Il segno del Natale - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

NATALE DEL SIGNORE
Messa della Notte: Is.9,1-3,5-6; salmo 95; Tt.2,11-14; Lc.2,1-14
Messa dell’Aurora: Is. 62,11-12; salmo 96; Tt.3,4-7; Lc.2,15-20
Messa del giorno: Is.52,7-10; salmo97; Ebr.1,1-6; Gv.1,1-18

IL SEGNO DEL NATALE


L’evento che i cristiani celebrano a Natale, non è una “apparizione” di Dio tra gli uomini, ma la nascita di un bambino che ha una famiglia, è rivestito di carne umana, vive le gioie e le sofferenze dell’uomo, è dentro la vita e la cultura del suo tempo, nasce povero, vive povero, muore povero e nel modo che sappiamo. La nascita di Gesù chiamato l’Emmanuele, che significa Dio con noi, non va presa dunque in senso metaforico, o come un racconto magico, di fiaba, ma in tutta la sua concretezza e la sua visibilità storica.
“Questo per voi sarà il segno” (Lc.2,12) dirà l’angelo ai pastori. Il segno è qualche cosa che si può osservare, toccare, ammirare. Gesù è il grande, il più grande segno dell’Amore di Dio per noi; un segno da guardare senza distrazioni, se Luca per ben tre volte ci invita a farlo: “Un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Lc.2,7.12.16)!
Il segno che i pastori ricevono dall’annuncio degli angeli è di una semplicità estrema, un segno povero, un segno appartenente all’umanità povera: nasce un bambino, ma nella povertà di una stalla, nasce un bambino, figlio di una povera coppia di sposi, nasce un bambino al quale è negata l’ospitalità. Questo bambino è il segno stupendo di un Dio che, per un amore sconfinato verso l’umanità, in un certo senso “contrae se stesso” per poter essere accolto, quasi contenuto, da noi: è il Creatore che si fa creatura, il Dio potente e santo, che si fa debole e soggetto alla fragilità, l’Infinito che si fa finito, l’Indeterminato, “Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere” (2Cr.2,5) che si fa limitato, l’Eterno che si fa presente nel tempo, l’Onnipotente che si fa impotente: fasce e mangiatoia, richiamano, infatti, morte e sepoltura di Gesù, mentre la luce natalizia è già la luce della sua Ri-surrezione. Il segno del Natale è tutto qui! Se noi cristiani, nella fede, non manteniamo vivo il legame tra il bambino e il Signore, tra la povertà e la gloria, tra la regalità e il servizio, tra onnipotenza e umiltà non capiremo nulla del Natale. Purtroppo siamo sempre tentati di nascondere la nuda povertà del bambino, e vorremmo un Dio che quasi con una bacchetta magica esaudisse i nostri desideri e risolvesse i nostri problemi. Vorremmo un Dio che ci stupisse con segni e prodigi, un Dio che divide buoni e cattivi, che ci dica senza mezzi termini che esiste e sistema tutte le cose che non vanno nel mondo. Dio è venuto nel mondo, non per cambiare la storia del mondo, ma per darle un senso. Dio è venuto nel mondo, non per farci star meglio, ma per dirci che Lui è con noi, nelle fatiche e nelle difficoltà della vita, nelle nostre gioie e nei nostri dolori. Che Lui è accanto a noi e si fa carico di tutta la nostra umanità, anche delle guerre assurde. Se lo accogliamo, forse la nostra vita non cambierà gran che, ma le cose le vedremo sotto un’altra luce e agli avvenimenti daremo un altro significato Così, infatti, con questo stile di condivisione e di solidarietà, predicando pace, amore, fraternità, e facendo del bene a tutti, Gesù trascorrerà la maggior parte della sua vita e compirà il miracolo grande della ritrovata comunione con Dio e con gli altri, servendosi di segni e prodigi legati ai bisogni essenziali dell’uomo: il pane e il vino moltiplicati, la salute ridata, la natura nuovamente riconciliata con l’uomo, la vita riaffermata come più forte della morte. Per questo l’Apostolo Paolo dice che la manifestazione di Cristo nel mondo è finalizzata a “insegnarci a vivere in questo mondo” (cfr. Tt.2,11-12). Ecco il grande messaggio del Natale per noi cristiani e per tutto gli uomini di buona volontà: stare in mezzo agli altri, stare in famiglia, nella scuola, negli ambienti del lavoro, tra gli amici, ovunque, con la stessa semplicità e gioia, con lo stesso desiderio di comunione e di fraternità, con la stessa voglia di pace e di riconciliazione con le quali è venuto in mezzo a noi l’Emmanuele, il Dio con noi che non può e non deve mai diventare il Dio contro gli altri. Allora il Natale, non solo quello cristiano, ma anche quello di tutti, non finirà bruciato, in un buonismo di maniera, nel consumarsi di poche ore e di pochi beni, non si spegnerà con l’ultima luminaria, non conoscerà lo svilimento del saldo di fine stagione, ma si dilaterà prolungandosi nel vissuto quotidiano. Per questo il Natale è la festa di tutti e non solo dei cristiani, ma per l’intera umanità destinataria dell’amore di Dio. Come i cristiani non possono impossessarsi del Natale sottraendolo agli altri, così nessuno può sostituirlo con commemorazioni, feste alternative che ne snaturino il senso. Nessuno, credenti o non cre-denti, può sottrarre il Natale all’umanità, perché il Natale è un invito alla speranza e questa speranza è offerta a tutti.


Don Roberto Zambolin


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