LE BEATITUDINI LIEVITO DEL MONDO
QUARTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Sof. 2,3; 3,12-13; sal.145; 1Cor.1,26-31; Mt.5,1-12a
I testi biblici di questa domenica sono di estrema bellezza e profondità, tali che meriterebbero molti silenzi e poche parole, per essere assimilati “nel cuore”, confrontati con la nostra vita, consegnati infine alla nostra preghiera perché, con il dono dello Spirito, ci possano rendere sempre più simili a Colui che per primo non solo ce li ha proposti, ma soprattutto praticati. In particolare il testo delle Beatitudini non è destinato a pochi eletti, ai cristiani.. migliori, o a coloro che hanno fatto una scelta di vita sacerdotale e/o religiosa: costoro, spesso, sono percepiti come persone che vivono al di fuori di un contesto…mondano. Tutti dobbiamo “stare nel mondo”, per contagiarlo con la luce della Parola, anche se non dobbiamo essere del mondo.(Gv.17) Il testo delle Beatitudini è,infatti, una proposta di salvezza proprio per un mondo migliore, redento, salvato in Cristo. Assunte con serietà nella vita, le Beatitudini possono cambiare radicalmente i criteri delle relazioni fra di noi. Sono certamente cariche di utopia, non tanto perché irrealizzabili, quanto perché ci fanno percepire la distanza fra il mondo come Dio lo ha pensato e voluto e come gli uomini, purtroppo, lo hanno e lo stanno riducendo. Il testo delle Beatitudini dice ciò che Dio desidera per la persona da Lui creata: la felicità, la gioia. Nel testo greco, infatti la parola macarioi (beati) significa felici. Egli chiede ai suoi figli una esistenza e una convivenza fatta di fraternità, di perdono, di pace, di ricerca e di promozione del bene comune che sole accrescono e rendono gioiosa quella vita che Lui stesso ci ha donato. Ciò che oggi appare, invece, drammaticamente chiaro, è che le persone sembrano non amare più se stesse, anzi quasi si autodistruggono con i loro arrivismi, le loro sopraffazioni, le lotte, le violenze, e tante altre forme di egoismo. Si tratta di abbandonare la strada della esaltazione del proprio io ad ogni costo, per avvicinarsi sempre di più a Cristo, via verità e vita. Diceva Raul Follereau: “ La vera disgrazia che ti possa capitare è di non essere utile a nessuno e che la tua vita non serva a niente”. Giovanni Paolo II scriveva: “ Chi si avvicina a Cristo, diventa anch’egli più uomo. L’uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e persino apparenti criteri e misure del proprio essere deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte avvicinarsi a Cristo”.(Redemptor Hominis,n.10) Le Beatitudini non sono un codice di vita, o delle norme morali in pillole, ma sono un progetto di vita, attraverso il quale dà una parte ci avviciniamo maggiormente a Cristo, dall’altra scopriamo la parte migliore, più vera, e più bella di noi stessi, e dall’altra ancora impariamo progressivamente a fare della vita un dono. Chi le ha vissute così, penso a S. Francesco, a madre Teresa, a Giovanni Bosco, a p. Pino Pugliesi, a Giovanni Paolo II, ma anche a tante donne e uomini forse a noi sconosciuti, ma non certamente al Signore e a tanta gente da costoro beneficati, è passato nel mondo lasciando un segno nei cuori che dura nel tempo: forse ha contribuito alla conversione di qualche persona. Le Beatitudini ci insegnano un modo di credere e di servire che è sapiente eppure umile, alto eppure semplice, spiritualmente robusto eppure paziente, vivendo nella chiarezza di fronte agli altri, ma anche nella comprensione e nella misericordia verso le persone, predicando il meglio e la verità della vita senza creare distanze né barriere. Le Beatitudini formano “amici di Dio e profeti”(Sap.7,27), che non guardano ai risultati o alle gratificazioni, ma solo alla qualità della propria presenza nella Chiesa e del proprio stare tra la gente. Scelgono l’ultimo posto, perché è stando alla fine che si può spingere avanti il carro della vita…Come la radice degli alberi: non si vede, eppure sostiene tutto. Senza l’umiltà, la perseveranza, i gesti di riconciliazione, la trasparenza del cuore e dello spirito, il nascondimento di tanta gente buona e semplice che si trova in ogni parte del nostro mondo e che fa come da lievito e da fermento nella pasta della nostra quotidiana esistenza, il mondo non andrebbe avanti e sarebbe già distrutto non una, ma cento volte. Chi vive lo spirito delle beatitudini, non mostra come è il volto di un santo del Paradiso, ormai arrivato alla perfezione, ma mostra invece il volto umano di Dio, quello di Cristo, del quale l’uomo ha particolarmente bisogno. Per questo, forse la prima Beatitudine, “beati i poveri di spirito” le riassume tutte: perché è quella che meglio caratterizza i cristiani gioiosi, sereni nell’intimo, liberi perché abbandonati a Dio, peccatori perdonati che perdonano a loro volta, che sanno trasmettere la tenerezza di Dio nella complessità della vita di oggi.