L'adultera del Vangelo e i preti
5° Domenica di Quaresima anno C
(Is.43,16-21; sal.125; Fil.3,8-14; Gv.7,1-11)
Il brano evangelico di oggi getta in pasto al moralismo farisaico una donna non di specchiata virtù, beccata in flagrante adulterio, scandalosa e peccatrice. Siamo a Gerusalemme. E' l'alba. Scribi e farisei già stanno cercando qualche persona da criticare e giudicare, sono in attesa di qualche fatto che meriti la prima pagina della cronaca…Che cosa c’è di meglio di una avventura extraconiugale? Così possono trascinare ai piedi di quel gran rompiscatole di Gesù una "donna sorpresa in flagrante adulterio". Come si faccia a sorprendere una donna in flagrante adulterio, a meno di essere il legittimo marito, non l'ho mai capito. Forse che avevano già allora dei visori che vedono attraverso le pareti? A Gerusalemme non c'erano molti posti in cui infrattarsi… E allora perchè dell'altra parte non si dice nulla? Nell'uomo non c'è niente da condannare? Queste sottolineature sono sufficienti a mostrare come si era e come si è parziali nelle valutazioni o nelle condanne. C'è quanto basti per rivedere certi nostri giudizi. L'episodio è tutto un processo ai giudizi umani. Gli uomini hanno una gran voglia di condannare altri uomini. Dalla pena proposta, la lapidazione, come prescrive Deuteronomio 22,23-24, veniamo a sapere che la peccatrice è una semplice promessa sposa e non ancora una moglie. Infatti, secondo la tradizione ebraica, il matrimonio avviene in due tempi: lo "sposalizio" in cui i due vengono dichiarati marito e moglie ma non vivono insieme; le "nozze" vere e proprie con cui inizia la convivenza. Il tradimento compiuto da una promessa sposa comporta la lapidazione, mentre quello di una sposa vera è, secondo l'insegnamento dei rabbini, punito con lo strangolamento. Da questo possiamo dedurre che la protagonista non ha più di quattordici anni. Facile immaginare la vergogna, l'umiliazione ed il terrore che la pervadono. Sente la morte svolazzare su di lei. Le donne che tradiscono sono sempre adultere, mentre gli uomini lo sono solo se si uniscono a donne ebree e sposate mentre se la possono spassare, impunemente, con tutte le nubili e non ebree. E' la perversa logica della giustizia umana, le cui leggi vengono sempre fatte su misura dei furbi e dei forti, oggi poi… Gesù è posto di fronte ad un bivio. Se applica la legge mosaica vanifica tutti suoi discorsi sul perdono e la misericordia. Se la rinnega, le guardie del Tempio lo arrestano come bestemmiatore. Questa volta i suoi avversari sono convinti di essere riusciti ad incastrarlo in modo definitivo. Ma Gesù ancora una volta li spiazza. Egli compie un gesto altamente simbolico e carico di significato per la loro mentalità. Si china a scrivere per terra i loro nomi. Questo gesto, come ricorda il profeta Geremia (17,13), vuole dire morte: coloro che covano sentimenti di morte sono morti dentro e spesso proiettano sugli altri i loro peccati nascosti Il messaggio viene recepito chiaramente dai puritani che se la squagliano alla chetichella. I loro desideri ed i loro pensieri sanno di marcio. Meglio fuggire prima che quell'invasato di Gesù li renda manifesti. Loro avevano trascinato da Gesù una donna da lapidare; Lui, invece, vede in essa solo una persona da aiutare, perdonare, da amare dopo averla invitata a non reiterare il suo sbaglio. Gesù sa riconoscere il buono che c’è in tutti noi, la dignità di ogni creatura umana anche dietro una vita deturpata da esperienze ambigue, e dà a tutti più di una possibilità per riscattarsi, perché conosce in profondità la nostra storia e il nostro cuore, forse più di quanto lo conosciamo noi stessi. Il nostro Gesù non si stanca di stupirci, spiazzarci e sorprenderci. Sembra che, in questi tempi, quella adultera da lapidare sia stata sostituita da un’altra categoria di persone: i preti! Ora sono loro che devono essere lapidati…perché sono una razza di pedofili incorreggibili! Vengono presi, come quella