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MARIA E LE SCRITTURE
Introduzione

Il processo attraverso il quale la Chiesa giunse all'elaborazione di un canone delle Scritture fu assai lungo e travagliato: non vi fu mai un documento emesso dalla Chiesa con un elenco preciso dei libri apocrifi e una loro esplicita condanna. Il Decreto gelasiano ha carattere privato e anche i concili di Firenze e di Trento, che pure forniscono un elenco di libri canonici, non si sono espressi su quelli apocrifi. Questa plurisecolare assenza di un confine netto e definito tra libri canonici e libri apocrifi spiega la diffusione nella pietà, nella letteratura e nell'arte cristiana di tradizioni extratestamentarie. Per quanto riguarda Maria, essa fu conosciuta dal popolo, più che attraverso i vangeli, grazie alla diffusione di scritti apocrifi come il cosiddetto Protovangelo di Giacomo, che furono tradotti in varie lingue e influenzarono profondamente la devozione popolare. Solo lentamente nel tempo si presero le distanze da questi racconti, capaci senz'altro di soddisfare la curiosità popolare, ma distanti dallo spirito evangelico.
Ora, al centro del messaggio neotestamentario vi è una realtà teologica e cristologica: Dio è intervenuto per la salvezza dell'umanità nell'evento pasquale della morte e resurrezione di suo Figlio Gesù, il Cristo. Costantemente il Nuovo Testamento afferma che «non vi è altro Nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12), se non il nome di Gesù Cristo; non c'è altro Nome da invocare per la salvezza (Rm 10, 13), non c'è altro Nome nel quale «si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra» (Fil2, 10). Questa verità essenziale e irrinunciabile del messaggio cristiano ha conosciuto a volte momenti di oblio: una comprensione non piena dell'umanità di Dio in Gesù di Nazaret, di cui Maria è madre; un'esaltazione ipertrofica della Chiesa, di cui Maria è figura; un mancato riconoscimento nella vita del credente della presenza efficace dello Spirito santo, di cui Maria è stata ricettacolo e accoglienza, hanno finito per introdurre nella mariologia sviluppi non privi di ambiguità e tendenze polemiche. Né lo straordinario, né il miracoloso, né la sapienza mondana possono illuminare la figura di Maria, ma solo la «parola della croce» e la «stoltezza della predicazione» (1 Cor 1, 18-25). La rivelazione è compiuta con Gesù Cristo e nulla può esservi aggiunto, perché egli stesso è la rivelazione. Quel che Maria ha detto e fatto rinvia a Cristo, in Cristo trova fondamento e da Cristo prende senso e luce, e comunque si trova tutto contenuto nelle Scritture. Ritengo significativo riportare le parole semplici della semplice Teresa di Lísíeux che così si esprimeva, alla fine del XIX secolo, riguardo a Maria e alle prediche su Maria che ascoltava: «Quanto poco conosciamo della sua vita! Non è necessario dire cose inverosimili, che poi nessuno conosce [ ... I. Perché una predica sulla santa Vergine mi piaccia, e m ifaccia del bene, mi deve far vedere la sua vita reale e non una vita fantastica; e sono sicura che la sua vita reale era proprio semplice. Ce la fanno vedere inaccessibile, e invece bisogna farla vedere imitabile, farne scoprire le virtù, dire che viveva di fede come noi, e provarlo con i testi del vangelo in cui leggiamo: 'Essi non capirono ciò che diceva loro (Lc 2,5). Oppure, a ancora più misteriosamente: ‘1 suoi genitori erano meravigliati di ciò che si diceva di lui" (Lc 2,33). Se succede che, ascoltando una predica, uno è obbligato a sbalordirsi dall'inizio alla fine, allora se ne ha abbastanza! E può succedere che qualcuno arrivi perfino a sentirsi allontanato, di fronte a una creatura così eccelsa» . Per questo è essenziale ritornare alla Scrittura e alla sua sobria presentazione della madre di Gesù. Certo, il Nuovo Testamento non contiene una biografia diMaria (come neppure di Gesù) e non trasmette una cronaca degli eventi che la riguardano. Né è possibile procedere con una dissezione dei testi, cercando di rinvenire diverse stratificazioni con diversa autorevolezza e di separare con taglio preciso il livello storico dalla rilettura teologica. Non è cioè possibile dissociare la figura di Maria dalla riflessione teologica con cui gli evangelisti e gli autori neotestamentari l'hanno ritratta; non è possibile scindere i fatti dal senso che gli autori hanno loro attribuito: narrare i fatti accaduti, dare un volto ai protagonisti, consegnarli come modello, mostrarne la simbologia, è un'unica operazione avvenuta nella Chiesa nascente, entrata nella tradizione, raccolta dai redattori, consegnata ai credenti. Sempre, nel Nuovo Testamento, Maria è presentata alla luce di Cristo e delI'evento pasquale.
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