La Vita oltre la morte
( Atti 10,34a.37-43;salmo 117;Col.3,1-4;Gv.20,1-9)
PASQUA DI RISURREZIONE
L’evento della Risurrezione ha lasciato prima sbigottite e spaventate, ma poi gioiose le donne che hanno trovato vuoto il sepolcro, e increduli gli apostoli nell’incontro con il Risorto; il segno della risurrezione ha dato la forza ai primi cristiani di accettare persino il martirio per Cristo, divenuto la loro vita; evangelizzare Gesù risorto, da sempre, è stata la missione della Chiesa e da sempre ha dato entusiasmo e costanza ai molti missionari del Vangelo, pur in mezzo a tante difficoltà e ostilità mondane. Dopo di Lui, il primo dei risorti, (1Cor.15,20) anche noi, seguendo il pastore bello delle pecore, (Gv.10,1-21) saremo chiamati a condividere la sua stessa gloria; anche noi risorgeremo per stare per sempre davanti al trono di Dio e all’Agnello, dopo aver attraversato la grande tribolazione del peccato e della morte. (Ap.7,9-14). La Pasqua è anche la risposta al pieno bisogno di vita che la persona si porta e si porterà con sé e che, in questo mondo, pur nella bellezza e nella positività delle relazioni umane, non sarà mai pienamente soddisfatto. Ognuna/o cerca sempre “l’oltre”, il “di più”, la novità, il non visto, il non scontato, il non ripetitivo, ciò che può essere migliore, ciò che può essere eterno. Lo cerca in tutto ciò che è, e in tutto ciò che fa. Lo cerca nell’amore, vissuto come mai appagante totalmente; lo cerca nelle amicizie, nello sviluppo della scienza, nel lavorare per un mondo diverso, nel soddisfacimento della sua sessualità, nel suo desiderio di libertà e nella espressione della sua fantasia creativa, nella attenzione ai poveri, agli ultimi, ai più bisognosi, nella progettazione di uno sviluppo più equo e più solidale e in tante altre espressioni e manifestazioni. Questi aneliti umani, sono già i germogli della Risurrezione, l’attesa di una vita nuova, le doglie di un parto (Rm. 8,22) che seppur non espresso a parole, è comunque ben visibile nelle mille manifestazioni spirituali e psicologiche della esistenza di una persona. Queste lasciano trasparire che cosa vi è dentro le profondità della vita umana, del cuore umano, delle aspirazioni umane: il desiderio di essere ricolmi di Vita. Ciò è possibile, solo rinascendo pienamente alla Vita di Dio - Amore, che è Vita - che non muore. Allora, quando vi saranno cieli nuovi e terra nuova, tutto di noi e della storia sarà più chiaro, tutto sarà compreso in pienezza: sia le morti assurde, innocenti, sia la morte di tanti che hanno donato la propria vita per amore. Viventi nel Signore, ci riconcilieremo per sempre con il nostro passato, e ciò che abbiamo vissuto sarà trasformato in rendimento di grazie. Perché non vivere fin da ora da risorti? Perché non sperimentare anche in questo nostro tempo lo stupore e il fascino della Pasqua? Perché non aiutarci a vicenda, con l’aiuto dello Spirito Santo, a rotolare via le tante pietre sepolcrali che impediscono a noi, alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, di risorgere nella libertà e nella speranza? E’ così grande l’evento della Risurrezione da dare un nuovo significato al tempo. Quello che viviamo non è più un tempo chiuso, finito, bloccato con la morte. Ma è il tempo aperto al futuro di Dio, all’immortalità. Il tempo di questa nostra vita continua e si prolunga nella beata eternità, per sempre. Per questo motivo “ il giorno dopo il sabato”, giorno in cui il Signore è uscito dal sepolcro, è il giorno che richiama più di ogni altro la nostra meta e la nostra condizione di beatitudine. Per questo, per noi cristiani, ogni domenica è Pasqua, ogni domenica è “ Pasqua della settimana”. Per questo il giorno di domenica, giorno in cui facciamo memoria nell’Eucaristia, del Signore morto e risorto, dà senso a tutti gli altri giorni della settimana. Noi infatti lo consideriamo il primo giorno della settimana, il “signore dei giorni” proprio come Gesù risorto è il Signore del tempo e della storia. Senza la domenica non possiamo dirci cristiani, discepoli del Risorto. La Pasqua non è solo una bella celebrazione, con qualche pratica religiosa in più; non è solo una giornata da passare in allegria e in amicizia. Per un cristiano Pasqua è questione di identità, è il cuore del suo credere, del suo sperare, del suo amare, del suo attendere, del suo soffrire, del suo morire. Che cosa significa, in concreto, questo? Che i credenti devono mostrare, vivendo nella compagnia degli uomini, la Risurrezione, devono narrare agli uomini che la vita è più forte della morte, e devono farlo nel costruire delle comunità in cui si passa dall’io al noi, nel perdonare liberamente e gratuitamente, senza chiedere reciprocità, nella gioia profonda che permane anche nelle situazioni più complicate, nella compassione per ogni creatura, soprattutto per gli ultimi, i sofferenti, nella giustizia che porta ad operare la liberazione dalle situazioni di morte in cui giacciono tante persone, nell’accettare di spendere la propria vita per gli altri, nel rinunciare ad affermare se stessi senza gli altri o contro di essi, nel dare la vita liberamente e per amore, fino a pregare per gli stessi assassini. Perché il cuore della Pasqua sta proprio in questo: credere l’incredibile, amare chi non è amabile, sperare contro ogni speranza. Sì, fede, speranza e carità sono possibili solo se si crede alla Risurrezione. Allora davvero l’ultima nostra parola non sarà né la morte né l’egoismo, ma la vita e l’amore. La Pasqua apre per tutti l’orizzonte di una vita nuova, di una vita migliore: in questo mondo e nella vita eterna. Che la Pasqua sia Pasqua di speranza per tutti. Veramente per tutti!.