Rallegratevi nel Signore sempre - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 171, 1-3. 5; PL 38, 933-935)
Rallegratevi nel Signore, sempre

   L'Apostolo  ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. «Chi dunque  vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Gc 4, 4), come ci  assicura la Scrittura. Come un uomo non può servire a due padroni, così  nessuno può rallegrarsi contemporaneamente nel mondo e nel Signore.
   Quindi  abbia il sopravvento la gioia nel Signore, finché non sia finita la  gioia nel mondo. Cresca sempre più la gioia nel Signore, mentre la gioia  nel mondo diminuisca sempre finché sia finita. E noi affermiamo questo,  non perché non dobbiamo rallegrarci mentre siamo nel mondo, ma perché,  pur vivendo in questo mondo, ci rallegriamo già nel Signore.
   Ma  qualcuno potrebbe obiettare: Sono nel mondo, allora, se debbo gioire,  gioisco là dove mi trovo. Ma che dici? Perché sei nel mondo, non sei  forse nel Signore? Ascolta il medesimo Apostolo che parla agli Ateniesi e  negli Atti degli Apostoli dice del Dio e Signore nostro creatore: «In  lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).
   Colui  che è dappertutto, dove non è? Forse che non ci esortava a questo  quando insegnava: «Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla»?  (Fil 4, 5-6).
   È una ineffabile realtà questa: ascese sopra tutti i  cieli ed è vicinissimo a coloro che si trovano ancora sulla terra. Chi è  costui, lontano e vicino al tempo stesso, se non colui che si è fatto  prossimo a noi per la sua misericordia?
   Tutto il genere umano è  quell'uomo che giaceva lungo la strada semivivo, abbandonato dai ladri.  Il sacerdote e il levita, passando, lo disprezzarono, ma un samaritano  di passaggio gli si accostò per curarlo e prestargli soccorso. Lontano  da noi, immortale e giusto, egli discese fino a noi, che siamo mortali e  peccatori, per diventare prossimo a noi.
   «Non ci tratta secondo i  nostri peccati» (Sal 102, 10). Siamo infatti figli. E come proviamo  questo? Morì per noi l'Unico, per non rimanere solo. Non volle essere  solo, egli che è morto solo. L'unico Figlio di Dio generò molti figli di  Dio. Si acquistò dei fratelli con il suo sangue. Rese giusti i reprobi.  Donandosi, ci ha redenti; disonorato, ci onorò; ucciso, ci procurò la  vita.
   Perciò, fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo;  cioè rallegratevi nella verità, non nel peccato; rallegratevi nella  speranza dell'eternità, non nei fiori della vanità. Così rallegratevi: e  dovunque e per tutto il tempo che starete in questo mondo, «il Signore è  vicino! Non angustiatevi per nulla» (Fil 4, 5-6).

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