La nostra vita tra bene e male - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

LA NOSTRA VITA TRA BENE E MALE
1° DOMENICA DI QUARESIMA
(Gen.9,8-15;sal.24;1Pt.3,18-22;Mc.1,12-15)

La celebrazione del mercoledì delle ceneri ci ha ricordato la realtà della nostra vita, sia quella personale che quella collettiva. Tutti siamo deboli, singoli e nazioni, anche se il mondo ci spinge a considerarci (e a mostrarci) forti e autosufficienti. La vita di ciascuno di noi è davvero come polvere; polvere come quella cenere che ci è stata posta sulla testa. È, infatti, polvere il nostro orgoglio, è polvere la nostra tracotanza, è polvere il nostro desiderio di prevalere, è polvere il nostro sentirci tranquilli, è polvere la nostra sicurezza, è polvere il nostro protagonismo, è polvere il nostro affannarci. È polvere anche il potere degli uomini e delle nazioni, soprattutto quando si prevaricano i diritti umani e quando si disprezzano la giustizia e la pace. L’ostentazione della forza, la manifestazione dell’arroganza, l’uso della violenza, conducono inesorabilmente gli uomini dentro una spirale drammatica di distruzione reciproca. È quanto accadde al tempo di Noè. L’autore del libro della Genesi mostra la larghezza e la profondità del male che aveva avvelenato il cuore sin nel profondo: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male”(Gn 6, 5). Il diluvio, inevitabile conseguenza di un mondo intriso di peccato, fece scomparire la vita dalla terra, sommergendola nelle acque torbide dell’odio e della violenza. Il mistero del male è presente sotto tante forme nella vita di ognuno di noi e del mondo. Ma il Signore non abbandona i suoi figli. E, dopo il diluvio, intervenne con una sorta di nuova creazione stabilendo un nuovo patto con Noè, con i suoi figli, con i discendenti e con tutti gli esseri viventi. Fu un patto tra Dio e tutti gli uomini, ancor prima di quello con Abramo. L’alleanza di Noè è un’alleanza universale che abbraccia ogni essere vivente, ogni uomo e ogni donna, ogni popolo della terra, nessuno escluso. Dio strinse un patto con tutti i popoli, perché tutti appartengono a Lui. E il Signore promise solennemente a se stesso e a Noè la saldezza di questo patto: “Non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque, né più diluvio devasterà la terra”.(Gen. 9,11) Quella “polvere” che noi siamo è definitivamente difesa, protetta e custodita da Dio stesso. L’ Amore di Dio per noi, più forte di ogni nostra debolezza e peccato è l’impasto che dà solidità e forma alla nostra polvere. E perché non dimenticassimo in futuro questo patto, pose tra il cielo e la terra un arcobaleno. La quaresima è il tempo favorevole, per fare memoria di questa Alleanza, per aggrapparci a quell’arcobaleno d’Amore che evita di farci cadere nello strapiombo! Egli, con infinita pazienza e rispettando profondamente ciò che siamo, cuce e ricuce il rapporto d’amore continuamente interrotto dalla sua creatura. Il Sacramento della Confessione che tanto trascuriamo o che celebriamo con molta fretta, o che consideriamo solamente come una sorta di passaporto per l’Eucaristia o per mettere tranquilla la nostra coscienza, non ha nulla a che fare con tutto questo: è, al contrario, l’arco della perenne alleanza, il segno della eterna fedeltà di Dio verso di noi. Fedeltà e Misericordia che ci raggiungono fino nell’intimità di noi stessi, nei segreti del nostro cuore. Non andiamo a confessare i nostri peccati, innanzitutto, ma andiamo a confessare l’infinita bontà di un Padre che, come il vasaio di Geremia, continua a farci e a rifarci, ogni volta che noi ci spezziamo. Egli non disperde la polvere che noi siamo, ma con essa riprova di nuovo: fa un altro vaso, come ai suoi occhi pare giusto. (Ger. 18,1-4) Gesù ha affrontato il male e lo ha vinto, soprattutto quel male che si mostrava sotto le apparenze del bene… Quante volte cadiamo, perché scambiamo per bene ciò che è male. Il guaio è che non ce ne accorgiamo subito, ma dopo un po’ di tempo, forse dopo qualche anno quando il male si è trasformato in mentalità di pensare la vita, oppure in cattive abitudini, oppure in vizio. Alla luce della Parola di Dio, (“sta scritto”: Mt. 4,3 ) dobbiamo anche noi discernere rettamente il bene dal male. Marco dice che Gesù, per quaranta giorni, dovette stare nel deserto in compagnia delle belve e di satana che lo tentava.(Mc. 1,12) Un periodo lungo, come a volte lunghi sono i periodi in cui noi siamo tentati, in cui la nostra vita è un po’ sbattuta di qua e di là, fra bene e male, fra cadute e riprese…Quei quaranta giorni di lotta contro il male, furono per Gesù un tempo preziosissimo, per rafforzare il suo legame con il Padre, scegliendo Lui anziché ciò che gli veniva offerto da satana, scegliendo l’Amore che libera e non l’idolatria delle cose e delle persone che schiavizza. E vinse e fu servito dagli angeli. Se avremo il coraggio di perseverare sulle strade del bene e della vera libertà nonostante le numerose tentazioni idolatriche che ci assalgono, se ci lasceremo rifare dal Vasaio amante della vita dopo ogni sbandata, gusteremo anche noi la gioia di essere serviti dai suoi angeli. E sarà Pasqua.


Don Roberto Zambolin


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