Malati d'amore - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Malati d'amore
4° Domenica di Quaresima anno B
(2 Cr 36,14-16.19-23Sal 136,1-6Ef 2, 4-1;Gv 3, 14-21)

Siamo oltre la metà del pellegrinaggio quaresimale e la liturgia di questa domenica, interrompendo per un momento l'austerità di questo tempo, invita a "rallegrarsi". Tale invito sembrerebbe non aver più senso da quando la quaresima non è più avvertita nella sua severità e il digiuno è quasi totalmente disatteso. Ed in effetti, questi quaranta giorni, per molti di noi forse, scorrono per lo più come tutti gli altri, spesso banali e subiti. Perché, comunque, questa esortazione a rallegrarsi? Il motivo è dato dall'avvicinarsi della Pasqua, ossia del giorno in cui il bene vince sul male e la vita sconfigge la morte. Torna spesso nel Vangelo di oggi  l’espressione: "Avere la vita eterna".: non indica solo la promessa di una beatitudine che è dopo la vita terrena, quando sarà passata per tutti “la scena di questo mondo”(1Cor.7,31) e saremo nell’al di là.. quanto piuttosto la reale partecipazione alla vita divina già fin d'ora; la possibilità che noi abbiamo, nel presente, di sentire la nostra vita come dono di Dio che sta crescendo, sviluppandosi, realizzandosi in pienezza. Proviamo a sostituire  l’aggettivo “eterno” con altri aggettivi che esprimono bellezza, pienezza, bontà. Quello che Dio desidera, quello che il Signore brama ardentemente nel suo grande amore per noi, è che le persone vivano una vita piena, bella, realizzata, completa e soddisfacente. Ma questo è possibile solo vivendo una vita che è “amore consegnato”. Nel "consegnare il Figlio” alla morte, il Padre manifesta la sua straordinaria passione per l'uomo. Così anche noi “consegnando  nella libertà” la vita per i fratelli in tutte le situazioni della nostra esistenza, facciamo di tale consegna una sorgente di gioia che finisce per riempire la cisterna del nostro cuore, di fecondarlo di opere di bene e trasformarci progressivamente in persone che sono carità, fatta incarnazione della grande Carità di Dio. Se l’egoismo e le ingiustizie umane, continuano a mietere vittime attorno a noi è proprio perché questo modello divino di amore,  espresso nella croce di Cristo, fa paura e ribalta totalmente la nostra coscienza e il nostro cuore fino a scuoterlo nel profondo, là dove hanno origine quelle opere morte che poi, uscendo fuori, contaminano l’uomo. (Mt. 15,11)  Nella morte di Cristo, offerta per amore e vissuta in comunione con Dio, il negativo è diventato positivo, la sconfitta è diventata vittoria e fonte di vita. Chi "guarda" il crocifisso con fede,si lascia determinare nel proprio comportamento dalla logica dell’amore di Cristo, Come quel lontano serpente di rame, per chi lo guardava era la salvezza, (Nm.21,8) così nei giorni del nostro cammino noi guardiamo il Signore crocifisso e troviamo in Lui il segreto della nostra salvezza. Per questo i nostri occhi sono su di Lui, per fissarlo nel nostro cuore, per non dimenticare mai quella morte del Figlio dell'uomo innalzato da terra. E’ la bellezza dell’amore crocifisso che salverà il mondo; e lo contaminerà se altri, dopo Cristo, seguiranno quel Modello. Quando Mosè stava per costruire la tenda, Dio disse: “Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte".(Es.25,9) Noi abbiamo costruito la nostra terra su altri modelli ed ora ne portiamo le conseguenze: portiamo i segni, un po' dappertutto, dei morsi del serpente.(Num.21,6) Ma il modello, quello che fa sicure le costruzioni dell'uomo, è il modello del monte, è questo Signore Crocifisso. Ecco il modello: questa Croce e tutto l'Amore che vi è racchiuso. È ciò che ci fa cristiani, e fa cristiane le nostre chiese, le nostre case, le nostre istituzioni.. Se bastasse il battesimo per dirci cristiani, sarebbe facile dire chi lo è e chi non lo è. Se bastasse il crocifisso sulle pareti di una casa, allora sarebbe facile dire quali sono le case cristiane. La verifica della qualità del nostro cristianesimo, invece, è questa: se la mia vita, la tua vita, questa chiesa, questa casa è secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte. Noi sul monte che cosa abbiamo visto? Cristo che ci ha salvati non attraverso il Dio dei miracoli, perché Dio non ha fatto nessun miracolo là sulla croce. Egli è morto. Lo esortavano a salvare se stesso e non si è salvato.(Lc.23,37) Lo esortavano a invocare il Padre perché lo salvasse, e il Padre non lo ha salvato. Questa è la verità: la salvezza non viene attraverso i miracoli. Siamo eredi di un cristianesimo che sogna i miracoli e si lamenta con Dio quando non li compie. Sorella, fratello: fissalo il miracolo vero, il vero segno: è questo Signore che sta con le braccia allargate. Questo è il miracolo nuovo. Cristo ha fatto i miracoli sul mare, sui pesci, sui ciechi e sui lebbrosi, ma il miracolo nuovo è questo Dio che non fa un miracolo per sé e rimane con le braccia aperte al Padre e al mondo. Contemplalo il miracolo delle braccia aperte e senti che in questo abbraccio universale ci sei anche tu. Contempla e non dimenticare questa lezione che il Maestro ti confida dalla Croce; questa cattedra della Croce, così diversa dalle cattedre che tengono le distanze e gelano il cuore. Questa "dismisura d’amore”, attrae. E là dove la gente trova una creatura umana che ama così, non conta se donna o uomo, se prete o semplice laica/o, ma che tenga le sue braccia bene aperte come Gesù sulla croce, in segno di accoglienza e di misericordia,  là la gente corre e come…Perché oggi la gente è malata, malata d’amore… E per guarire, non esiste altra medicina  se non il dono di un’altra vita che consegni il suo mal d’amore!


Don Roberto Zambolin


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