Il Verbo che si è fatto carne ci rende simili a Dio - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Natale
Dal trattato « La confutazione di tutte le eresie » di sant'Ippolito, sacerdote
    il Verbo che  s'è fatto carne ci rende simili a Dio
  
Noi crediamo al Verbo di Dio. Non ci     appoggiamo su parole senza senso, né ci lasciamo trasportare da improvvise     e disordinate emozioni o sedurre dal fascino di discorsi ben congegnati, ma     invece prestiamo fede alle parole della potenza di Dio. Queste cose Dio le     ordinava al suo Verbo. Il Verbo le diceva in parole per distogliere con esse     l'uomo dalla sua disobbedienza. Non lo dominava come fa un padrone con i     suoi schiavi, ma lo invitava a una decisione libera e responsabile. Il Padre     mandò sulla terra questa sua Parola nel tempo ultimo poiché non voleva     più che parlasse per mezzo dei profeti, né che fosse annunziata, in forma     oscura e solo intravista attraverso vaghi riflessi, ma desiderava che     apparisse visibilmente in persona. Così il mondo contemplandola avrebbe     potuto avere la salvezza. Il mondo avendola sotto il suo sguardo non avrebbe     più sentito il disagio e il timore come quando si trovava di fronte a     un'immagine divina riflessa dai profeti, né avrebbe provato lo smarrimento     come quando essa veniva resa presente e manifestata mediante le potenze     angeliche. Ormai avrebbe constatato di trovarsi alla presenza medesima di     Dio che parla. Noi sappiamo che il Verbo ha preso un corpo mortale dalla     Vergine, e ha trasformato l'uomo vecchio nella novità di una creazione     nuova. Noi sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa sostanza. Se     infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci avrebbe dato     come legge di essere imitatori suoi quale maestro. Se egli come uomo è di     natura diversa perché comanda a me nato nella debolezza la somiglianza con     lui? E come può essere costui buono e giusto? In verità per non esser     giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la fame,     non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è     ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato     nella risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua     stessa natura d'uomo, perché non ti perda d'animo nella sofferenza, ma     riconoscendoti uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a     lui. Quando tu avrai conosciuto il Dio vero, avrai insieme all'anima un     corpo immortale e incorruttibile; otterrai il regno dei cieli, perché nella     vita di questo mondo hai riconosciuto il re e il Signore del cielo. Tu     vivrai in intimità con Dio, sarai crede insieme con Cristo, non più     schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali     fisici, perché sarai diventato dio. Infatti le sofferenze che hai dovuto     sopportare per il fatto di essere uomo, Dio te le dava perché eri uomo.     Però Dio ha promesso anche di concederti le sue stesse prerogative una     volta che fossi stato divinizzato e reso immortale. Cristo, il Dio superiore     a tutte le cose, colui che aveva stabilito di annullare il peccato degli     uomini rifece nuovo l'uomo vecchio e lo chiamò sua propria immagine fin     dall'inizio. Ecco come ha mostrato l'amore che aveva verso di te. Se tu ti     farai docile ai suoi santi comandi, e diventerai buono come lui, che è     buono, sarai simile a lui e da lui riceverai gloria. Dio non lesina i suoi     beni, lui che per la sua gloria ha fatto di te un dio.

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