LA FEDE COME OBBEDIENZA
2° Domenica di Quaresima
(Gen. 12,1-4; sal. 32; 2Tm.1,8-10; Mt. 17,1-9
Il cammino di fede è essenzialmente un cammino di obbedienza al Signore. Ci vengono segnalate, tre forme di obbedienza nei testi biblici di oggi. Innanzitutto l’obbedienza di Abramo. (prima lettura) Una obbedienza pronta, fatta di distacco da sé e da quanto costituisce il suo mondo personale: terra, casa, parentela.(Gen. 12,1) Possiamo intuire con quanta sofferenza Abramo avesse dovuto obbedire ad un Dio che gli chiedeva tutto e non gli offriva alcuna certezza se non quella di affidarsi e di fidarsi solo di Lui. Da questo completo abbandono di Abramo al Signore, sarebbe dipesa la sua fecondità, e quindi il suo futuro di uomo, e lo sviluppo della storia del suo popolo. “ Allora Abram partì, come gli aveva indicato il Signore”(Gen. 12,4) . L’obbedienza di Abramo, trova il suo culmine nell’obbedienza di Gesù al Padre.. E’ vero che il testo della trasfigurazione, è un’anticipazione del futuro glorioso di Cristo, della sua Risurrezione, ma è collocato nel Vangelo di Matteo tra due annunzi di passione che Cristo Gesù fa a i suoi (Mt. 16,21-23 e Mt. 17,22-23) e, immediatamente prima, da alcune condizioni che pone per poterLo seguire “ Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà,ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà” (Mt. 16 ,25) Anche il discepolo che vuole seguire Gesù, deve sapere che la croce è elemento essenziale per la propria trasfigurazione. Non solo, ma in entrambi gli annunci della passione si dice che “ Gesù doveva andare a Gerusalemme, soffrire molto…venire ucciso…e risuscitare (Mt. 16,21) e che “ Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”(Mt. 17,22): due espressioni che indicano che a Gesù viene chiesto (dal Padre) di accettare la passione e la morte per noi.. Anche Gesù, dunque, divenne obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil. 2,8) anzi, “imparò l’obbedienza dalle cose che patì”: (Ebrei 5,8): la sofferenza ci aiuta a fare grandi esercizi di fede e di umiltà, a dipendere da Dio e dagli altri, noi che, forse, abbiamo pensato che nella vita non avremmo avuto mai bisogno di nessuno….. Allora, capiremo, che le relazioni con le persone, sono molto più importanti di tutte le nostre cose da fare. Infine, vi è l’obbedienza che il Padre chiede al discepolo, verso il suo Figlio: “ Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo”(Mt. 17,3) Il discepolo sa che le parole di Gesù sono decisive per la sua fede: sia per comprendere meglio, nella fede, se stesso e la verità su di sé; sia per entrare nella nube luminosa (Mt. 17,5) vale a dire dentro il Mistero di un Dio che ci avvolge, sia per essere trasfigurato in Lui, sia perché la Parola di Dio non rimanga lettera morta, accolta con entusiasmo e l’assenso della mente, ma non con il cuore e la vita. L’invito che oggi ci viene fatto è quello di metterci di fronte alla parola di Dio con un ascolto obbediente E questo comporta sempre un po’ di disagio, perché davanti alla Parola di Dio ci si deve mettere in discussione. E’ interessante notare che la reazione dei discepoli alle parole celesti lega, mette insieme ascolto e timore “Ascoltando ciò, i discepoli temettero grandemente” (Mt. 17,6) . Questa espressione fa eco all’altra del Deuteronomio: “ Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra vi fu mai cosa grande come questa, che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco e sia rimasto vivo?(Dt. 4,32-33) . Oggi si fa presto a parlare di “ascolto della Parola di Dio” e rischiamo di pronunciare questa espressione banalizzandola: ascoltare la Parola di Dio è “esperienza temibile” che non coincide solo con la lettura o l’ascolto della Parola, o con l’applicazione sociologica o emozionale dei testi biblici. “Ascoltare la Parola di Dio” è scoprire in essa la presenza di Dio stesso che ci parla, che ci chiede l’assenso obbediente della fede. Allora di fronte a quella Parola, non possiamo tirarci indietro, perché ci fa entrare nel Mistero di passione, di croce, che ci conduce poi ad essere altro da ciò che siamo...La parola di Dio è temibile perché conduce al cambiamento, alla conversione, a mutare vita, facendo della Parola ascoltata il centro, la fonte del rinnovamento della nostra vita. E’ più facile affidarsi alle pratiche pie, devozionali, tradizionali, che mettersi in atteggiamento di obbedienza di fronte alla Parola….Quelle, spesso ti consolano, ti scaldano interiormente, ma l’ascolto della Parola è temibile perché provoca una crisi, un esodo (come per Abramo), un uscire dalle certezze e dalle abitudini consolidate, per un cammino non sorretto più da sicurezze umane. La parola di Dio ti butta nel mistero della tua vita lasciandoti orientare solo da Lui. E Lui è tutto.