Saremo saziati dalla visione del Verbo - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Natale
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
Saremo saziati dalla visione del Verbo

Chi potrà mai conoscere tutti i tesori di     sapienza e di scienza che Cristo racchiude in sé, nascosti nella povertà     della sua carne? Per noi, da ricco che era, egli si è fatto povero, perché     noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà (cfr. 2 Cor 8, 9).     Assumendo la mortalità dell'uomo e subendo nella sua persona la morte, egli     si mostrò a noi nella povertà della condizione umana: non perdette però     le sue ricchezze quasi gli fossero state tolte, ma ne promise la     rivelazione nel futuro. Quale immensa ricchezza serba a chi lo teme e dona     pienamente a quelli che sperano in lui! Le nostre conoscenze sono ora     imperfette e incomplete, finché non venga il perfetto e il completo. Ma     proprio per renderci capaci di questo egli, che è uguale al Padre nella     forma di Dio e simile a noi nella forma di servo, ci trasforma a somiglianza     di Dio. Divenuto figlio dell'uomo, lui unico figlio di Dio, rende figli di     Dio molti figli degli uomini. Dopo aver nutrito noi servi attraverso la     forma visibile di servo, ci rende liberi, atti a contemplare la forma di     Dio. Infatti , noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato     ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi     saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è » (1 Gv 3, 2). Ma     che cosa sono quei tesori di sapienza e di scienza, che cosa quelle     ricchezze divine, se non la grande realtà capace di colmarci pienamente?     Che cosa è quell'abbondanza di dolcezza se non ciò che è capace di     saziarci? Dunque: «Mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14, 8). E in un salmo     una voce che ci interpreta  o parla per noi, dice rivolgendosi a lui:     Sarò saziato all'apparire della tua gloria (cfr. Sal 16, 15). Egli e il     Padre sono una cosa sola e chi vede lui vede anche il Padre. « Il Signore     degli eserciti è il re della gloria » (Sal 23, 10). Facendoci volgere a     lui, ci mostrerà il suo volto e saremo salvi; allora saremo saziati e ci     basterà. Ma fino a quando questo non avvenga e non ci sia mostrato quello     che ci appagherà, fino a quando non berremo a quella fonte di vita che ci     farà sazi, mentre noi camminiamo nella fede, pellegrini lontani da lui, e     abbiamo fame e sete di giustizia e aneliamo con indicibile desiderio alla     bellezza di Cristo che si svelerà nella forma di Dio, celebriamo con     devozione il Natale di Cristo nato nella forma di servo. Se non possiamo     ancora contemplarlo perché è stato generato dal Padre prima dell'aurora,     festeggiamolo perché nella notte è nato dalla Vergine. Se non lo     comprendiamo ancora, perché il suo nome rimane davanti al sole (cfr. Sal     71, 17), riconosciamo il suo tabernacolo posto nel sole. Se ancora non     vediamo l'Unigenito che rimane nel Padre, ricordiamo lo sposo che esce dalla     stanza nuziale (cfr. Sal 18, 6). Se ancora non siamo preparati al banchetto     del nostro Padre, riconosciamo il presepe del nostro Signore Gesù Cristo.

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