Quell'incontro inevitabile - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Quell'incontro inevitabile
31° Domenica del Tempo Ordinario anno B
Solennità di tutti i Santi
(Ap.7,2-4.9-14;sal.23;1Gv.3,1-3;Mt.5,1-12a)

Ci poniamo sempre tante domande sulla vita: alcune ci mettono serenità e gioia dentro, altre timore, paura, angoscia, a volte tristezza e disperazione. C’è un giorno in cui tutti, credo, siamo chiamati a interpellarci sulla verità della vita. Ed è la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione dei Defunti. Tutti noi abbiamo avuto vicino, amato, condividendo tanta parte della nostra vita, molti cari che ora “riposanoin pace”. Hanno recitato la loro parte sulla scena di questo mondo, ognuno a suo modo. Chi bene, chi indifferentemente, chi sbagliando. Alcuni hanno vissuto la loro vita come un  continuo “andare verso Dio” e quindi con fiducia nel Signore, abbandonati a Lui, certi della sua Provvidenza e delle sue promesse; altri, invece,  speriamo non noi, inseguendo sogni di grandezza e di bellezza esteriore, di potere, di carriera a fini personali, cercando in tutti i modi piaceri e godimenti: cose tutte che non conoscono l’eternità. Sogni che si sono spenti il giorno del “ritorno a Casa”. Ma, come in tutte le cose, la verifica di ciò che siamo stati e di ciò in cui abbiamo creduto viene alla fine, in quell’inevitabile incontro con il Dio-Amore. Saranno messi allora in luce: o tutto il nostro egoismo, oppure tutta la nostra carità e generosità. Dice la lettera agli Ebrei: “ Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a Lui dobbiamo rendere conto”(Eb.4,13) In questa vita il Signore ci affida un grande tesoro che racchiude tutta la nostra ricchezza, quella che ci rende davvero persone; ma che racchiude anche tutti i nostri drammi, quelli che causiamo a noi stessi e quelli che causiamo agli altri: il tesoro della libertà di scegliere e della responsabilità delle nostre scelte.
Che si voglia o no, si creda o no, rimane la certezza di un giorno, “il nostro più importante giorno”, dopo quello della nascita, che mette fine ai giorni di questa terra, per aprirsi al giorno senza sera, che è la morte. E nella solennità di tutti i santi, come nella commemorazione dei defunti, tutti per un momento cerchiamo di ricordare, o ancora meglio, di rivivere i momenti di una vita vissuta insieme. Un amore partecipato qui sulla terra e che sentiamo, profondamente, non può essere finito, ma che attende solo di trovarci insieme. Ce lo descrive molto bene l’Apostolo Giovanni nell’Apocalisse: “Vidi ancora una grande folla di persone di ogni nazione, popolo, tribù e lingua che nessuno riusciva a contare….Non avranno più né fame, né sete, né soffriranno il sole e l’arsura. L’Agnello che è in mezzo al trono, avrà cura di loro come. un pastore ha cura delle pecore…Dio scioglierà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap. 7,9-16). E’ la moltitudine dei Santi.  Tra loro, forse, ci sono i nostri cari. O forse attendono il momento di farne parte. Per questo onoriamo la loro memoria, orniamo le loro tombe, come a voler offrire un fiore e dire “Vi voglio sempre bene e…aspettatemi”. Il rischio è che non andiamo oltre e ci fermiamo ad esteriorità che servono a noi e non a loro. I nostri cari defunti attendono da noi non solo preghiere e suffragi ma frutti di vita buona. “Non portate fiori- trovo scritto spesso in occasione della morte dei nostri cari - ma offrite elemosine per i poveri”. I nostri cari ci ricordano che il modo migliore per spendere la vita e per ricordarli è quello di vivere facendo del bene, amandoci fra noi, come fratelli, perdonandoci, incoraggiandoci, comprendendoci. Se non facciamo così, rischiamo di morire ancora prima…di morire! Quando Dio chiamò vicino a sé il grande e amato Papa Giovanni Paolo II, assistemmo non solo al dolore di tutta l’umanità, ma rimase indelebile quella marea di gente, che voleva vedere almeno la tomba, toccarla come a dare una carezza e pare di sentire le sue ultime parole rivolte ai giovani: “Vi ho atteso tanto e siete venuti: grazie!” E la gente gridò, come a ricordare che la sua morte era un ingresso trionfale in Cielo: “Subito santo”. E lo è. E proprio davanti alla vita di questi santi, che muoiono in modo santo così come sono vissuti, cadono come foglie morte tutte le stupide illusioni o cattive interpretazioni della bellezza della vita, e si affaccia la verità della nostra sola vocazione al Cielo. Non vorrei augurare a nessuno, ma proprio a nessuno, di sentirsi dire, quel giorno, le parole che si sono sentite dire le vergini stolte delle quali parla il vangelo: “ In verità vi dico: non vi conosco”(Mt.25,12) Occorre, dunque, vivere la vita come una continua attesa del nostro Sposo: Cristo Signore. C’è un tempo in cui tutti veniamo educati a vivere…Bisogna anche educarci e saper educare a ben morire, preparandoci a  quell’inevitabile incontro in cui sarà messa a nudo tutta la verità di noi stessi .


Don Roberto Zambolin



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