QUANDO DICI AMORE
6° Domenica di Pasqua
(At. 10,25-27.34-35.44-48; sal. 97; 1Gv.4,7-10; Gv. 15,9-17)
Nella sua prima lettera, l’apostolo Giovanni scrive: “Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio, perché Dio è Amore”(1Gv 4,7). Indicandone l’Origine, l’apostolo parla dell’amore fra gli uomini, come il riflesso non tanto di una qualità di Dio, ma della sua essenza. Ne consegue un modo diverso di pensare e di vivere l’amore, da come lo pensiamo e lo viviamo noi. L’amore, per noi, è quel complesso di sentimenti che nasce spontaneo dal cuore, fatto di attrazione, simpatia, desiderio,passione,compiacimento e soddisfazione di sé. Nel linguaggio del Nuovo Testamento per parlare di tale amore si usa il termine greco “eros”. L’apostolo usa, invece, la parola “àgape” per dire la qualità delle relazioni amorose che sgorgano da quella Sorgente. Le Sante Scritture sono il documento privilegiato per comprendere tale amore; esse infatti non sono altro che la narrazione della vicenda storica dell’amore di Dio per gli uomini. Pagina dopo pagina, nelle Sante Scritture scorgiamo un Dio che sembra non darsi pace, un Dio dal cuore inquieto. E’sceso sulla terra per cercare e salvare ciò che era perduto, per dare la vita a ciò che non l’aveva più. È un Dio che si fa mendicante, mendicante di amore. In verità, mentre Egli stende la mano per chiedere amore lo dà agli uomini. In Cristo crocifisso e risorto, Dio scende nel basso della vita degli uomini per poterli amare là dove si trovano e come si trovano. Non attende di essere amato dalle sue creature, né attende conferme. Ama perfino gli esseri immeritevoli del suo amore, i peccatori, i più lontani da Lui, i senza Dio e li ama ancora più dei giusti, proprio perché non hanno né bellezza né dignità per essere amati, perché nessuno li ama, perché sono ritenuti non amabili. Paolo dice che Dio ha scelto le cose che non contano perché contassero; ha scelto le cose che sono abominevoli di fronte agli uomini, per farne oggetto della sua grazia (1Cor 1, 28). Questo è il Dio dei Vangeli; un Dio che è mosso da un amore che sembra attratto proprio dalla mancanza di vita, dalla negazione dell’amore. Dio è Amore che “perde la faccia” pur di raggiungere il più disgraziato degli uomini e arricchirlo della sua amicizia. E noi? Se la persona amante compie un tradimento o un’azione infedele verso l’amata/o tutto salta e ognuno va per la sua strada. Non raramente capita che l’amore è confuso con la gratificazione di un rapporto, più che essere capacità di costruirne uno in maniera libera e solida. Non viene colto come dono di sé: quest’ultimo, infatti, comporta sempre un esodo da sé, impegnativo, fatto di attesa, di sacrificio e di rinuncia a pretese. L’amore vero è una perla, un diamante di rara bellezza che si trova in una personalità libera e liberante, non certo dentro un “io” pieno di bisogni e di voglia autoreferenziale. Pertanto lo scoprirsi amati, ti interroga, ti mette in questione su tante cose della tua vita; non raramente richiede tagli, purificazione e conversione per poter dare una risposta piena, ricca di libertà e di verità dentro le quali solo ci si può riconoscere capaci di dare amore. Altrimenti ciò che chiamiamo amore sarebbe una variante delle tante forme di egoismo, di difesa, di compensazione messe in atto non dalla forza della nostra libertà ma da quella della nostra paura. Se poi, come credenti, vogliamo dare un nome all’amore, dargli un volto, possiamo dire che l’amore è Gesù. L’amore è tutto ciò che Gesù ha detto, vissuto, fatto, amato, patito. L’amore è cercare i malati, è avere come amici noti peccatori e peccatrici, samaritani e samaritane, gente lontana, nemica e rifiutata. L’amore è dare la propria vita per tutti, è il coraggio di restare anche soli per non tradire il Vangelo, è avere come primo compagno in paradiso un condannato a morte, il ladro pentito... I legami di affetto tra gli uomini basati sull’attrazione “naturale” sono labili, basta poco per rovesciarli e distruggerli. È diventato raro legarsi per la vita e difficile sentire la definitività nei rapporti. L’amore per sé, che ha nella soddisfazione personale più che nella felicità altrui la sua ragione d’essere, non è così forte da resistere alle tempeste e ai problemi della vita. Tante, tantissime sono le vittime che cadono su questo fragile e sdrucciolevole terreno. Solo l’amore di Dio è la roccia salda che ci risparmia dalla distruzione, sulla quale fondare ogni relazione d’amore che duri nel tempo. Ecco perché Gesù invita i suoi a “rimanere nel suo amore”. Amico/a prova a fare la radiografia del tuo amore.. per stabilirne il grado di verità e la qualità, la purezza e la trasparenza. Forse, potresti avere qualche sorpresa, e speriamo bella.