Per sperare ancora serve amore...ma di quello! - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

PER SPERARE ANCORA SERVE AMORE…MA DI QUELLO!
QUINTA DOMENICA DI PASQUA
(Atti 14,21b-27; salmo 144; Ap. 21,1-5a;Gv.13, 31-33a. 34-35)

Giuda deve uscire dal Cenacolo perché Cristo possa essere glorificato e Dio stesso possa essere glorificato in Lui (Gv.13,31: che strano modo di agire quello del Signore! Proprio quando sta per essere tradito, Cristo dice di essere glorificato da Dio. In ebraico, la parola “gloria”, significa peso, consistenza, valore, importanza; dar gloria a qualcuno è riconoscergli tutta la sua importanza, tutto il valore del suo esistere. Noi sappiamo che Dio è Amore, esiste in quanto ama. In questo consiste l’importanza di Dio per noi, il suo peso nella storia degli uomini. Dargli gloria è riconoscere la storia della salvezza, come storia della Trinità amante; ma dare gloria a Dio, di conseguenza, è anche far posto a Lui nella nostra vita, vivere per Lui, evangelizzare il suo Amore. Riconoscere l’importanza di Qualcuno è lasciare che la sua presenza e il suo essere si possano manifestare, esprimere compiutamente. Dare gloria a Dio è anche lavorare perché l’amore di Dio si possa diffondere sempre di più sulla terra e perché ad ogni uomo venga riconosciuta la dignità di essere stato fatto ad immagine e somiglianza di questo Amore. Ogni persona, anche il più grande traditore, il più grande mafioso…il più grande Giuda porta in sé l’impronta creatrice dell’Amore di Dio: dunque è infinitamente amabile e amato da Dio. Ecco perché la Chiesa richiamando ogni uomo alla conversione, anche in casi di persone che si siano macchiate di efferati delitti, non si mette mai “contro” qualcuno, perché l’amore è sempre “per”…Come Cristo, senza esclusione, ha lavato i piedi anche a Giuda, qualche momento prima di essere da lui tradito, così fa chi opera per la salvezza e la riabilitazione dei peccatori: non con spirito di vendetta, di odio, di occhio per occhio e dente per dente, ma sempre con spirito di servizio; amore non è desiderare la tua morte per avere giustizia sulla mia, ma è desiderare la mia morte per salvare te dall’abisso! Così l’Amore di Dio viene glorificato nel dono di me stesso perché, grazie a tale dono, il Bene vince sul male, la vita sulla morte. La persona, con la grazia trasformante della fede in Cristo morto e risorto, va oltre le forze istintive che tendono ad aggredire e a punire, distruggendo l’altro, ed entra nel circuito della vita divina, dell’Amore che salva. Il cristiano crede nella vita, in tutte le sue forme, e apre la strada all’azione dello Spirito Santo che continua ad operare nel cuore delle persone, a rompere il ghiaccio di molti cuori, a ricucire rapporti che sembravano irrimediabilmente finiti. Nonostante i fatti di cronaca di questi giorni che ci raccontano violenze di vario genere, ( l’uccisione di Vanessa nella metropolitana di Roma e gli atti di pedofilia alle elementari di Rignano Flaminio, ad esempio), noi dobbiamo continuare a credere che l’Amore di Dio può ancora essere glorificato nella vita di tante donne e di tanti uomini; possono ancora nascere fiori anche in mezzo al deserto, perché tra tante malvagità c’è chi crede che anche i peccatori sono figli dello stesso Padre e noi siamo fratelli! E opera di conseguenza. Non basta la denuncia, è urgente l’annuncio e di quello!!….con la vita, voglio dire. E’ questo, infatti, che convince. Qui entra in gioco tutta la forza e la coerenza della nostra fede che per operare nell’oggi, ha bisogno di essere sempre più robusta e continuamente alimentata, ben piantata nella terra feconda della Parola di Dio, irrigata da una vita sacramentale fino al punto da dire : “ Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”Gal.2,20. Gesù ha percorso per primo questa strada di amore infinito, accogliendo, sanando, guarendo, convertendo, trasformando i ladri in persone generose, le adultere in donne capaci di un amore tenero e disinteressato, gli imbroglioni in gente corretta: perché noi non possiamo farlo? E’ venuto meno lo Spirito Santo o forse, manca, un po’ più di coraggio e di fantasia evangelizzatrici? Più in generale, come possiamo amarci come Lui ci ha amato? Anzitutto accettando di morire a noi stessi, mettendo da parte il nostro egoismo che è sempre pronto a mettere al primo posto i propri interessi. Diciamo anche che non va sottovalutata la cura della nostra personalità umana. Se la vita è dono di Dio, dobbiamo renderla il più possibile buona e bella: certe forme di irritabilità, di impulsività, di aggressività, di non accettazione degli errori degli altri; la scarsa tolleranza alle frustrazioni, le antipatie immotivate e ricorrenti, quell’emarginare coloro che non la pensano come noi, l’ostinazione nel non voler concedere la riconciliazione a chi ci ha offeso e tante altre forme di indurimento del cuore, piccole o grandi, non ci aiutano certamente a vivere il Vangelo: vanno curate e sanate. Chi lo sa: forse bisogna partire di qui, per arrivare poi a dire che “ la gloria di Dio è l’uomo vivente!”


Don Roberto Zambolin


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