LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
(Capp. 13 - 18, 1; Funk 1, 183-187)
Nella fede e nella carità di Cristo
Nella fede e nella carità di Cristo
Procurate
di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la
lode a Dio. Quando vi radunate spesso, le forze di Satana sono
annientate e il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia
della vostra fede. Nulla è più prezioso della pace, che disarma ogni
nemico terrestre e spirituale.
Nessuna di queste verità vi
rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore
per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della
vita: la fede è il principio, l'amore il fine. L'unione di tutte e due è
Dio stesso, e le altre virtù che conducono l'uomo alla perfezione ne
sono una conseguenza.
Chi professa la fede non commette il
peccato e chi possiede l'amore non può odiare. «Dal frutto si conosce
l'albero» (Mt 12, 33): così quelli che fanno professione di appartenere a
Cristo si riconosceranno dalle loro opere. Ora non si tratta di fare
una professione di fede a parole, ma di perseverare nella pratica della
fede fino alla fine.
È meglio essere cristiano senza dirlo, che
proclamarlo senza esserlo. È cosa buona insegnare, se chi parla pratica
ciò che insegna. Uno solo è il maestro, il quale «parla e tutto è fatto»
(Sal 32, 9), e anche le opere che egli fece nel silenzio sono degne del
Padre. Chi possiede veramente la parola di Gesù è in grado di capire
anche il suo silenzio e di giungere così alla perfezione. Egli con la
sua parola opererà e con il suo silenzio si farà conoscere.
Nulla
è nascosto al Signore; anche i nostri segreti sono davanti al suo
sguardo. Facciamo dunque ogni cosa nella consapevolezza che egli abita
in noi, perché possiamo essere suo tempio e perché egli in noi sia il
nostro Dio. Così è di fatto e lo vedremo con i nostri occhi se
giustamente lo amiamo.
Non illudetevi, fratelli miei; coloro che
corrompono le famiglie non erediteranno il regno di Dio (cfr. 1 Cor 6,
9-10). Se coloro che così fecero secondo la carne furono puniti con la
morte, quanto più non dovrà essere punito colui che con perversa
dottrina corrompe la fede divina, per la quale Gesù Cristo è stato
crocifisso? Un uomo macchiatosi di un tale delitto andrà nel fuoco
inestinguibile, e così pure chi lo ascolta.
Il Signore ha
ricevuto sul suo capo un'unzione preziosa, perché si diffondesse nella
sua Chiesa il profumo dell'immortalità. Guardatevi dunque dalle
pestifere esalazioni del principe di questo mondo, cioè dai suoi errori,
perché non vi trascini in schiavitù, lontano dalla vita che vi aspetta.
Perché non diventiamo tutti saggi, ricevendo la conoscenza di Dio, che è
Gesù Cristo? Perché corriamo stoltamente alla rovina, per l'ignoranza
del dono che il Signore ci ha benignamente concesso?
Il mio
spirito non è che un nulla, ma è associato alla croce, la quale se è
scandalo per gli increduli, per noi invece è salvezza e virtù eterna
(cfr. 1 Cor 1, 20-23).