IL FASCINO DELLA FEMMINILITA’
23° Domenica del Tempo Ordinario
(Prov. 31,10-13.19-20.30-31;sal. 127; 1Tess.5,1-6;Mt. 25,14-30)
Alcuni potrebbero rimanere un po’ stupiti per il fatto che il poema conclusivo del libro dei Proverbi, sia dedicato alle lodi di una donna. A quel tempo, le donne non godevano di molta considerazione e solo Gesù, riuscirà dare loro una grande attenzione e un posto importante nella sua vita e nel piano di salvezza. Allora perché una donna? Perché una donna che è moglie e madre esercita, in fondo,un grosso fascino: innanzitutto essa è il più grande riferimento umano alla vita, all’amore che si prolunga in fusione di cuori e di corpi, e poi in gestazione, in generazione di nuove creature; in secondo luogo, perché il seno materno è l’espressione più efficace della Madre Chiesa dalla quale vengono generati i figli di Dio attraverso il Battesimo, vale a dire attraverso l’unione nuziale della chiesa sposa con Cristo sposo. Ancora: la donna moglie e madre è anche una bella immagine dell’operosità quotidiana, soprattutto del lavoro domestico. E’ vero che anche i maschi devono attendere…alle cose di casa e i ruoli non sono così fissi come un tempo, ma lo abbiamo sperimentato: quello che fa una donna in casa per il marito, i figli, e per la custodia della casa stessa perché possa essere un luogo dove i sentimenti, la fraternità, l’ospitalità si esprimano al meglio, è impagabile e non ha eguali. Infine, nessuno più della donna avvicina a Dio per il fascino che suscita la sua bellezza che, quando è anche interiore, ti fa perfino entrare nel Mistero di Dio stesso; infine, per i richiami continui che vengono dalla femminilità, alla dolcezza, alla tenerezza,alla misericordia,al senso di protezione e di calore per la premura che la donna, madre e moglie, ha verso le sue creature. Ebbene: di questa Sapienza donna, la pagina del testo dei proverbi esalta soprattutto l’aspetto della operosità del quotidiano. In più versetti ricorre l’opera delle sue mani e l’efficacia delle sue azioni e l’uomo è invitato a riconoscerne le doti, a stringersi a lei, a stimarla,e a sceglierla come compagna di vita. Pertanto, tutta l’attenzione, tutta l’ammirazione, tutto l’interesse e tutta l’importanza che l’uomo deve dare ad una donna per ciò che questa rappresenta nell’ordine del creato e della operosità, diventano l’immagine di tutto ciò che l’uomo deve sviluppare nei confronti della sapienza di Dio, della sua Parola, soprattutto della sua sapienza incarnata, che è il Figlio Gesù Cristo.
E questo nella ordinarietà della vita. E’ nella vita quotidiana che il cristiano sapiente cerca di assomigliare a Gesù Cristo, lo imita, lo testimonia, lo annuncia. Procurarsi lana e lavorare il lino, stendere le mani alla conocchia e girare il fuso, dare una elemosina al povero, sono gesti che appartengono alla vita di tutti i giorni. Scrive un saggio ebreo, Martin Buber: “ Nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale,nella situazione che mi è toccata in sorte,in quello che mi capita giorno dopo giorno,in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento della mia esistenza messo a portata di mano…Quand’anche la nostra potenza si estendesse fino alle estremità della terra, la nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quanto ci vive accanto. Quand’anche penetrassimo nei segreti dei mondi superiori, la nostra partecipazione reale alla esistenza autentica sarebbe minore di quando, nel corso della nostra vita quotidiana, svolgiamo con santa intenzione l’opera che ci spetta. E’ sotto la stufa di casa nostra che è nascosto il nostro tesoro!” In una visione di fede, che è quella di un Dio che si fa uomo, uomo qualunque, uno di noi, non uomo eccezionale, ma uomo straordinario nella ordinarietà, il credente sa scorgere il fascino di Dio e l’unità della sua vita, compiendo l’opera di tutti i giorni. Cristo Gesù ci insegna a vivere una vita unificata, non sdoppiata. Lo spirituale, la fede è dentro la storia di ognuno di noi; lì innanzitutto dobbiamo cercare Dio con la luce che viene dalla sua sapienza, dalla Parola; nello stesso tempo la fede accolta come dono, e alimentata dalla preghiera, sostenuta dalla speranza, vissuta nella carità, umanizza la nostra storia, eleva la nostra vita, le fa intuire nuove risorse e possibilità. Molte nostre crisi dipendono dal fatto che noi viviamo vite sdoppiate: ci manifestiamo per ciò che non siamo o vorremmo essere; la sapienza invece consiste nel vivere in pienezza ciò che si è e che Dio ci ha donato. Il cristiano, così, è uno nel suo vivere: fa ciò in cui crede; quando lavora e quando prega, quando studia e quando pratica le opere di carità è ugualmente discepolo di Cristo. Per questo fa bene l’una e l’altra cosa.