LETTURE PATRISTICHE - Tempo di Pasqua
Dal «Trattato sulla Trinità» di sant'Ilario, vescovo
(Lib. 2, 1, 33. 35; PL 10, 50-51. 73-75)
Il Dono del Padre in Cristo
Il Dono del Padre in Cristo
Il
Signore comandò di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo. Il catecumeno viene battezzato professando perciò la fede
nel Creatore, nell'Unigenito, nel Dono.
Unico è il Creatore di
tutto. Uno infatti Dio Padre da cui hanno principio tutte le cose. Unico
è anche l'Unigenito, il Signore Nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale
tutte le cose furono create, e unico lo Spirito dato in dono a tutti.
Tutto
è ordinato secondo le sue virtù e meriti; una la potenza da cui tutto
procede; una la prole per la quale tutto è stato fatto; uno il dono
della perfetta speranza.
Non si troverà nulla che manchi ad una
perfezione infinita. Nell'ambito della Trinità, Padre, Figlio e Spirito
Santo, tutto è perfettissimo: l'immensità nell'eterno, la manifestazione
nell'immagine, il godimento nel dono.
Ascoltiamo dalle parole
dello stesso Signore quale sia il suo compito nei nostri confronti.
Dice: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci
di portarne il peso» (Gv 16, 12). È bene per voi che io me ne vada, se
me ne vado vi manderò il Consolatore (cfr. Gv 16, 7). Ancora: «Io
pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga
con voi per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14, 16-17). «Egli vi
guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà
tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi
glorificherà, perché prenderà del mio» (Gv 16, 13-14).
Insieme a
tante altre promesse vi sono queste destinate ad aprire l'intelligenza
delle alte cose. In queste parole vengono formulati sia la volontà del
donatore, come pure la natura e il modo stesso del dono.
Siccome
la nostra limitatezza non ci permette di intendere né il Padre, né il
Figlio, il dono dello Spirito Santo stabilisce un certo contatto tra noi
e Dio, e così illumina la nostra fede nelle difficoltà relative
all'incarnazione di Dio.
Lo si riceve dunque per conoscere. I
sensi per il corpo umano sarebbero inutili se venissero meno i requisiti
per il loro esercizio. Se non c'è luce o non è giorno, gli occhi non
servono a nulla; gli orecchi in assenza di parole o di suono non possono
svolgere il loro compito; le narici se non vi sono emanazioni
odorifere, non servono a niente. E questo avviene non perché venga loro a
mancare la capacità naturale, ma perché la loro funzione è condizionata
da particolari elementi. Allo stesso modo l'anima dell'uomo, se non
avrà attinto per mezzo della fede il dono dello Spirito Santo, ha sì la
capacità di intendere Dio, ma le manca la luce per conoscerlo.
Il
dono, che è in Cristo, è dato interamente a tutti. Resta ovunque a
nostra disposizione e ci è concesso nella misura in cui vorremo
accoglierlo. Dimorerà in noi nella misura in cui ciascuno di noi vorrà
meritarlo.
Questo dono resta con noi fino alla fine del mondo, è
il conforto della nostra attesa, è il pegno della speranza futura nella
realizzazione dei suoi doni, è la luce delle nostre menti, lo splendore
delle nostre anime.