Pescare in mare aperto - Il Mondo di Aquila e Priscilla

Vai ai contenuti
Fiumi d'acqua viva...

Pescare in mare aperto
3° Domenica del Tempo Ordinario anno B
(Gio 3,1-5; sal. 24;1Cor.7,29-31; Mc. 1,14-20)


Siamo  all’inizio del ministero di Gesù, della sua attività di maestro e profeta. Dopo il Battesimo al fiume Giordano e le tentazioni nel deserto che Gesù ha superato con la forza e la luce della Parola di Dio, (cf. Mc 1,9-13), dopo l’arresto e l’uccisione  di Giovanni il Battezzatore, di colui che era “voce” (cf. Mc 1,3; Gv 1,23), Gesù gli subentra, quasi in un’ideale successione, e riprende la predicazione sulla necessità della conversione. Quanti desiderano essere suoi discepoli, Gesù li sollecita a rendersi disponibili al cambiamento di vita, ad avere il coraggio di riconoscere la dipendenza e la schiavitù dagli idoli, e chiede la ferma decisione di ritornare a Dio, aderendo a Lui con una fede concreta, perché “senza le opere la fede è morta”.(Gc.2,26) La conversione è un atto da persone mature, perché rappresenta un salto di qualità nella propria vita, che dà dignità alla propria persona. Lo sappiamo bene: si cerca sempre una scappatoia per sottrarsi ad una decisione radicale. Mettersi di fronte a se stessi, in verità e sincerità, non è facile; ci può mettere in crisi e farci girare dall’altra parte, almeno finché ci riusciamo.. Occorre, invece, arrendersi a Dio! Solo dopo un cammino di resa incondizionata al Signore, possiamo davvero seguirLo e diventare “pescatori di uomini”. Nel Vangelo di oggi, il “Seguitemi”(Mc.1,17) di Gesù, infatti, viene dopo l’invito: "Convertitevi, il Regno di Dio è vicino".(Mc.1,15) Certe "difficoltà cosiddette mentali" non sono che un alibi per non arrendersi a Dio. C'è gente che chiacchiera, discute, fa del salotto sulle cose di fede, ma  poi non sa decidersi a "vivere di fede”.(Gal.3,11)  E' difficile convertirsi! Perché è difficile rinnegare se stessi, giorno per giorno, prendere la croce e seguire Gesù. (Mc.8,34) “Le tentazioni di Dio risultano più pericolose di quelle del diavolo": ci scorticano fino all'ultima pelle (Alessandro Pronzato). Vale per noi sacerdoti e voi operatori pastorali: dopo le attività apostoliche, i catechismi, le belle liturgie, il servizio agli ammalati, invece di chiederci se la gente è rimasta contenta, non dovremmo piuttosto domandarci:"Ho aperto la strada alla grazia di Dio nella loro vita?" Si tratta di trasmettere non nozioni, o doveri di fede, ma di agevolare l’incontro con una persona: il Cristo di Dio, il Vivente! La nostra missione, infatti, non è quella di fare contenta la gente, ma di convertirla. Che importa dire tante belle parole, o fare tante interessanti iniziative, se si dovesse affermare che i nostri fedeli o gli ammalati o assistiti ne restarono ammirati, ma non si sono convertiti? Mi è capitato tra le mani un libretto di un certo padre Giacomo Monsabrè un sant'uomo. Ebbene, quando in sua presenza venivano esaltati il suoi discorsi o talune iniziative alle quali la gente accorreva numerosa, egli, con senso di profonda umiltà, soleva dire: "Sì, viene tanta gente ad ascoltarmi, che non c'è più posto, e, per trovarne, faccio salire gli uomini fino sui confessionali: ma il Curato d'Ars li fa entrare nei confessionali, e non una sola volta: lui la gente la converte! E noi? Vera conversione fu quella degli Apostoli, che "lasciate le reti", seguirono subito Gesù. Fu cambiamento di mentalità e conseguente inversione di rotta:"Lasciarono le reti…lasciarono Zebedeo sulla barca".(Mc.1,15-20) Pescavano in una direzione.. si resero disponibili per diventare pescatori di uomini. Da pescatori di lago, diventarono pescatori di.. terra: ovunque c'era un'anima da salvare, là andavano, spingendosi ben oltre la terra di Israele, ma entrando anche nei territori pagani."Lo seguirono", si affidarono a Lui. "Credere" è proprio questo affidarsi completamente al buon Dio: così semplicemente, in perfetta "nudità": lasciate le reti, lo seguirono, per vivere con Lui, di Lui e di niente altro. Seguendo Gesù, non possiamo più vivere di noi o per noi, ma di Lui, vedendo in tutto, Lui: nelle persone e negli eventi. Così ogni giorno, con le sue novità e le sue difficoltà, con le sue sfide e le sue provocazioni è il luogo per stare con Cristo. Cristo non sceglie un modo diverso per essere presente ma, come traspare in tutta la Parola di Dio sceglie la storia come luogo di incontro. Non è uno sforzo intellettivo e neppure morale ma anzitutto uno stimolo fisico ed esistenziale al camminare con Lui. Solo dopo, si può diventare pescatori di uomini. Ecco perchè il cristiano e la Chiesa sono sempre in cammino per convertirsi a Cristo: per essere fedeli al Mandato, custodi attenti delle sue parole. Parole che non si diluiscono con le mode. Con la sensibilità umana spesso superficiale del sentire comune. Gesù non ha detto infatti  "Seguitemi per stare meglio, per fare meno fatica, per avere pane e benessere." Ma, "Seguitemi!!" Tout court! L'esperienza del seguire Gesù, è esperienza di passi e talvolta di cadute, ma soprattutto è esperienza di sguardi nello sguardo, quello intenso, amoroso e provocatore di Gesù che... ti da la pace ma non ti lascia in pace e ti chiama sempre oltre, oltre te stesso oltre il tuo piccolo mondo; oltre il tuo piccolo cuore, oltre le tue povertà. Ecco perché  diventare pescatori di uomini è spingersi oltre, sempre più oltre..“Andate al largo e gettate le reti. Lì troverete” (Lc.5,1-10).Non possiamo annunciare Cristo solo a coloro che stanno sulla riva o che incrociamo lungo la riva, là dove noi ci sentiamo più sicuri e, tutto sommato, senza grosse provocazioni, ma dobbiamo andare a pescare al largo, dove il mare è più burrascoso, più profondo; e,dunque, più difficile è la pesca. Anche noi dovremmo avere un pò più fede e fidarci di più della Parola del Signore.


Don Roberto Zambolin


Stampa Ritorna


Copyright © Il Mondo di Aquila e Priscilla By Salvo Massa
Torna ai contenuti