Il dono ereditario del Nuovo Testamento - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Pasqua
Dai «Trattati» di san Gaudenzio da Brescia, vescovo
(Tratt. 2; CSEL 68, 30-32)
Il dono ereditario del Nuovo Testamento

   Il  sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario  del suo Nuovo Testamento: è il dono che ci ha lasciato come pegno della  sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere  crocifisso.
   È il viatico del nostro cammino. È un alimento e  sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché  non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta,  che è il Signore. Perciò egli disse: Se non mangerete la mia carne e non  berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi (cfr. Gv 6, 53). E  proprio al fine di non lasciarci privi di questa necessaria risorsa,  comandò agli apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di  celebrare sempre i misteri della vita eterna. Così le anime redente dal  suo sangue prezioso, sarebbero state arricchite dei suoi doni e  santificate dal memoriale della sua passione.
   È dunque necessario  che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del  mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e  laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione  della passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la  bocca e con il cuore e conservino indelebile memoria della nostra  redenzione.
   Il pane è considerato con ragione immagine del corpo  di Cristo. Il pane, infatti, risulta di molti grani di frumento. Essi  sono ridotti in farina e la farina poi viene impastata con l'acqua e  cotta col fuoco. Così anche il corpo mistico di Cristo è unico, ma è  formato da tutta la moltitudine del genere umano, portata alla sua  condizione perfetta mediante il fuoco dello Spirito Santo. Il Paràclito  esercita sul corpo mistico la stessa azione che esercitò sul corpo  fisico di Cristo. Il Redentore, infatti, nacque per opera dello Spirito  Santo e, poiché era conveniente che in lui si compisse ogni giustizia,  entrato nelle acque del battesimo per consacrarle, fu pieno di Spirito  Santo, disceso su di lui, in forma di colomba. Lo dichiara espressamente  l'Evangelista: «Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano»  (Lc 4, 1).
   Per il sangue di Cristo vale, in un certo senso,  l'analogia del vino, simile a quella del pane. Dapprima c'è la raccolta  di molti acini o grappoli nella vigna da lui stesso piantata. Segue la  pigiatura sul torchio della croce. C'è quindi la fermentazione, che  avviene, per virtù propria, negli ampi spazi del cuore, pieno di fede,  di coloro che lo assumono.
   Liberandovi pertanto dal potere  dell'Egitto e del faraone, cioè dal diavolo, cercate di ricevere il  sacrificio pasquale di salvezza, cioè il corpo e il sangue di Cristo,  con tutto l'ardente desiderio del vostro cuore, perché il nostro uomo  interiore sia santificato dallo stesso Signore nostro Gesù Cristo, che  crediamo presente nei santi sacramenti e la cui virtù dura nel suo  inestimabile valore per tutti i secoli.

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