Il coraggio di convertirsi - Il Mondo di Aquila e Priscilla

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Fiumi d'acqua viva...

Il coraggio di convertirsi
2° Domenica di Avvento anno B

(15.40,1 -5;9-11 ;sa1.84;2Pt.3,8-14;Mc.1,1-8)


Se la scorsa domenica, il verbo che ha  attraversato le letture della prima di  avvento era "vegliate!" in questa  seconda domenica di avvento il verbo è: "convertitevi". La conversione della vita e  del cuore scaturisce come esigenza  necessaria per chi sta davanti a Dio nella sincerità e  nella verità del proprio essere, per chi si scopre da  Lui creato, amato, chiamato, per chi vuole fare un    percorso di fede. L'amore non può lasciare indifferenti e richiede una conversione  della persona verso l'amata/ o. Nella prima lettura di oggi è Dio stesso che chiama  a conversione il suo popolo, lo chiama a trovare in Lui consolazione, pace e miseri cordia. (Is.40,1).Nella seconda lettura l'apostolo Pietro ci ricorda che Dio nel tempo  della nostra vita è grande, è magnanimo, dà a tutti il tempo di cambiare, di pentirsi,  di convertirsi. (2Pt.3,9) E anche Giovanni il Battista nel Vangelo predica un battesi mo di conversione, per la remissione dei peccati (Mc.1,4); vale a dire una conver sione che purifichi tutta la nostra vita, immergendola dentro le acque della parola  Dio per farla riemergere verso un nuovo orizzonte: la sequela di Gesù Cristo  L'inizio del Vangelo di Marco, di cui oggi leggiamo i primi versetti, è scarno, so maestoso: "Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio". Poi S. Marco  entra bruscamente nel tema: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi  e credete al Vangelo" (Mc 1,15). Anche nel giorno di Pentecoste la Chiesa inaugurerà  la sua missione con le parole di S. Pietro: "Convertitevi, e ciascuno si faccia battezzare  nel nome de Signore Gesù" (Atti 2,38). Si parla oggi di conversione politica, economi ca, sociale; di conversione spirituale, pastorale, della persona. Ma molto spesso  rimane solo una parola che non intacca la vita. Nell'A.T. "conversione" significava:  mutare direzione, cambiare orientamento; nel N.T. il verbo greco indica più pro priamente cambiare modo di pensare. In ogni caso "convertirsi" significa lasciare qualche cosa per rivolgersi a qualcos'altro. Che cosa bisogna lasciare? Innanzitutto il peccato, che non è altro che la centralità di noi stessi elevata a divinità. Il male  non è ciò che si fa, ma ciò che si è, perché "agitur sequitur esse" (una persona fa ciò  che dentro è, non scordiamocelo!). Se non si converte il cuore e la mentalità, le ope re del male continueranno a conservarsi in vita e anche le piccole conversioni, non  saranno altro che ritocchi estetici che durano poco. "E si facevano battezzare nel fiume  Giordano, confessando i loro peccati" .(Mc.1,5). La conversione comporta, innanzitutto,  il sincero riconoscimento della nostra "sclerocardia", del nostro cuore indurito, diffi cile ad ammorbidirsi; del nostro cuore chiuso e ostinato. La conversione richiede  che la persona sia estremamente sincera con se stessa, perché non si bara con qual cuno, ma chi è bugiardo, bara con la propria vita... ed esce perdente, perché la vita,  avanzando, presenta sempre il conto. Chi confessa i propri peccati, avvicinandosi  all'acqua del Giordano, manifesta il desiderio di liberarsene, il proposito di esclu d'ora in poi dalla propria vita. Ma è anche importante rompere con una "cul di peccato" con tutto ciò che in qualche modo è legato al peccato: un certa  mentalità mondana, l'eccessiva stima delle comodità, del piacere, del benessere,  delle ricchezze. L'esempio di questo distacco ci viene ancora dal Vangelo di oggi, nella figura del Battista: non era certamente un uomo attaccato alle comodità, ama la semplicità, la sobrietà, la responsabilità, la disciplina nella vita, perché senza  un minimo di lavoro su se stessi non si cresce, non si vive bene. E lavorare se stessi,  la propria vita richiede fatica. Modellarla e plasmarla, poi, secondo la Parola di Dio,  ancora di più...Infatti "Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura ai fian si cibava di locuste e di miele selvatico" .(Mc.1,6) Chi si faceva battezzare da lui,  accettava - sia pure in maniera meno radicale - questa sua impostazione di vita:  austera, severa, senza compromessi con la un certa mentalità pagana. Ecco: se vo gliamo davvero convertirci, dobbiamo imparare a fare una salutare potatura  dell'albero della nostra vita, senza paure; con coraggio e senza compromessi. Senti te questa: "Una uomo entra nel Santuario di San. Michele Arcangelo, presso Cuneo.  Alla porta compra due candele: una grande e una piccola. Si avvicina alla statua del  Patrono, accende la candela grande e la offre all'arcangelo. Poi accende la candela piccola e la offre al diavolo, che è sotto il piede di S. Michele. Una signora che ha  osservato, si avvicina e le dice: "Scusi, non si può accendere una candela al diavo lo!". E lui: "Sarà, ma bisogna avere amici dappertutto!". Purtroppo noi abbiamo  paura di scegliere il Vangelo con decisione, perché abbiamo timore di perdere  qualcosa di noi stessi e forse, perché no?, anche qualche amico. Ma ogni decisione,  comunque, comporta un distacco da qualcuno o da qualcosa. Ora se convertirsi è  accogliere una perla preziosa, di grande valore, quale è l'azione di Dio stesso nella  nostra vita, allora per questo vale la pena lasciare cose e persone che valgono molto  meno; e, forse, sono anche molto meno interessate alla riuscita della nostra vita di  quanto lo sia Dio stesso.


Don Roberto Zambolin


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