LETTURE PATRISTICHE - Tempo Ordinario
Dalle «Lettere» di san Giovanni Bosco
(Epistolario, Torino, 1959, 4,202.204-205.209)
Imitare Gesù e lasciarsi guidare dall'amore
Se
vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, ed
obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai
che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre
tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero
sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete
veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il
cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e
senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per
compiere un dovere.
Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia
lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! È certo
più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che
persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed
alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col
sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è
quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla
religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare
quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.
Difficilmente
quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per
allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria
autorità, o sfogare la propria passione.
Riguardiamo come nostri
figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci
quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a
comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l'aria in noi di
dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così
faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e
rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una
dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri
quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono
da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed
umili di cuore (Mt 11,29).
Dal momento che sono i nostri figli,
allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o
almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non
agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul
labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per
l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera
correzione.
In certi momenti molto gravi, giova più una
raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di
parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le
sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.
Ricordatevi
che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e
noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte,
e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare,
di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo
con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi
per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro
modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente
nell'educazione della gioventù.