Quando viene a mancare il vino... - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Quando viene a mancare il vino...
2° Domenica del Tempo Ordinario anno C
(Is.62,1-5; sal.95; 1Cor.12,4-11; Gv. 2,1-11)

L'amore è un evento possibile, meraviglioso, ma anche fragile, che va custodito con cura e con fede. Le nozze sono occasione di festa. La mancanza di vino, che mette in pericolo la gioia degli sposi, fa riflettere sull' eventualità che la gioia dell'uomo sia in qualche modo compromessa, sino a venir meno. È l'esperienza anche nostra. Tutti tendiamo alla gioia; desideriamo essere felici, appagati, sereni, in pace, soddisfatti della nostra vita. Negli spazi della nostra esistenza vorremmo scoprire un significato o una presenza che siano veramente il respiro e l'anima delle nostre giornate. A volte ci interroghiamo circa la nostra capacità di essere contenti: può capitare che qualcosa getti un' ombra sulla gioia di vivere e sulla capacità di amare. Vorremmo l'amore, unito alla verità e alla pace. Ci interroghiamo se l'uomo e la donna di oggi possono riuscire a mostrare sempre un volto felice e riconciliato, pieno di speranza di fronte alla vita. Che cosa si pensa oggi dell' amore? Quali forme di amore convincono veramente? Che cosa cercano per essere felici i ragazzi e le ragazze di oggi? Che cosa nella vita delle persone mortifica la gioia di vivere, spegne il desiderio di legami duraturi? Molti si domandano se vale ancora la pena di sposarsi e di avere una famiglia.
Il divario tra ciò che sogniamo e ciò che viviamo può mortificare i nostri desideri, renderci deboli, incapaci di grandi affidamenti e di vere fedeltà. Le difficoltà della vita di ogni giorno, dove tutto, spesso, è così uguale e monotono, rendono più faticoso lo sforzo di riscoprire la bellezza della dignità di ogni persona, il valore della relazione umana, il senso della fedeltà e della fecondità dell' amore. Vorremmo sempre qualcosa di diverso e di più grande, di appagante e di definitivo. Dove troviamo le sorgenti della gioia? I cristiani, che si sposano in Cristo, cercano nella sua Parola, nella contemplazione del suo volto, le strade su cui indirizzare la loro vita. Con la forza del Vangelo si impegnano a vivere nel dono di se stessi, nella fedeltà di un amore che cammina e che progredisce anche nel perdono e nella reciproca riconciliazione. Sono molte le famiglie che si amano così e che rendono lode a Dio. Ma può venire il momento, nella vita di coppia e di famiglia, in cui improvvisamente si ha l'impressione che venga a mancare qualcosa di importante per la qualità della relazione e per la gioia dell' esistenza. Qualcuno s'accorge che gli invitati alla festa non hanno più vino. Nel simbolismo biblico il vino significa gioia, abbondanza, pienezza, esuberanza di vita, risorsa per superare stanchezze e vincere delusioni. A un certo punto sembra che questa gioia diminuisca e si disperda nella normalità della vita. La mancanza del vino richiama l'esperienza quotidiana del disagio, quando qualcosa di concreto sembra incrinarsi e qualcosa di promesso venir meno. La gioia, che da sempre è legata all' amore, quasi vacilla, si deturpa, è incapace di alimentarsi, di resistere e di durare. Ci sono giorni in cui gli affetti, le amicizie, i rapporti che si sono costruiti con pazienza si allentano e si scompongono, appaiono non credibili, insufficienti a dar gusto alla vita. In momenti come questi sembra di udire ancora le parole discrete di Maria, la madre: «Non hanno più vino!». Viene in mente l'analoga situazione di disagio delle vergini della parabola: «Non abbiamo più olio, le nostre lampade si spengono» (Matteo 25,8). Sono occasioni in cui la creatura umana si scopre carente, distratta, incapace. La festa finisce e lascia il posto alla delusione. Sappiamo che l'amore va continuamente costruito, attraverso la preghiera, l'umiltà del cuore e la dedizione della vita. Sappiamo che la famiglia è un dono grande, ma che richiede anche grandi sacrifici. Sposarsi è una grazia e un impegno. A compromettere la gioia dell' amore intervengono anche la consapevolezza del nostro peccato, la constatazione del male che è dentro di noi e dell'incapacità a migliorarci. A volte si ha la sensazione di essere interiormente svuotati, come le anfore di pietra a Cana;.che le risorse dell' amore coniugale, le scorte di vino o di olio, siano diventate insufficienti o mancanti. In questi momenti i coniugi devono “fare memoria del loro iniziale incontro”: non per caso sono insieme, e nemmeno solo perché lo hanno deciso loro, ma perché innanzitutto Dio li ha fatti incontrare, li ha voluti insieme. Ho incontrato coppie che hanno creato un angolo nella loro casa dove con molta solennità hanno posto un leggio con la Bibbia sempre aperta e dove spesso trovano il tempo per attingere dalla Parola la forza del matrimonio e della famiglia. Nell’ascolto delle Scritture si interrogano che cosa Dio chieda a loro. E sulla tavola  del loro dialogo coniugale lo Spirito  torna ad offre il vino migliore per la festa, come il primo giorno di nozze.


Don Roberto Zambolin


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