La saggezza della lucerna accesa
( Sap. 6, 12-16; sal. 62; 1Ts.4,13-18;Mt. 25,1-13)
DOMENICA XXXII DEL TEMPO ORDINARIO
Il brano del Vangelo di questa domenica, è ricco di simboli di grande suggestione: le lampade, l’olio, il corteo delle vergini, le porte che si aprono per le sagge e che si chiudono per le stolte. Tutto evoca qualche cosa di splendido, ma nello stesso qualche cosa di drammatico che riguarda il futuro della nostra vita. E in questa tensione verso il futuro, noi abbiamo anche la nostra parte di impegno e di responsabilità: possiamo, infatti, essere persone sagge o stolte. Il messaggio dominante è senz’altro quello nuziale: infatti, le vergini della parabola sono in attesa dello Sposo. Un intero libro dell’Antico Testamento, il “Cantico dei Cantici”, esprime la relazione d’amore di due sposi che diviene la strada più luminosa per definire il legame intimo e personale che c’è tra Dio e l’uomo. E’ un legame d’amore che ha le caratteristiche dell’amore coniugale uomo-donna, che coinvolge, però, tutta l’umanità. Per cui Dio è sì sposo, ma sposo fecondo: è Padre e Madre. Secondo le usanze matrimoniali dei palestinesi, nell’ultimo giorno dei festeggiamenti, al tramonto, il fidanzato si recava con gli amici alla residenza della fidanzata che attendeva il suo arrivo assistita dalle sue amiche. La notte era rotta dai bagliori delle torce, dalle voci, dai passi del corteo dello sposo che si dirigeva verso la casa della sposa dopodiché tutti insieme, in un unico corteo, andavano verso la casa dello sposo dove si sarebbe celebrato il matrimonio e consumato il banchetto nuziale. Il gruppo delle ragazze attende che, in lontananza, si odano i passi e le voci e appaiano nella notte le prime luci del corteo dello Sposo. Ma lo Sposo ritarda e il tempo dell’attesa si allunga; il sonno e l’eccitazione, ma anche il desiderio di altre esperienze, impediscono ad alcune vergini di razionare l’olio delle lampade necessario per il corteo nuziale. Quando lo Sposo arriva, inaspettatamente, all’improvviso, inizia per quelle ragazze l’incubo della ricerca notturna: devono andare a procurarsi dell’olio altrimenti non possono partecipare al banchetto nuziale. Troppo tardi: mentre vanno a comperare l’olio il corteo entra nella stanza nuziale, la porta viene chiusa ed esse non possono partecipare più alla gioia della festa. Ma che cosa è alla fine quello che distingue le ragazze sagge da quelle stolte? Ciò che diversifica le vergini è l’olio, segno dell’ospitalità e dell’intimità, segno usato nelle consacrazioni regali. Queste vergini stolte, non hanno il senso di appartenenza allo Sposo, non hanno capito che devono vivere solo per Lui. Che quello Sposo, anche se tarda, va aspettato, perché l’incontro con Lui sarà decisivo per una gioia che non conosce tramonto. L’olio delle vergini sagge, rappresenta il rapporto personale di fede che ciascuno ha con Dio e l’essere in grazia di Dio, preparati all’incontro con Lui. E questo rapporto è strettamente personale, non lo si può dividere con nessuno. Solo Dio conosce l’intensità del nostro rapporto di fede, solo Lui, che ci ha donato la fede, del resto, può farci entrare nella stanza ove si celebra il banchetto nuziale, per una comunione più intima e profonda con Lui e con noi: però dobbiamo essere preparati quando egli verrà. Allora la nostra vita, il nostro quotidiano, devono essere vissuti nell’attesa dell’incontro e l’olio che dobbiamo avere nelle nostre lampade è la fede personale. Una fede che si attinge dalla lettura orante della parola di Dio, dalla preghiera personale, dalla vita sacramentale, dalla vita passata a fare del bene. L’essere sposati, avere una famiglia e dei figli, il compiere le nostre attività ordinarie per sostenerci non solo nel corpo, ma anche economicamente, è normale; quello che deve contraddistinguere gli sposi,le famiglia cristiane, il nostro lavoro, e tutto l’ordinario della nostra esistenza, è quella “marcia” in più della fede, che donataci nel giorno del battesimo, deve essere poi alimentata giorno per giorno per non perderci, per non smarrirci nei giorni bui, difficili, quando l’attesa di Dio sembra lunga e forse…senza speranza. Avere le nostre lampade sempre piene d’olio significa non solo avere la luce necessaria per il nostro vivere, ma anche essere orientati serenamente e consapevolmente verso il banchetto finale, come pure avere la consapevolezza che il presente, con le sue gioie e le sue sofferenze, i suoi problemi e le sue soddisfazioni, non è l’ultima parola sulla nostra esistenza. Perciò, qualsiasi cosa ci accada, l’olio della fede che accompagna il pellegrinaggio della nostra vita qui in terra, non ci fa distogliere lo sguardo verso cieli e terre nuove. Allora, il mio impegno per rimanere fedele alla parola data, il mio lavorare, il mio soffrire, il mio gioire acquistano un significato nuovo. Rappresentano la mia attesa, la mia vigilanza operosa, la premura carica d’amore, l’impegno personale che spalanca le porte del banchetto nuziale. La parabola ci mette in guardia dall’essere superficiali e dal vivere in modo superficiale, dal mettere la nostra speranza in ciò che può spegnere tutto ciò che invece è essenziale per capire chi siamo, dove stiamo andando, la bellezza dell’incontro finale. Il mondo in cui viviamo ha bisogno di persone che sappiano tener fede agli impegni presi, che siano segni credibili di speranza, perché è di questa speranza donata agli altri che lo Sposo” ci chiederà conto. L’essere sposi e famiglie cristiane ha questa caratteristica: vivere preparati all’incontro con l’altro e con Dio, vivere vigilanti per poter essere per i nostri figli e pere il nostro prossimo, persone che sanno amare nonostante tutto, perché sanno in chi hanno riposto la loro speranza.