La preghiera del pagliaccio - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

La preghiera del pagliaccio
2° Domenica di Avvento anno C
(Bar 5,1-9; sal. 125; Fil. 1,4-6.8-11; Lc. 3,1-6)

Sono tante le voci che oggi si alzano e chiedono un cambiamento di vita. Avvertiamo tutti che sono troppi i motivi che danno profonda tristezza, mettendo in discussione non solo la serenità delle relazioni fra le persone, ma perfino la stessa sopravvivenza del pianeta. E quello che più addolora, è che si ha come l’impressione di essere caduti in un turbine di disordini morali che coinvolgono non tanto la povera gente, alla quale forse troppo spesso abbiamo guardato con sospetto, quanto persone legate da vincoli affettivi forti; oppure persone che, per il servizio che ricoprono nella società civile, dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto e di esempio per tutti, e invece… Tutto questo oscura la bellezza e la dignità dell’essere umano. È ora davvero che tutti ci mettiamo in ascolto della Parola del Signore e viviamo questo tempo prezioso di Avvento nell’atteggiamento dì chi intende ridare nuovo vigore alla speranza, aprendosi a Cristo, la vera novità della nostra vita, il radicalmente Altro da noi. Quanto erano profetiche le parole di Giovanni Paolo II, proclamate e scritte nel 1979 in una meravigliosa lettera enciclica “ Cristo redentore dell’uomo”, la prima del suo pontificato: “L’uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e persino apparenti criteri e misure del proprio essere deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. Egli deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso, deve appropriarsi ed assimilare tutta la realtà della Incarnazione e della Redenzione per ritrovare se stesso. Se in lui si attua questo profondo processo, allora egli produce frutti non soltanto di adorazione di Dio, ma anche di profonda meraviglia di se stesso” (Nr.10) Urlando le parole del profeta Isaia,(Lc.3,4) quasi per risvegliare un popolo di persone stanche, scoraggiate e deluse, Giovanni il Battista indica anche oggi, la via del rinnovamento: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3, 1-6). A leggere la storia che viviamo - anche se in modi diversi - sembra proprio che quel ‘preparate la via del Signore’ sia sempre di grande attualità. Possono infatti cambiare i modelli che l’uomo si dà nel tempo, a volte segnati da grande ottimismo, altre, e più spesso, da tragico pessimismo, ma la nostra relazione con Dio, e quindi l’accettazione del Suo amore, il convertirsi a Lui, davvero è un problema che riguarda tutti e ciascuno. Potremmo infatti chiederci oggi: ‘Davvero per noi il Natale di Gesù, il Dio con noi, che si veste dei nostri ‘panni’, entra nella nostra esistenza, come grande opportunità di felicità; oppure, come avverte il Battista dal deserto, luogo del silenzio e del dialogo con Dio, ci trova freddi, indifferenti, superficiali?’. Vi confesso che guardandomi attorno, incontrando famiglie, giovani e adulti, incontro sì tanta indifferenza, ma, per grazia di Dio, vedo ‘segni’ confortanti di tanti, ma tanti, che vorrebbero un cambiamento radicale di questo tempo, un cambiamento potremmo dire…epocale e nel loro piccolo si sforzano per migliorare le cose! Dobbiamo coglierli questi segni attorno a noi come piccoli, ma numerosi germogli di liberazione e di salvezza annunciate dalla Parola di Dio che si compie nell’oggi (Is.43,19), e che ci richiamano alla certezza che il Padre ha ‘a cuore’ la storia dei suoi figli, quella personale e quella di tutti, e desidera incontrarci... Purtroppo a volte siamo noi a costruire ‘monti e colline’, che impediscono la visione di Dio, così come frenano i nostri passi o li fanno volgere in direzioni opposte a quella della felicità, Siamo disposti a ‘spianare la via’ a Gesù che viene? I santi di ogni tempo,(e ce ne sono tanti anche tra noi, qui in terra) che di questo Amore e Presenza vivono, mostrano sul volto la loro serenità pur in mezzo alle prove: una serenità che svilisce e offusca l’apparente nostra gioia, fino a metterla in discussione. Vorrei mettere sulle nostre labbra, come un sospiro, la preghiera del pagliaccio: “Signore, sono un fallito, però ti amo. Ti amo terribilmente, pazzescamente, che è l’unica maniera che ho di amare, perché sono un pagliaccio. Sono vari anni che sto nelle tue mani e verrà il giorno che verrò da Te, perché Tu dal primo istante sei venuto da me. La mia bisaccia è vuota, i miei fiori appassiti e scoloriti. Solo il mio cuore è intatto. Mi spaventa la mia povertà, mi consola la Tua tenerezza. Sono davanti a Te come una brocca rotta e se Tu vuoi, però, con questa creta puoi farne un’altra come ti piace. Signore, accetta la mia offerta. La mia vita è come un flauto pieno di buchi. Ma Tu prendila nelle Tue divine mani. E che la Tua musica passi attraverso me e sollevi, da pagliaccio che ama, i miei fratelli e sia per loro come un ritmo che accompagni il loro cammino: allegria semplice dei Tuoi e loro passi”. Amen


Don Roberto Zambolin


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