appena nato, non sa ancora parlare, e tutti i popoli possono già incontrarlo, vederlo, accoglierlo e adorarlo. “Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”, dissero i Magi ad Erode appena giunti a Gerusalemme. Erano uomini di regioni lontane, ricchi e intellettuali, incamminatisi dall’Oriente verso la terra d’Israele per adorare il “re” ch’era nato. Essi rappresentano l’intera umanità, quella credente e quella non credente. Quella credente, perché la fede è sempre un cammino,una ricerca, un andare al Signore ma mai da soli, sempre guidati dalla Parola, e dallo Spirito luminoso del Signore che ci attrae; sempre la fede è “un venire da lontano”, perché è essere introdotti dentro un mistero d’Amore che non ci appartiene, che ci viene svelato, che non possediamo. Molti, poi, sono venuti alla fede davvero da lontano, dopo una vita difficile, travagliata, forse anche sbagliata e sbandata; come afferrati dal Signore per poi non lasciarLo più. Ma i Magi rappresentano, soprattutto, l’umanità non ancora credente ma che si interroga sul senso della vita, sui grandi misteri della nascita e della morte, sui destini dell’uomo, sulla sua distruzione e la sua salvezza, sul fascino dell’amore che sprigiona dal cristianesimo. Nella notte di Natale, Gesù si è manifestato ai pastori, uomini d’Israele, anche se tra i più disprezzati; loro per primi portano un po’ di calore in quella fredda stalla di Betlemme. Ora giungono i Magi dal lontano Oriente e anch’essi possono vedere quel Bambino. I pastori e i Magi, molto diversi tra loro, hanno però una cosa in comune: scrutano il cielo. I pastori si mossero non perché erano buoni, ma perché alzando gli occhi al cielo videro gli angeli, ascoltarono la loro voce e fecero quel che avevano udito. Così pure i Magi. Non lasciarono la loro terra per una nuova avventura o per chissà quale strano desiderio; certo, speravano e attendevano un mondo diverso, più giusto. Si misero a scrutare il cielo: videro una “stella” e fedelmente la seguirono. Gli uni e gli altri suggeriscono che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da se stessi, scrutare le parole e i segni che il Signore pone lungo il nostro cammino. Per i Magi, come del resto per i pastori, non fu tutto chiaro fin dall’inizio. L’evangelista non a caso nota che la stella ad un certo punto scomparve. E, tuttavia, quei pellegrini non si persero d’animo; il loro desiderio di salvezza non era superficiale e la stella aveva davvero toccato il loro cuore. Giunti a Gerusalemme andarono da Erode per chiedere spiegazioni; le ascoltarono con attenzione e continuarono subito il loro cammino. Si potrebbe dire che la Scrittura aveva sostituito la stella. Ma il Signore non è avaro di segni: all’uscire da Gerusalemme la stella ricomparve “ed essi provarono una grandissima gioia”, nota l’evangelista. Sì, c’è un sollievo nel vedere la stella, ossia nel sentirsi guidati e non abbandonati a se stessi e al proprio destino. I Magi ci esortano a riscoprire la gioia di dipendere dalla stella. E la stella è il Vangelo, la Parola del Signore, come dice il Salmo: “La tua parola è luce sul mio cammino” (Sal 119,105). Questa luce ci guida verso quel Bambino. Senza l’ascolto del Vangelo, senza leggerlo, non è possibile incontrare Gesù. I Magi, infatti, seguendo la stella giunsero sino al luogo ove si trovava Gesù. E qui “videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono”. Probabilmente era la prima volta che si prostravano. Ma, sapendo ormai guardare oltre se stessi, avevano riconosciuto in quel Bambino il Salvatore. Quel gesto era la cosa più vera. Assieme a Maria, a Giuseppe e ai pastori, capirono che la salvezza consiste nell’accogliere nel proprio cuore quel Bambino, debole e indifeso. Ben diversa fu la reazione di Erode e degli abitanti di Gerusalemme. Appena seppero del Bambino non sentirono gioia come i Magi o i pastori; al contrario, tutti si turbarono ed Erode lo fu a tal punto da deciderne addirittura la morte. Sono i Magi ora a salvare quel Bambino e a sottrarlo alla ferocia di Erode. Sul sentiero della nostra vita incontriamo tante donne e tanti uomini “in ricerca” come i Magi. Non raramente queste persone ci interrogano, ci provocano, mettono davvero in luce la qualità della nostra fede. Ci ricordano che sempre dobbiamo alzare lo sguardo verso la stella. Perchè incontrare Cristo non è un privilegio, ma sempre un grande dono, per tutti, continuamente da chiedere  nella preghiera e nell’umile ricerca.


Don Roberto Zambolin


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