Le elemosine del mondo e la luce di Cristo - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Le elemosine del mondo e la luce di Cristo
( Ger.31,7-9; salmo 125; Ebrei 5,1-6; Mc.10,46-52)
TRENTESIMA DEL TEMPO ORDINARIO

Il salmo n.8 pone a Dio una domanda che, chissà quante volte, anche noi abbiamo posto a Lui e a noi stessi: “Signore, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, un figlio dell’uomo perché te ne curi?” (salmo 8,5) E, sempre il medesimo salmo, dà una risposta sublime dell’uomo, così come Dio l’ha pensato e l’ha fatto: egli è poco meno degli angeli ( Sal. 8,9); è la realtà più importante di tutto il mondo creato, capace di dominare e mettere al suo servizio le immense energie del cosmo (Sal. 8,6-7); si distingue in modo netto, per la qualità superiore di vita, dagli animali (Sal.8,8-9). Sempre le Scritture ci ricordano che la grandezza dell’uomo è quella di essere stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio ( Gen. 1,26), che egli “vive”( nel senso più profondamente umano e spirituale del termine) perché Dio stesso lo rende “vivente” facendogli dono dello Spirito, del suo stesso Amore, della sua intimità (Gen. 2,7); generandolo come “figlio” soprattutto, in riferimento al Figlio suo Gesù Cristo. Per questo Paolo afferma: “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”(1Cor.3,22); e ancora si legge nella Scrittura:“Ricordati della tua fine, in tutte le tue opere, e non cadrai nel peccato”(Sir.7,36): così imparerai a non essere un idolatra, che si lascia come incatenare e possedere dalle persone e dalle cose del mondo. “Tutto passa, solo Dio rimane in eterno”(sal. 102,27) Il cieco del Vangelo, Bartimeo, cieco e mendicante, solo ed emarginato, che chiede, anzi che grida a Gesù di riavere la vista, è la parabola di ognuno di noi che mentre cammina sulle strade di questo mondo si trova continuamente in condizioni di bisogno, di indigenza: fisica, psichica, morale e spirituale; e che, per questo, più o meno consapevolmente, in mille modi, grida il proprio bisogno di salvezza, attende chi lo guarisca. E “Da Gesù esce, una forza capace di sanare tutti”(Lc.6,19) Bartimeo, così, diventa anche la parabola dell’uomo che si apre al dono della fede; in particolare del cristiano, che vuole fare sul serio, che vuole davvero “vedere il Bene per gustare la vita”(Sal.34,13) Seguiamo, allora, questo itinerario di fede di Bartimeo. All’inizio della fede sta l’ascolto: “ .Coraggio ,alzati, ti chiama” (Mc.10.49b); l’ascolto, poi, diventa invocazione e preghiera“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” (Mc.10,47-48); poi sequela “Egli balzò in piedi e venne da Gesù”(Mc.10,50b); con la conseguente rinuncia ai legami mondani, alle coperture, alle maschere, ai peccati:“ Egli gettato via il mantello” (Mc.10,50a); infine, vi è la perseveranza nello stare con Gesù e nel seguirlo.“E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada”(Mc.10,52). I discepoli e la folla che si situano tra Gesù e il cieco, sono il simbolo della comunità cristiana che ha ricevuto dal Signore il mandato di farsi ministra della chiamata (Mc.10,49), ma rappresentano anche la possibilità della comunità cristiana di divenire ostacolo all’incontro degli uomini con Gesù, in particolare all’incontro dei più emarginati e dei più poveri. “Molti lo sgridavano per farlo tacere”(Mc.10,48) Quando Bartimeo si sente chiamato da Gesù, la disperazione che lo aveva fatto gridare a gran voce, si muta in prontezza di risposta, balza in piedi e obbedendo a Gesù, subito, si sbarazza di tutto ciò che poteva intralciare l’incontro con Lui. Al contrario dell’uomo ricco, che non ha saputo liberarsi dalla zavorra della ricchezza (Mc.10,21), il cieco getta via il mantello su cui erano le monete ricevute in elemosina e con fiducia e prontezza segue il Signore nel dono di sé. Amici: alle nostre cecità, ai nostri bisogni di affetto, di successo; alle nostre delusioni e frustrazioni, ai nostri limiti umani e morali, ai nostri disagi, il mondo spesso risponde facendoci l’elemosina di tanti surrogati di felicità: promesse di vita facile in cambio di compromessi di ogni tipo; spinelli, alcool e droga per qualche scampolo di piacere; sesso a buon mercato, vissuto spesso nella solitudine interiore ed esteriore, senza amore; imborghesimento della vita per cui non ci facciamo mancare niente, nemmeno il superfluo.. Quanta dipendenza da cose e persone formano per noi, quel mantello pesante di Bartimeo, sul quale attendiamo spiccioli di speranza e felicità. E che fatica a liberarcene! Poveri illusi! Tutto ciò lascia intatti i nostri problemi e non raramente ci rende ancora più ciechi!. Solo Cristo è la risposta al nostro desiderio di luce, al nostro bisogno d’amare e di essere amati. Lìberati, subito, come Bartimeo dal tuo pesante mantello e rivestiti di Lui, della sua luce: allora ci vedrai bene. Per questo nella prima comunità cristiana, i battezzati venivano chiamati “ gli illuminati” e la vita cristiana che dal Battesimo trae inizio era chiamata: “ cammino di illuminazione”. Quale strada stiamo percorrendo?


Don Roberto Zambolin


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