La Trinità sopra la paglia - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

LA TRINITA’ SOPRA LA PAGLIA
NATALE DEL SIGNORE
Messa della notte:Is. 9,1-3.5-6; Sal. 95;Tito 2,11- 14;Lc. 2,1-14
Messa dell’Aurora: Is. 62,11-12; sal. 96;Tito 3,4-7;Lc. 2,15-20;
Messa del Giorno: Is. 52,7-10;sal. 97;Ebrei 1,1-6; Gv. 1,1-18

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”(Lc. 2,7). Questa immagine natalizia ce la portiamo nella mente e nel cuore da anni, e fu colta, anche, e riproposta da San Francesco nel primo presepe vivente di Greccio, così è entrata nei nostri presepi, costituendone il centro ed il senso. Chi è questo Bambino sulla paglia? Per alcuni questo Bambino sulla paglia è occasione e simbolo di divisione tra razze e religioni diverse, immagine che deve essere rimossa dai momenti e dai luoghi di formazione del cittadino, perché insidia o inficia la laicità dello stato. Per altri ha valenza storica come testimonianza delle nostre radici, elemento fondante la nostra cultura e la nostra civiltà. Per altri ancora è un simbolo etico, sorgente di valori e di comportamenti che possono dare norma e stile al vivere personale e sociale. Infine per molta gente il Bambino sulla paglia è soprattutto fremito emotivo, commozione religiosa di un giorno e di un’ora dentro la linea piatta di una vita vissuta “come se Dio non ci fosse”. Torna perciò potente ed insistente la domanda dinanzi al silenzio povero del presepe: ma chi è questo Bambino sulla paglia? Ci risponde la voce profetica, con il testo di Isaia: “Un bambino è nato per noi, un figlio ci è stato donato; il suo nome è Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”(Is. 9,5).Ci risponde anche la voce apostolica attraverso il testo di Paolo: “Carissimo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.(Tt. 3,4) Infine è il Vangelo stesso che, attraverso la voce degli angeli, dà coronamento e compimento alla risposta: “Vi annunzio una grande gioia che è per tutto il popolo: oggi nella città di David è nato per voi il Salvatore che è il Cristo Signore”.(Lc. 2,11) Ecco chi è il Bambino sulla paglia: è il Dio fratello, è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, è la gloria della Trinità fatta mendicante di amore umano, dentro la storia, avvolta nel mantello lacero della nostra umanità. Questo è Betlemme, questo è Natale: la Trinità sopra la paglia, sulla paglia della nostra umanità, sulla paglia della Chiesa, sulla paglia della mia vita. Ecco perché ci ritroviamo così numerosi in questi giorni nelle nostre chiese: nelle profondità del nostro cuore, vi è come un bisogno di raccogliere i nostri percorsi di vita, prendere in mano la nostra situazione esistenziale per portarla dinanzi al Bambino, sopra la paglia. Lasciamo che le nostre vite frastornate, smarrite, sciupate ascoltino questo silenzio, guardino il Bambino e la paglia e si sentano avvolte in un abbraccio che non le lascerà più, si scoprano finalmente e semplicemente amate, senza misura amate. Quella paglia è il luogo, la casa di Dio nella storia. In Gesù vi è la Trinità sulla paglia della nostra umanità. Penso alla tensioni ed alle contraddizioni di questo nostro tempo, penso all’atrocità delle guerre, delle violenze, penso all’ingiustizia strutturale e strutturante i rapporti tra nord e sud del mondo, penso alla carovana inarrestabile e dolente dei profughi, dei rifugiati, dei clandestini, penso al dolore innocente dell’infanzia violata nel diritto all’amore, al cibo, alla salute, alla cultura, al futuro; penso a chi muore sul lavoro per la superficialità e l’ingiustizia di tanti, penso a tante famiglie divise, lacerate da contrasti e ferite affettive; penso alla corruzione nella vita politica che non raramente intacca anche gente finora onesta, attirata dal miraggio e dal luccichio del denaro e del potere. E’ questa la paglia di un presepe sconsolato ed immutato in questo 2008, nel quale Dio torna a nascere ed a gemere. Penso alla paglia della Chiesa: quando essa trasmette un’immagine di sé fatta di potenza e di ricchezza, quando appare tanto lontana ed insensibile rispetto alla vita ed ai problemi della gente, quando non riesce più a parlare al cuore delle persone, a dare conforto, speranza, coraggio a chi è ferito nell’anima. E penso alla paglia della mia vita, della vita di ciascuno di noi: le nostre lontananze dal Vangelo, l’evanescenza della fede, l’individualismo crescente con l’inevitabile corteggio dell’indifferenza e della competizione scalmanata, il silenzio amaro nelle famiglie quando l’amore si spegne o vacilla, l’estinguersi della gioia vanamente surrogata dalla baldoria e dallo sballo. Ecco la paglia su cui ancora giace il Bambino, ecco il presepe del nostro tempo. Lasciamo che tutto questo sia raggiunto e colmato dalla Sua presenza: diventerà un peccato perdonato, una solitudine consolata, una debolezza che trova ancora la forza di sperare.


Don Roberto Zambolin


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