La libertà del cuore - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

La libertà del cuore
8° Domenica del Tempo Ordinario anno A
(Is. 49.14-15; sal. 61;1Cor.4,1-5;Mt. 6,24-34)


In questa Domenica la Parola di Dio, assai ricca di istruzioni per chi voglia approfittarne, pone alla nostra attenzione quella scelta radicale di cui tanto spesso ci parla la S. Scrittura e che costituisce il campo di battaglia del cristiano: Dio-denaro; luce-tenebra; spirito-carne. Nomi diversi dell'unica, irriducibile antitesi: Dio e il male, Dio e il nostro “Io”, l’Amore sincero per il Signore, l’Amore avido per noi stessi. La nostra anima è il campo di questa battaglia, di questa lotta tra la scelta del nostro unico Creatore e Padre o l’idolatria. Il Signore ci avverte che, per i suoi discepoli, non c'è possibilità di compromesso. Occorre prendere una decisione per Lui, senza patteggiamenti, larvati o evidenti. O con Lui o contro di Lui. L'uomo deve decidersi: o Dio o il denaro; o Dio o un idolo; o la ricerca del denaro o la ricerca di Dio. La nostra vita sarà o adorazione di Dio o danza attorno al vitello d'oro. Se l'uomo non possiede Dio, sarà posseduto dal denaro. Non è indifferente però scegliere un orientamento o un altro. Chi fa del possesso il valore supremo, il suo idolo, non può che vivere nell'ansia, nella ricerca avida e febbrile, in cui Dio non ha posto e da cui viene escluso. E' una scelta che appesantisce il cuore, chiudendolo alle esigenze della sorella e del fratello e finisce per impoverire tutti. Dovremmo riflettere a lungo sulle cause della crisi economica che stiamo attraversando….forse dovremmo andare alla radice, dovremmo capire se non è stata voluta e alimentata da certi cuori stolti e chiusi. Tanti piagnucolano di fronte ai recenti rovesci finanziari che hanno sottoposto a una severa cura dimagrante tanti pingui conti bancari e floride attività economiche. Coloro che hanno puntato tutto su Mamòn si lamentano di essere stati abbandonati da Dio. E' uno dei tanti paradossi dell'uomo moderno. Dio è padre e anche madre e non può dimenticarsi dei suoi figli. Sono i figli che si dimenticano di Lui gettandosi tra le braccia di un padrone che dopo averti illuso ti ripone, senza troppo garbo, nella discariche della storia. Allora è salutare la forte parola del Vangelo di oggi: Gesù ci richiama a un non facile accomodamento, nella vana convinzione che possano andare d'accordo la vita cristiana e basse passioni, lo sforzo di piacere a Dio e la cura di non dispiacere al "mondo", l'ascolto della voce di Dio e l'obbedienza ai dettati della moda corrente. Purtroppo dobbiamo constatare che al posto della coscienza spesso, troppo spesso, la persona pone l'interesse e l'interesse più materiale e vile, quello del denaro. E la constatazione amara è sempre quella della S. Scrittura: "Pecuniae oboediunt omnia" (Sir.. 10,19): al denaro tutto obbedisce. Tutto, anche la legge, anche la coscienza, anche Dio, secondo la facile scienza del compromesso. Ma qui il compromesso è impossibile. Non potete servire a Dio e nel medesimo tempo al denaro. Anzi Gesù ha detto ancora di più: "Chi non rinunzia a tutto ciò che possiede, non può essere mio discepolo" (Lc.14,33). Gesù ha fatto ancora di più, perché è vissuto povero, estremamente povero, tanto da non avere una pietra dove posare il capo stanco, e dopo aver gridato: "Guai ai ricchi!", ha proclamato: "Beati i poveri!". Ogni cristiano è chiamato ad utilizzare i beni, ma con sapienza, con distacco, con sobrietà, nella attenzione al bene comune. Ma c è anche chi si è spinto più in là. Così ha fatto il dottor Marcello Candia, il quale ha venduto la sua brillante azienda per costruire un ospedale missionario sul Rio delle Amazzoni (nel Brasile), schierandosi così definitivamente dalla parte dei poveri, perché ha creduto alla parola di Gesù, il quale disse: "E' meglio dare che ricevere". Era dello stesso parere il celebre giornalista Allen White, il quale scrisse: "Io sono sempre stato dell'idea che il denaro procura tre piaceri: uno quando lo si guadagna (e come mi piace guadagnare!); uno quando lo si risparmia (e come mi piace risparmiare!); e il terzo quando lo si regala. Ma questo terzo piacere è il maggiore di tutti". Come alternativa alla febbre dell'oro, Gesù ha proclamato la fiducia nella Divina Provvidenza. L'odierna pagina evangelica è anche un meraviglioso inno a questa soccorrevole Provvidenza che sfama chi si affida unicamente a Lei. Ma non dimentichiamoci mai che la Provvidenza di Dio è anche... in mano nostra! Pensiamo anche solo a questo fatto: Il cibo buttato via in una giornata a Milano, Roma, Palermo, basterebbe a sfamare per un giorno un milione di indiani... In un anno sono morti di fame 35 milioni di persone, tra cui 17 milioni di bambini. Nello stesso periodo sono stati distrutti volontariamente 200 mila vagoni di caffè, 258 mila di zucchero, 26 mila tonnellate di riso, 25 mila tonnellate di carne...Le donne italiane ogni anno spendono oltre 300 miliardi di lire in cosmetici, in profumi, e ogni giorno vengono spesi 4 miliardi di lire per fumare...: soldi sprecati in fumo...Ora, di fronte a queste cifre di beni sciupati, ditemi voi se è ancora onesto accusare Dio, se nel mondo c'è una fame così spaventosa.. Quando noi preghiamo Dio e gli diciamo: "Mostrati padre!", lui prega noi e ci dice: "Mostratevi miei figli, mostratevi fratelli tra di voi!".


Don Roberto Zambolin


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