L'immensa profondità di Dio - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dalle «Istruzioni» di san Colombano, abate
(Istr. 1 sulla fede, 3-5; Opera, Dublino, 1957, pp. 62-66)
L'immensa profondità di Dio

   Dio  è dappertutto; egli è immenso e dovunque presente, secondo quanto egli  ha detto di se stesso: Io sono un Dio vicino e non un Dio lontano (cfr.  Ger 23, 23). Non cerchiamo dunque Dio come se stesse lontano da noi,  perché lo possiamo avere dentro di noi. Egli dimora in noi come l'anima  nel corpo, purché siamo suoi membri sani, siamo morti al peccato e  immuni dalla corruzione di una volontà perversa. Allora abita veramente  in noi, perché lo ha detto egli stesso: abiterò in essi e camminerò fra  loro (cfr. Lv 26, 12).
   Se noi siamo degni che egli abiti in noi,  allora siamo vivificati da lui nella verità, come sue membra vive. «In  lui, come dice l'Apostolo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,  28).
   Chi mai, dico, potrà investigare la sublime essenza di Dio,  ineffabile ed incomprensibile? Chi potrà scrutare i suoi altissimi  misteri? Chi oserà dire qualcosa di colui che è il Principio eternamente  esistente di tutte le cose create? Chi potrà vantarsi di conoscere Dio  infinito, che tutto riempie di sé e tutto abbraccia, tutto penetra e  tutto trascende, tutto comprende e a tutto sfugge? Nessuno mai lo ha  visto così com'è (cfr. Gv 1, 18). Nessuno pertanto presuma di  investigare i misteri incomprensibili di Dio: che cosa sia, come sia,  dove sia. Questi sono misteri ineffabili, inscrutabili, impenetrabili.  Devi credere questo solo, però con tutta la forza del tuo cuore: che Dio  è così, come è sempre stato e come sempre sarà, perché è immutabile.
   Chi  dunque è Dio? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio.  Non cercare altro di Dio, perché volendo conoscere la misteriosa  profondità di Dio, è necessario innanzi tutto investigare la natura  delle cose. La conoscenza della Trinità infatti viene giustamente  paragonata alla profondità del mare, secondo il detto del Sapiente: E  l'immensa profondità chi potrà trovarla? (cfr. Qo 7, 24). Come la  profondità del mare è invisibile agli sguardi umani, così la divinità  della Trinità si dimostra incomprensibile ai sensi dell'uomo. Se dunque  qualcuno vuol conoscere quello che deve credere, deve rendersi conto che  non potrà capire di più parlandone, che credendo. La conoscenza di Dio,  infatti, quanto più viene discussa, tanto più sembra allontanarsi da  noi.
   Cerca perciò la conoscenza di Dio più alta, quella che non  sta nelle dispute verbose, ma nella santità di una buona vita; non nel  parlare, ma nella fede che sgorga dalla semplicità del cuore; non quella  conoscenza che si ottiene mettendo insieme le opinioni di una dotta  empietà.
   Se cercherai colui che è ineffabile con le discussioni,  egli «fuggirà da te più lontano» (Qo 7, 23) di quanto non fosse prima.  Se invece lo cercherai con la fede, troverai la sapienza presso le porte  della città, dov'è la tua dimora. Lì almeno in parte la potrai vedere;  anche allora però potrai raggiungerla solo in parte, proprio perché è  invisibile e incomprensibile. Dio è invisibile e tale dobbiamo crederlo,  anche se è possibile averne qualche conoscenza da parte di chi ha il  cuore puro.

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