La pace del Risorto - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

La pace del Risorto
2° Domenica di Pasqua anno C
(Atti 5,12-16 Salmo: 117 Ap1, 9-11a.12.17-19;Gv. 20,19-31

C'è un clamoroso contrasto ambientale fra i due luoghi presentati dalla Liturgia di questa seconda domenica di Pasqua. Gli Atti ci descrivono il portico del Tempio come luogo aperto a tutti in cui si radunavano apertamente e liberamente i primi cristiani attorno agli Apostoli. Questo suscitava timore ("nessuno osava associarsi"), ma anche ammirazione ("il popolo li esaltava").Il portico di Salomone era frequentato da Gesù. Si trattava di un colonnato, situato sul lato orientale del Tempio costruito da Erode il Grande, fronteggiava il Monte degli Ulivi e dominava la valle del Cedron; offriva rifugio e protezione a viaggiatori ed ammalati. Era un punto privilegiato di incontri, nuove conoscenze e dibattiti filosofico-religiosi. Ed è qui che quei… pecoroni di discepoli stupiscono tutti per il loro coraggio nel predicare Cristo risorto: quello stesso Gesù che non avevano esitato rinnegare ed abbandonare a se stesso nei momenti della Passione. Sono quegli stessi soggetti che Giovanni, nell'odierno brano evangelico, descrive spaventati “per timore dei giudei”(Gv.20,19) sprangati nell'anonimato di una della tante stanze di Gerusalemme, disorientati, con il cuore in subbuglio: secondo me anche per l'immensa vergogna generata in loro dalla tardiva presa di coscienza della loro nullità umana. Il clima del "collegio apostolico", pertanto, non era dei migliori. Ed è in questo contesto che esplode il saluto del Risorto: "Pace a voi!"(Gv.20,19) Piantatela di autocompiangervi, lasciate il passato a se stesso, rimettetevi in piedi, perdonatevi per poter perdonare, riconciliatevi con voi stessi per poter ricevere lo Spirito Santo, aprite le porte e mescolatevi in mezzo alla gente, siate sapientemente scettici di fronte alle parole degli uomini, come il saggio e coraggioso Tommaso, per poter riconoscere ed ascoltare le parole di Dio che conducono ad una profonda professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!".(Gv.20,29) Predicate non le verità, ma Cristo unica verità. Vivete il Vangelo non come trattato di belle maniere o galateo di buona educazione, ma come proclamazione, attraverso la testimonianza della vita, del Regno di Dio. In questi nostri giorni la Chiesa, intesa come istituzione umana, vive lo stesso clima di paura e respira molti cattivi odori che impregnavano i luoghi di riunione ed i cuori della prima comunità cristiana prima dell'irrompere sulla scena di Gesù risorto. Preti pedofili, preti diplomatici, preti arrivisti,  preti formali, preti che sanno di niente, preti burocrati, preti pieni di sé, preti soffocati dal benessere…Se questi sono i pastori anche le pecore non scherzano come testimoniano le cronache del quotidiano: ci è stato detto che proprio in questo tempo pasquale sono aumentati, e di molto, i conflitti e i crimini tra famigliari e parenti. In questo, non idilliaco, contesto anche oggi risuona potente il "Pace a voi!". Solo Gesù risorto, può portare lo “Shalom”: quella pace che investe la totalità della persona: mente, cuore, corpo, volontà. Quella pace che come sole caldo e luminoso, viene depositata dallo Spirito del risorto nella interiorità della vita umana e, se custodita e coltivata nella preghiera e nella carità, può dare frutti squisiti di novità, di vita diversa, altra, risorta, nella quale non vi è più paura del presente e del futuro. Pace, dunque, perché Gesù è risorto. Pace perché abbiamo un papa roccioso, silenzioso, perno di una svolta di fede che deve investire tutte le persone abbracciando ogni dimensione dell'esistenza. Pace perché ogni credente deve smettere i panni della fede recitata, per indossare l'armatura della vita vissuta nella lealtà e nella coerenza. Pace perché ad ogni figlio di Dio compete la fatica della libertà, del pensare in autonomia coerente con la Parola, della non adulazione servile, del coraggio del parlare franco. Pace perché la trasparenza della vita e della condotta ci qualificano come radicati nella Risurrezione. Pace perché con il risorto nel cuore, al pari degli apostoli, anche noi, e con noi tutta la Chiesa, ritroveremo la forza di abbandonare l'aria pesante della nostra miseria per ritrovare l'ossigeno e la felicità della riscoperta dell'Amore da condividere in semplicità e coerenza aggrappati a Cristo risorto. Rimarremo tranquillamente nell'orbita liturgica della Pasqua, accontentandoci di ripetere: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno"?  L'esperienza di Tommaso deve diventare la nostra: dobbiamo aspirare a vedere la potenza della risurrezione manifestarsi nella nostra vita personale e collettiva; dobbiamo volere che la forza del Signore guarisca le ferite dei nostri fratelli, risvegli gli oppressi, strappi alla morte uomini e donne ancora sprofondati nel peccato. Perché ciò che è sorprendente nella fede, è che si possa credere all'impossibile e fare di tutto perché si realizzi. Allora, ma allora soltanto, Gesù può diventare per ciascuno di noi "mio Signore e mio Dio!"

Don Roberto Zambolin


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