IL MERCATO DENTRO IL CUORE
3° DOMENICA DI QUARESIMA
(Es.20,1-17;sal.18;1Cor.1,22-25;Gv.2,13-25
Le “dieci parole” del Primo Testamento ( i Comandamenti) furono le prime che ascoltarono gli Israeliti e in certo modo costituirono il fondamento della loro fede. Anche noi le abbiamo ascoltate sin dalla nostra infanzia, e fanno parte del “primo” bagaglio religioso. I Dieci Comandamenti, a guardarli con attenzione, non sono però semplicemente una serie di alte e universali norme morali. Sono molto di più: in essi si esprime tutto il senso della “Legge e dei Profeti”: ossia l’amore per il Signore e l’amore per i prossimo. Le prime “parole” delineano il rapporto del popolo con il suo Dio: un rapporto d’amore esclusivo. Quando il Signore ordina: “Non avrai altri dei di fronte a me”, non propone una fredda definizione filosofica sul monoteismo, bensì una richiesta di amore totale. Del resto, altrettanto esclusivo è l’amore che Egli nutre per il suo popolo; un amore che lo porterà sino alla follia della morte per noi. Non sarà mai possibile per noi raggiungere la qualità dell’amore di Dio, ma è ciò verso cui dobbiamo tendere. “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli”, dice Gesù. La proibizione di avere immagini risponde non solo alla pericolosità di fabbricarsi un idolo come Dio, bensì alla esclusività che Dio pretende dal suo popolo. E ancora. Solo davanti a Dio i credenti debbono prostrarsi per adorarlo (è la risposta che Gesù darà al diavolo che lo tentava nel deserto). Non è difficile infatti fabbricarsi idoli cui sacrificare la propria vita. Solo il Signore è degno della lode. Il sabato - continua il testo biblico - è il giorno del riposo, o meglio, della festa con Dio e con i fratelli. E’ il giorno eterno: anticipa il paradiso, il momento della gioia, del godimento e della contemplazione. Segue quindi la seconda parte del Decalogo ove si elencano sette comandamenti che delineano il corretto modo di vivere i rapporti tra gli uomini. Anche qui non si tratta unicamente di norme morali, bensì di indicazioni tese a preservare l’immagine di Dio inscritta nel cuore degli uomini. Sono sette parole che descrivono i limiti estremi da non valicare. Perciò, questi “comandi” prima di essere una legge esprimono una esigenza d’amore, di un amore non parziale o fiacco, come può essere il nostro, ma esclusivo ed esigente, davvero geloso, com’è quello di Dio. “Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso”, dice lo stesso Signore. Si potrebbe interpretare anche la scena della cacciata dei venditori dal tempio come una manifestazione di gelosia da parte di Gesù. Del resto non dice il profeta: “Lo zelo della tua casa mi divora” sino alla gelosia? Gesù, appena vide il tempio invaso da venditori, nota l’evangelista Marco, fece una cordicella e cominciò a sferzarli e a rovesciare i loro banchetti. E’ un Gesù particolarmente duro e risoluto; non può tollerare che la casa del Padre sia inquinata. da relazioni commerciali. E’ casa di Amore. E poi Gesù sa bene che in un tempio ove si accolgono questi piccoli commerci si arriva a vendere e a comprare anche la vita di un uomo per soli trenta denari. Ma qual è il mercato che scandalizza Gesù? Qual è la compra-vendita che Gesù non può sopportare? Senza dubbio la lettera di questa pagina evangelica interpella il nostro modo di gestire gli edifici di culto e quanto vi è annesso: se siano cioè davvero luoghi per la preghiera e di incontro con Dio o non piuttosto luoghi sciatti e pieni di confusione o peggio, dove si raccolgono soldi a tutte le ore… Ma c’è un altro mercato sul quale è importante porre la nostra attenzione: è quello che si svolge dentro i cuori. Ed è un mercato che scandalizza ancor più il Signore Gesù perché il cuore è il vero tempio che Dio vuole abitare. Tale mercato riguarda il modo di concepire e di condurre la vita. Quante volte la vita viene ridotta ad una lunga ed avara compra-vendita, senza più la gratuità dell’amore! Quante volte dobbiamo constatare, a partire da noi stessi, il rarefarsi della gratuità, della generosità, della benevolenza, della misericordia, del perdono, della grazia! La ferrea legge dell’interesse personale, o di gruppo, o di nazione, sembra presiedere inesorabilmente la vita degli uomini. Tutti, chi più chi meno, siamo impegnati a trafficare per noi stessi e per il nostro guadagno; e non badiamo se da tale pratica crescono le erbe velenose dell’arroganza, dell’insaziabilità e della voracità. Quel che conta e quel che vale è il proprio personale guadagno; a qualsiasi prezzo. Gesù entra ancora una volta nella nostra vita, come entrò nel tempio e vuole rovesciare il primato che noi abbiamo dato alle cose, ai nostri interessi meschini per riaffermare il primato assoluto di Dio. Purtroppo il nostro orgoglio e il nostro egoismo, continuano a fare opposizione e il nostro “io”, conscio o inconscio che sia, ripete l’espressione dei farisei di allora“ Con quale autorità tu fai queste cose”? Non riusciamo a capire che voler ostinarci a tenere fuori dalla vita la legge dell’Amore equivale a distruggere se stessi.