La vigna del Signore e noi - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

La vigna del Signore e noi
27° Domenica del Tempo Ordinario anno A

(Is.5,1-7;sal.79;Fil.4,6-9;Mt.21,33-43)

L’immagine della vigna, al centro dei brani di questa domenica - eccetto la seconda lettura - è un'immagine cara alla Bibbia  che se ne serve per esprimere il rapporto tra Dio, l'agricoltore e il suo popolo. "La vigna del Signore è il suo popolo", dice il ritornello del salmo responsoriale. Nell'immagine della vigna viene espressa innanzitutto la cura, quindi l'amore  che Dio ha per il suo popolo: tutta la storia dell'antica Alleanza è la storia di un Dio- provvidenza, di un Dio ricco di premura, di misericordia, partecipe delle gioie e delle sofferenze del suo popolo; la storia di un Dio presenza che  salva. Soprattutto nel mistero dell'Incarnazione di Gesù, nelle parole e nelle opere del Cristo, nella sua morte e Risurrezione Egli si rivela il Dio con noi, il Dio per noi, nostra Salvezza e Redenzione.  Come gli acini di un grappolo d’uva, Dio si prende cura di ciascuno e di tutti. La seconda idea che l'immagine della vigna provoca è quella della necessità della corrispondenza. Purtroppo in Israele questa corrispondenza  è mancata: è questo il mistero dell'infedeltà e del conseguente ripudio da parte di un popolo così tanto amato. Il  mistero di un amore e di una cura così respinti e rifiutati, è difficile da indagare e capirne i perché. E' mistero,  e basta. E' importante che anche noi, nuovo popolo di Dio, Chiesa della nuova Alleanza e quindi nuova vigna del Signore non seguiamo l'esempio dell'antico Israele. Oggi il Signore, chiede a noi come singoli e come chiesa, come comunità parrocchiale,  di portare frutti, pena la nostra esclusione dalla "vigna". Ci dobbiamo chiedere: il Signore ci ha affidato una comunità parrocchiale e ci ha chiamato a servirla, curandola con amore e con generosità, avendo a cuore solo il bene della sua vigna,  senza alcuna ricerca di gratificazione e tornaconto personali: sapremo servire in tale maniera? Ancora una volta siamo messi di fronte a precise responsabilità. Quanto Gesù rimproverava ai capi del suo popolo, scelti per servire ma infedeli nel  servizio, potrebbe essere severamente rinfacciato anche a noi. Israele, vigna del Signore, è stata oggetto di particolare cura da parte dell'agricoltore."Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia  fatto?" (Is. 5, 4). Qui ognuno di noi può e deve rispondere. Se siamo sinceri, la storia della nostra vita, è storia di un amore senza limiti, in cui ci siamo trovati coinvolti, senza alcun nostro merito. Una storia fatta di doni e di  grazie, di cui soltanto una piccola parte riusciamo a catalogare. Sappiamo riconoscere? Sappiamo essere grati? Dio viene a chiedere frutto alla nostra vigna. Discorso serio. Discorso impegnativo. Dio non può accontentarsi di belle parole: vuole vedere  i frutti. Ci sono nella nostra vita? Di fronte a Dio non possiamo tentare di cambiare le carte in tavola. Se i frutti ci sono, devono vedersi. E se non ci sono, non possiamo dare la colpa all'agricoltore, alla pioggia, e nemmeno alla forza originaria  del terreno. E' solo questione della nostra incuria, della nostra non corrispondenza. Che farà il Signore?  Nella sua misericordia e nel profondo desiderio di salvare ad ogni costo le persone, Dio passerà ad altri la sua vigna. Nel brano evangelico,  infatti, il disegno cambia misericordiosamente. Al posto della distruzione - prospettata da Isaia - nel Vangelo si parla di passaggio della vigna ad altre mani.
Abbiamo qui la sostituzione: all'antico popolo d'Israele, sottentra il nuovo popolo  di Dio: la Chiesa. Il nuovo regno che Gesù è venuto ad instaurare, e nel quale siamo entrati felicemente anche noi. E' certamente misterioso e drammatico questo modo di fare di Dio, ma dobbiamo meditarci sopra. La salvezza di ciascuno è strettamente  legata agli altri. Siamo tutti nella stessa barca. Gli egoismi, i tornaconti, una predicazione resa improduttiva dalla nostra cattiva condotta e dalla nostra incoerenza, si rivolge contro di noi. Recenti avvenimenti all’interno della Chiesa sono  lì a di mostrarlo, tanto che Benedetto XVI ha sinceramente ammesso in Germania: capisco quelli che abbandonano la chiesa! Il mistero del rifiuto e della sostituzione può ripetersi, dunque, anche nei nostri confronti. E' questo un esame che la Chiesa  deve sempre fare. Per chiedersi se la vigna ricevuta in consegna da Gesù, produca i frutti da Lui desiderati. Il giudizio di Dio, come era sulla vigna d'Israele, è ora sulla Chiesa, è ora su ciascuno di noi. Non a condanna, ma  come richiamo,   invito a portare frutto. La vigna è anche il segno della nostra anima, della nostra coscienza, che spesso allontana richiami, consigli e inviti alla conversione.  Tanta nostra storia, infatti, è storia di un amore respinto. Nessuno di noi, si senta  fuori di questo terribile possibilità di respingere l’Amore, perché la vicenda del popolo eletto si può ripetere nella storia e nella coscienza di ciascuno di noi, in quanto l'elezione da parte di Dio esige sempre una risposta personale.  Quante volte la voce di Gesù c'invita al bene, alla santità, e tuttavia si scontra con la nostra resistenza! All'inizio di ogni giornata dovremmo percepire la stessa domanda, che echeggiò all'inizio della creazione: "Adamo, dove sei?". Cara anima  mia,dove sei? C'è un Dio che ti cerca. Un Dio che ti propone un compito, che ti assegna una parte. Non puoi rimanere semplice spettatrice. Dio ti cerca. Ha bisogno di te. Tu sei una necessità di Dio (Heschel).Gesù è qui per dirci che non apparteniamo  a noi stessi, ma a Dio. Dobbiamo lavorare per Dio al servizio dei fratelli. Questa è la nostra vocazione e questa è il senso più alto che possiamo dare alla nostra vita.


Don Roberto Zambolin


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