donna, e posti nel mezzo della gogna mediatica con la domanda: che ne dite di gente come questa? (Gv.8,3-11) Certamente la pedofilia è una brutta bestia, e va condannata ovunque: dentro le mura famigliari come nella chiesa, tra i banchi di scuola, come nei circoli sportivi, tra i parenti e conoscenti, come negli oratori. Nulla da eccepire, anzi, sulla necessità di togliere tanta spazzatura dalla Chiesa, di avere nei confronti di questi crimini “tolleranza zero”, di rendere giustizia alle vittime abusate, di aprire gli occhi sul discernimento dei preti, nei seminari soprattutto, e sulla necessità di dire ai preti in difficoltà: siate un po’ più umili, buttate fuori il rospo e fatevi aiutare! Oggi, grazie a Dio, gli strumenti non mancano. Quello che più dispiace, però, è il martellamento ossessivo sul tema, quasi una caccia all’ultimo prete utile per riempire una o due pagine di giornali. L’obiettivo pare evidente e nemmeno troppo nascosto: cogliere questa occasione ghiotta, lanciando pesanti pietre contro i preti, per colpire il lavoro educativo che la Chiesa con i suoi 400.000 preti cattolici di tutto il mondo, quotidianamente compie con i giovani e i meno giovani. Ma della nostra Chiesa, dei nostri preti, possibile che se ne parli solo per associarli alle colpe delle quali si macchiano? Sembra quasi che vi sia un certo compiacimento di voler disfare nel fango l’immagine del sacerdozio! Ma ci rendiamo conto che lapidare nel cuore e nella mente della gente, dei giovani soprattutto, la bellezza e la figura del prete, è un grosso danno che si fa a tutti, credenti e non credenti? Ci sono milioni di donne e di uomini al mondo, anche gente che in chiesa non ha mai messo piede, che devono ai preti tanta parte della loro serenità di vita e della loro maturità umana. Che nella adolescenza e nella giovinezza, soprattutto, e anche in particolari momenti di crisi personale e/o di coppia, sono stati da loro accolti e accompagnati con tanta pazienza e vicinanza, con discrezione e dedizione, con delicatezza e amorevolezza, senza ambiguità e malizia pur nella intensità di legami affettivi. Quanti giovani hanno trovato nei preti un luogo di rifugio e di riparo, mentre per loro c’era solo la strada; e quanti ragazzi hanno trovato nel prete un padre vero, quando un padre vero non l’avevano! Quante persone conservano, grate, la memoria di quella faccia da prete nel campetto dell’oratorio, nelle escursioni in montagna, durante i campi scuola estivi, pieni di gioiosa e spensierata allegria e ricchi di formazione; quanti dei nostri ragazzi, tra un tiro a pallone e una messa ponevano e pongono con il cuore in mano, “al parrino”, domande sulla propria vita che a nessun altro osavano e osano porre. Sì, proprio a quell’uomo prete che molti vorrebbero lapidare perché ha accolto il dono di un celibato assurdo, e la cui colpa è quella di poter amare intensamente i figli degli altri come suoi figli, perchè totalmente appartenente ad un Altro!. Molti, poi, sono i preti che hanno fatto scelte “controcorrente”, campioni di carità e di legalità, che hanno restituito alle persone l’immagine e la bellezza di Dio, dando vita ad associazioni di volontariato, a comunità terapeutiche o a iniziative conosciute per la promozione della persona umana, dei poveri soprattutto. Ogni tanto qualcuno di questi va sui giornali, ma di moltissimi che lavorano, con convinzione, dalla mattina alla sera, senza secondi fini, nel silenzio di una dedizione quotidiana per i più deboli e per gli ultimi, nessuno ne parla. Il rischio di questo continuo tam tam contro i preti e contro la Chiesa, che si sta configurando come vera e propria lapidazione, non è solo quello di allontanare i ragazzi dai preti, ma anche quello di allontanare i preti dai ragazzi…A chi giova tutto questo? E’ proprio vero, fanno più rumore quegli alberi spezzati, schiantati dal male, che la grande foresta che intorno silenziosamente continua a crescere dando bellezza e frescura a tutti.