LA PATERNITA' SPIRITUALE
2° Domenica del Tempo Ordinario
(1Sam. 3,3b-10.19; sal.39; 1Cor. 6,13c-15a.17-20 Gv1..35-42 )
In questa domenica veniamo esortati dalla Parola di Dio, a riflettere su un aspetto molto importante della nostra vita cristiana: tutti, e a tutte le età, abbiamo bisogno di essere aiutati, accompagnati, sostenuti e orientati nel nostro cammino di fede; è necessario qualcuno che ci indichi il Signore quando passa, come è capitato per i due discepoli condotti all’incontro personale con Cristo da Giovanni il Battista, come è capitato a Pietro che ha incontrato Cristo tramite il fratello Andrea, come l’anziano sacerdote Eli guida il giovane Samuele al discernimento e all’ascolto della Parola di Dio. La ricerca della volontà di Dio e il nostro cammino verso la pienezza della Luce, hanno bisogno di “mediazioni umane e soprattutto di mediatori umani”, veri e propri uomini di Dio che, per la loro esperienza di fede, per la loro relazione con il Signore, per la loro testimonianza di vita, siano per noi maestri e guide spirituali, capaci di generarci progressivamente alla vita dello Spirito. Senza dubbio, uno dei doni più preziosi che il Signore può fare ad una persona che voglia irrobustire la fede e valorizzarla soprattutto nei momenti più critici e difficili della propria esistenza, è quello di mettergli accanto un “padre spirituale” con il quale discernere e camminare. Come Giovanni il Battista, come Eli, come i grandi maestri di spirito di tutti tempi, il padre spirituale deve essere una persona umile, interiormente libera, affettivamente equilibrata, in contatto continuo con la…Sorgente della vita; uomo dal quale si coglie la capacità di rimanere a lungo, se necessario, in un “amoroso silenzio di ascolto” verso il discepolo, per dirgli una parola, anzi quella parola, che sia come la risonanza della Parola.. che consenta al discepolo stesso, come per Samuele, di passare dalla paternità del padre spirituale a quella di Dio Padre. Il “padre spirituale” è persona umile che non se-duce, non attrae a sé, non tiene i discepoli stretti a sé, ma li educa, li e-duce, li conduce verso l’Altro, alla adesione convinta e personale, verso il Signore, rivelandosi in questo oltre che padre, anche maestro di libertà. Il “padre spirituale” è uomo conscio dei limiti propri e delle persone che accompagna; per questo non li fa pesare, anzi li valorizza come legna preziosissima perché il desiderio d’amore arda sempre di più nel discepolo; solamente un “padre spirituale” che vive non per se stesso, ma per il Signore, potrà aiutare altri a vivere per il Signore e a liberarsi dalla volontà propria. Camminare nella fede in compagnia di un “padre spirituale” è molto importante oggi, per chi fa vita di chiesa, vita di parrocchia, perchè forte è il rischio di scambiare il fine con i mezzi. Il fine delle fede è “querere Deum et abitare in Eo”(Cercare Dio e dimorare in Lui); il cristiano non è chiamato ad essere un “militante iperattivo”, ma un cercatore di Cristo. Non uno che già possiede la luce, già arrivato, ma che viene continuamente sollecitato a riprendere la ricerca, con pazienza e coraggio, e a rinnovare l’amore nei momenti di incertezza e di aridità. La presenza di un “padre spirituale”, che continuamente richiama “lo sfondo spirituale” nel quale tutta la vita della persona deve essere collocata, compreso la sua attività apostolica; e che sollecita verso l’unica adesione a Cristo delle proprie facoltà, corpo, (vedi seconda lettura di oggi) mente, cuore e volontà, mette in crisi la riduzione della fede al solo servizio ecclesiale o all’impegno pastorale o, molto peggio, alla sequela e/o asservimento di un leader carismatico. "Che cercate?". Ed essi rispondono: "Rabbì, dove abiti?". Il bisogno di un "maestro" da seguire e di una "casa" ove vivere da fratelli, è il cuore della ricerca. dei primi discepoli di Gesù. Ma è anche una domanda che sale dagli uomini e dalle donne di oggi in modo del tutto particolare. È raro infatti incontrare "maestri" di vita, è difficile trovare chi ti vuol bene davvero. È sempre più frequente invece sentirsi sradicati e senza una comunità vera che accoglie e accompagna. Le nostre stesse città sembrano ormai costruite per rendere se non impossibile certamente difficile una vita solidale e comunitaria. La mentalità utilitarista e consumista, la corsa al benessere individuale o di gruppo, ci tirano tutti in basso, ci lasciano profondamente soli, orfani, e in rivalità l’uno con l’altro. C’è assenza di "padri", di "madri", di "maestri", di punti di riferimento, di modelli di vita. In tale senso siamo diventati tutti più poveri. Da chi recarsi per apprendere a vivere? Chi può indicarci, con le parole e soprattutto con l’esempio, ciò per cui vale la pena vivere? Da soli non ci si salva. Ciascuno di noi ha bisogno di aiuto: Samuele fu aiutato dal sacerdote Eli, Andrea dal Battista e Pietro dal fratello Andrea. E tu?